06/10/2016, 11.23
YEMEN - ARABIA SAUDITA
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I sauditi tagliano finanziamenti agli alleati in Yemen

Tolti i fondi destinati all’ex presidente Hadi e alle milizie armate in lotta contro gli Houthi. Abbandonati o arrestati i membri della “Conferenza di Riyadh”. I signori della guerra sottraggono alla Banca centrale (trasferita ad Aden) i proventi della vendita di gas e petrolio. La situazione favorisce i ribelli sciiti, in vantaggio sui vari fronti di guerra. 

 

Riyadh (AsiaNews) - L’Arabia Saudita, che da anni sostiene a livello economico i conflitti in Medio oriente - vedi Siria, Bahrain, Yemen - ha deciso di ritirare i finanziamenti all’ex presidente yemenita Abd Rabu Mansur Hadi e al suo governo. Il provvedimento, brusco e inatteso, vale anche per le milizie armate pro-saudite in lotta contro i ribelli sciiti Houthi e i signori della guerra dello Yemen in esilio in Arabia Saudita. Per molti analisti ed esperti dietro questa decisione vi è la conferma della grave crisi economia che ha colpito anche Riyadh. 

L’ex presidente Hadi sarebbe dovuto rientrare ad Aden nei giorni scorsi, dopo aver partecipato ai lavori dell’Assemblea generale Onu che si è tenuta a New York a fine settembre. Tuttavia, questioni “legate alla sicurezza” - questi i termini usati dal suo entourage - gli hanno impedito di raggiungere la meta prefissata. 

Fonti autorevoli a Riyadh, dietro anonimato, riferiscono che il regno saudita sembra sempre più dell’idea di abbandonare i membri della cosiddetta “Conferenza di Riyadh”, i quali attraversano un periodo di grande difficoltà nella capitale saudita. Molti membri dell’opposizione yemenita vicina a Riyadh, fino a poco tempo fa ben visibili nelle hall dei più lussuosi alberghi della capitale, si trovano ora senza alcun sostentamento. E sono privi persino dei documenti legali che permettono di soggiornare nel regno e ai quali, un tempo, era destinato un budget chiamato “fondo di ospitalità”. 

Diversi membri dell’opposizione yemenita, accolti in terra saudita all’inizio del conflitto su disposizione della stessa famiglia reale, che intendeva così legittimare la guerra e l’intervento armato insieme agli “alleati” della coalizione araba, si trovano ora in carcere. Altri ancora sono costretti a pagare pesantissime multe in denaro, per un importo pressoché pari alle somme ricevute negli anni per l’alleanza con l’Arabia Saudita. 

Il leader politico yemenita Salah Al Sayadi, segretario generale del Partito democratico popolare, ha scritto sulla propria pagina Facebook: “Quello che i membri della Conferenza di Riyadh subiscono è una chiara umiliazione e una ingratitudine nei confronti del ruolo da essi svolto e del loro sostegno agli alleati”.

La Guerra divampata nello Yemen con il benestare di Riyadh è andata oltre le previsioni della monarchia, soprattutto dopo che le truppe yemenite che si oppongono ad Hadi - e all’intervento della coalizione - sono riusciti a spingere i combattimenti sino all’interno del territorio saudita. La guerra ha coinvolto le città di Jizan e Najran, nel sud-ovest del Paese, e ha registrato anche il bombardamento di aree oltre confine con missili a lunga gittata. Queste sono armi a disposizione delle milizie ribelli che controllano Sana’a, e con le quali sono riuscite a colpire le basi militari all’interno dell’Arabia Saudita.

Il governo guidato dall’ex presidente Hadi vive rinchiuso nel palazzi del potere ad Aden, da che è stato costretto a tornare in Yemen dietro pressioni dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti. Esso non è però riuscito a imporre la propria autorità, essendo privo di organi militati capaci di contrastare i signori della guerra, i quali hanno colmato il vuoto di potere e si sono appropriati di tutti gli introiti derivanti dai beni pubblici. Le autorità locali di Hadramot, Al Mahra e Maareb hanno respinto la richiesta di Hadi di versare quanto dovuto allo Stato nelle casse della Banca centrale, trasferita di recente – sempre su richiesta dei sauditi e degli emirati – ad Aden.

Lo sceicco Hashem Al Ahmar, della provincia di Maareb, ha giustificato il rifiuto di versare l’imposta allo Stato - due miliardi di Rial al mese - col fatto che queste somme servono a  “coprire lo sforzo bellico delle Forze favorevoli alla riforma”. Con questa giustificazione i signori della guerra nelle zone controllate dall’ex presidente filo-saudita Hadi continuano ad appropriarsi degli introiti ricavati dall’esportazione di gas e petrolio. Somme che, in realtà, dovrebbero essere versate nelle casse della Banca centrale ad Aden.

Questa situazione, unita all’interruzione dei finanziamenti sauditi, ha messo il presidente Hadi nell’impossibilità di poter assicurare gli stipendi agli impiegati statali (75 miliardi di Rial ogni mese) e a decine di migliaia di pensionati (di cui  36mila solo ad Aden). Una situazione molto delicata, nella quale egli deve far fronte sia all’ira di oltre 1,2 milioni di impiegati senza stipendio, dei pensionati e delle pressioni dei signori della guerra. Uno scenario che, unito all’abbandono dei sauditi, vede gli Houthi sempre più in vantaggio su quasi tutti i fronti di guerra. (PB)

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