11/01/2007, 00.00
FILIPPINE
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I vescovi ammoniscono contro la minaccia delle “leggi della morte”

In una conferenza internazionale a Mandaluyong (Manila) sulla bioetica, è stata ribadita la centralità della vita umana e della famiglia. La necessità di tutelare la vita “sin dall’inizio” e fino alla sua “fine naturale”.

Manila (AsiaNews) – La comunità cattolica delle Filippine è in prima linea nell’impegno del Vaticano a favore della vita umana e della famiglia. Per la seconda volta in due anni, il Paese ha ospitato un convegno di esperti mondiali sulla spinosa questione della bioetica.

 

Ieri mons. Angel Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale delle filippine (Cbcp) che ha organizzato la Conferenza internazionale 2007 sulle bioetiche e la famiglia a Mandaluyong (Manila), ha evidenziato nella conferenza stampa che “una salda fede può aiutare nella formazione dei valori”. Già nel 2005 le Filippine hanno ospitato il Convegno internazione di bioetiche tenuto presso l’Università cattolica Santo Tomas, primo convegno in Asia organizzato dalla Pontificia accademia per la vita.

 

Questi due eventi – ha proseguito mons. Lagdameo – indicano che “riceviamo un effettivo incoraggiamento a continuare la nostra difesa” [della vita].

Al momento – ha spiegato - il Paese subisce la minaccia delle "leggi della morte", che favoriscono "eutanasia, divorzio, aborto, calo demografico e omosessualità". “Non dobbiamo farci travolgere dall’onda delle campagne [d’opinione] che ci sono state e che ci saranno in altri Paesi”.

In Europa e in alcuni Paesi asiatici la minor crescita demografica ha solo portato all’invecchiamento della popolazione. Le Filippine, invece, hanno un tasso di crescita dell’1,95%, secondo i dati della Commissione sulla popolazione.

 

Già nel convegno del 2005 Bernardo Villegas, professore di economia dell’università di Asia e del Pacifico, aveva osservato che “in Giappone sempre più persone vivono oltre 80 e 90 anni e troppo poche nascono”. “Un giorno non ci saranno abbastanza giovani per prendersi cura della popolazione anziana”. Anche la Cina va verso questa crisi, a causa della politica del figlio unico. “La Cina si avvia ad essere il primo Paese della storia che avrà una popolazione in prevalenza anziana già prima di diventare un Paese sviluppato”.

 

Il Convegno, durato due giorni, ha anche affrontato i controversi problemi della bioetica, quali l’inizio della vita, l’eutanasia e la contraccezione.

John Wilke, presidente della Federazione per il diritto internazionale alla vita, ha parlato a difesa della vita sin dall’embrione.

 

In una dichiarazione letta da mons. Lagdameo, i delegati hanno affermato che “l’embrione è una persona, con corpo e anima, dal momento del concepimento, già in possesso di tutte le potenzialità, di una propria identità, individualità e  unicità, per cui ha un’intrinseca dignità che deve essere rispettata e tutelata per l’intera vita”. “Creato a immagine di Dio, l’embrione umano possiede diritti inviolabili datigli da Dio ed è destinato alla vita eterna”.

Il documento manifesta anche preoccupazione per “l’aumento di adulterio, sesso prematrimoniale e omosessualità”, come pure per “l’abominevole crimine dell’aborto” che ormai spesso è “considerato un diritto”. “Questa perdita del rispetto e dell’attenzione per la vita umana sin dall’inizio ha portato alla perdita del rispetto e dell’attenzione per la sua fine naturale e ai mali dell’eutanasia e dell’abbandono degli anziani e degli handicappati”.

 

Mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, ha ammonito contro la “ricerca del bambino perfetto” da parte delle coppie, per il rischio che possa condurre alla “eliminazione” di bambini che dalle diagnosi prenatali risultano non perfetti. “E’ una tendenza terribile”, ha concluso.

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