30/09/2019, 12.17
MALAYSIA
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I giovani malaysiani, oltre i concetti di ‘etnia’ e ‘religione’

di Paolo Fossati

L’editorialista Anil Netto commenta la contrapposizione tra ‘Vecchia e Nuova politica’ in Malaysia. I partiti che rappresentano il passato pongono l’accento su concetti identitari. Ma è nelle disuguaglianze economiche che si nascondono le minacce all’unità del Paese.

Kuala Lumpur (AsiaNews) – Per i giovani malaysiani, “etnia” e “religione” sono aspetti sempre meno importanti per gli equilibri sociali del Paese. Lo dichiara ad AsiaNews Anil Netto (foto 2), editorialista specializzato su temi come diritti umani e giustizia socioeconomica. “Sebbene questi due aspetti continuino ad influenzare la politica nazionale – spiega Netto –, le nuove generazioni sono preoccupate da altri problemi: trovare un lavoro dopo la scuola o l’università, l’alto costo della vita, i debiti contratti per gli studi, comprare casa, l’assistenza sanitaria… Per sottrarre il Paese alle spinte islamiste, il governo dovrà saper rispondere a queste inquietudini”.

Più che i rapporti tra le diverse comunità, per l’editorialista sono soprattutto le difficoltà economiche a minacciare l’unità del Paese. “Nella vita quotidiana – dichiara Netto – fra i membri di diversi gruppi etnico-religiosi non riscontro particolari tensioni. Piuttosto, noto invece che la forbice tra la fascia più abbiente della popolazione e quella più povera (il 40% dei cittadini) si sta ampliando. In quest’ultimo gruppo di persone, la maggior parte delle quali è islamica, vi è chi cova risentimento. Nel corso degli anni, la comunità musulmana di etnia malese ha goduto di benefici e vantaggi da parte dello Stato. Non tutti però ne hanno goduto in modo uguale. A farne le spese sono soprattutto le realtà rurali, dove il malcontento è spesso terreno fertile per i giochi di potere dei politici che usano razza e religione come strumenti per le campagne elettorali”.

Tuttavia, aggiunge l’editorialista, l’attuale situazione “è dovuta in gran parte alle dinamiche verificatesi dopo le ultime elezioni generali”. Al voto del maggio 2018 si erano presentate tre coalizioni principali: il Barisan Nasional (Bn) dell’allora primo ministro Najib Razak; il Pakatan Harapan (Ph) dell’attuale premier, il 94enne Mahathir Mohamad; ed il Gagasan Sejahtera (Gs), in cui erano confluite le formazioni islamiste conservatrici. A sorpresa, Mahathir è riuscito a sconfiggere i rivali. Il risultato delle votazioni ha scosso soprattutto i partiti che guidavano le coalizioni perdenti: il Pertubuhan Kebangsaan Melayu Bersatu (l’Organizzazione nazionale dei malesi uniti, Umno) ed il Parti Islam Se-Malaysia (il Partito islamico pan-malaysiano, Pas). Contro il nuovo governo, le due formazioni sono subito ricorse alla carta razziale e di recente hanno stipulato un’alleanza.

“Come si può intuire dai nomi, questi sono i gruppi parlamentari che più pongono l’accento su tematiche molto sentite nel Paese. Questi partiti rappresentano il passato ed animano quella che in Malaysia chiamiamo ‘contrapposizione tra Vecchia e Nuova politica’. La prima si basa su concetti identitari, come etnia e religione. La seconda invece sulla partecipazione dei diversi gruppi al futuro del Paese”, commenta Netto. Molti malaysiani, sostiene l’editorialista, non si rendono tuttavia conto del pericolo costituito dalla crescente influenza dei gruppi che promuovono una visione più conservatrice dell’islam. “Questa minaccia – afferma – non è sottolineata abbastanza. Stiamo assistendo a manovre che colpiscono anzitutto le cosiddette ‘voci liberali’. Il governo attuale fatica a contrastare queste dinamiche. In parte perché può contare sul sostegno del solo 30% degli elettori musulmani. L’opposizione si spartisce invece il 70%”.

“Quello che sta accadendo è in parte un fenomeno globale, scandito dallo sfruttamento di razza e religione per demonizzare il diverso. Rispetto ad altri Stati però, in Malaysia vi è anche una burocrazia religiosa che gode di notevoli finanziamenti e a volte opera secondo una propria agenda”, spiega Anil Netto. “A mio avviso – conclude –, la contrapposizione tra politiche del passato e del futuro continuerà anche nei prossimi anni. Spetterà ai comuni cittadini difendere quanto hanno raggiunto finora, anzitutto in termini di progresso e cambiamento, e resistere ai tentativi di ritorno che le formazioni conservatrici di sicuro metteranno in atto”.

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