14/02/2020, 08.53
SIRIA - ONU
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Idlib, Onu: oltre 800mila civili in fuga dall’offensiva contro miliziani e jihadisti

Secondo un alto funzionario delle Nazioni Unite la maggior parte sono donne e bambini. L’esodo è destinato a continuare con interi villaggi e comunità in movimento. Neve e freddo intenso complicano la situazione, bruciati copertoni e rifiuti in cerca di calore. Ma i fumi tossici finiscono per uccidere. 

Idlib (AsiaNews/Agenzie) - Oltre 800mila siriani, la maggior parte dei quali donne e bambini, hanno abbandonato le loro case e le loro terre dal primo dicembre scorso, per sfuggire all’offensiva congiunta su Idlib lanciata dal governo siriano, col sostegno dell’alleato russo. È quanto ha affermato ieri un funzionario di alto livello delle Nazioni Unite, a conferma di una situazione drammatica a livello umanitario come sottolineato nei giorni scorsi ad AsiaNews dal nunzio apostolico a Damasco, il card Mario Zenari.

Le criticità maggiori si registrano nel nord-ovest, dove i militari siriani hanno lanciato una imponente offensiva nella regione di Idlib, ultima roccaforte nelle mani dei gruppi ribelli (sostenuti dalla Turchia) e di movimenti jihadisti. Fonti locali riferiscono che l’esodo è destinato a continuare, con migliaia di persone in movimento e interi villaggi e comunità in fuga verso il confine. 

David Swanson, referente della Nazioni Unite per la crisi siriana e dell’Ufficio per gli Affari umanitari (Unocha), sottolinea che “il numero degli sfollati, la grandissima maggioranza dei quali donne e bambini, ha superato oggi quota 800mila”. Gli abitanti della zona “fuggono a migliaia a bordo di camion scoperti o a piedi”, spesso in piena notte “a dispetto delle temperature gelide”. 

Come denunciato dal card Zenari, gli esperti delle Nazioni Unite affermano che la regione è sull’orlo di una catastrofe. Da Idlib hanno cercato rifugio nella provincia di Aleppo quasi 400mila persone, gli stessi che in precedenza avevano abbandonato i campi profughi al confine turco. I profughi in fuga dormono per le strade e fra le piante, in cerca di un riparo; per cercare di arginare il freddo intenso bruciano cumuli di immondizia e copertoni, dando origine a intense colonne di fumo nero. Secondo le agenzie umanitarie è in atto il più grande spostamento di civili in nove anni di conflitto, tuttavia non vi sono ripari o strutture presso le quali possano alloggiare per sfuggire alle temperature rigide e alla neve che è caduta copiosa negli ultimi giorni nella regione. 

Case e tende sono già gremite di persone, che a causa della diffusa povertà non sono nemmeno in grado di comprare carburante e stufe. Testimoni oculari riferiscono che nell’ultima settimana sarebbero morti almeno 10 bambini; una intera famiglia è soffocata nel sonno a causa dei fumi sprigionati dai vestiti e dalle scarpe dati alle fiamme.

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