I 60 anni della Chiesa cinese ‘indipendente’. Alla festa, presenti 48 vescovi (Foto-Video)
Seminari di studio e celebrazioni per ricordare le prime ordinazioni episcopali senza mandato papale. Esse sono all’origine della divisione della Chiesa cinese. Wang Zuoan, vicecapo del Fronte Unito: i principi di indipendenza e auto-organizzazione non verranno eliminato “in nessun momento e in nessuna circostanza”. Mons. Ma Yinglin: Più di metà delle 98 diocesi cinesi non hanno vescovo e altre hanno vescovi già molto anziani. Occorrono vescovi "politicamente affidabili".
Nanjing (AsiaNews) – Sorrisi, foto ricordo, celebrazioni, seminario di studio: è la serie di eventi che ieri hanno caratterizzato la cerimonia a ricordo dei 60 anni dalla prima ordinazione episcopale avvenuta in Cina senza mandato papale e che ha dato l’inizio alla Chiesa “indipendente nella scelta; indipendente nella ordinazione”. L’appuntamento era stato programmato mesi fa.
A Nanjing si sono raccolti 48 vescovi, più di 100 sacerdoti e oltre 200 suore. In un’atmosfera apparentemente gioiosa e sollevata, si è ricordato uno degli episodi più dolorosi e drammatici della storia della Chiesa in Cina.
Un po’ di storia
La prima ordinazione episcopale – avvenuta il 13 aprile 1958 – è quella di p. Bernardino Dong Guangqing (1917-2007) ha aperto la serie di ordinazioni episcopali senza mandato pontificio, che ha portato alla divisione della Chiesa in Cina, fra Chiesa “patriottica” e Chiesa “sotterranea”. L’accadere della Rivoluzione culturale (1966-1976) ha portato entrambi i rami della Chiesa a subire la stessa persecuzione e vescovi “patriottici” e “sotterranei” si sono ritrovati fianco a fianco nella prigionia e nei campi di lavoro forzato. La divisione si è riproposta con Deng Xiaoping, che ha risuscitato le Associazioni patriottiche, riproponendo il dilemma di scegliere fra una Chiesa “indipendente” (dalla Santa Sede) e una Chiesa “fedele”. A poco a poco, però, l’opera misericordiosa dei papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, insieme al desiderio di comunione di molti vescovi ufficiali, ha portato alla quasi totale comunione con tutti i vescovi. Ma nel 2000, 2006 e 2010-2011, l’Associazione patriottica ha generato nuovi vescovi “indipendenti”, ritornati all’unità col papa solo dopo la cancellazione della scomunica offerta da papa Francesco lo scorso settembre.
Chiesa “indipendente” per sempre
L’accordo sino-vaticano, che in teoria consacra il papa come capo della Chiesa cinese, perché avrà “l’ultima parola sulle nomine episcopali”, sembra non intaccare la rivendicazione governativa di volere una “Chiesa indipendente”. Ieri, Wang Zuoan, Vicecapo del Fronte unito e già direttore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi, ha ancora una volta sottolineato che i principi di indipendenza e auto-organizzazione non verranno eliminato “in nessun momento e in nessuna circostanza”.
In passato Wang Zuoan ha minacciato una serie di ordinazioni episcopali illecite, che non sono avvenute, almeno finora.
Al raduno di Nanjing, è stato mons. Ma Yinglin, uno dei sette vescovi riconciliati da papa Francesco, a far emergere il problema. Mons. Ma, presidente del Consiglio dei vescovi cinesi (non riconosciuto dalla Santa Sede perché vi mancano i vescovi sotterranei) ha detto che su 98 diocesi nel Paese, quasi la metà sono senza vescovo e diverse altre hanno pastori molto anziani che hanno bisogno di successori.
“La Chiesa Cattolica in Cina – ha detto, citato oggi dal Global Times – ha bisogno di selezionare vescovi che sono politicamente affidabili, con una buona etica e conoscenza religiosa”.
Nessuno pare aver criticato o corretto la nozione di “Chiesa indipendente”. Secondo il Global Times, che cita una personalità che ha voluto l’anonimato, “I temi religiosi non sono più un ostacolo per le due parti [Cina e Vaticano] per approntare lo stabilirsi delle relazioni diplomatiche”.