Hue, la polizia torna all’attacco del monastero di Thien An
Il luogo di culto cattolico è oggetto di espropri da parte della autorità comuniste. Il 26 giugno scorso la polizia ha interrotto i monaci mentre costruivano una strada. Il giorno seguente l’abate ha inviato una petizione di protesta alle autorità locali e internazionali: “Possiamo perdere la causa solo se Hanoi non rispetterà la legge”.
Hanoi (AsiaNews) – Le autorità vietnamite sono tornate all’attacco del monastero cattolico di Thien An (provincia di Hue, nel centro del Paese), da anni oggetto di di espropri di terre. Il 26 giugno scorso alcuni poliziotti hanno fatto irruzione nel terreno appartenente al monastero e hanno interrotto i religiosi mentre costruivano una strada che conduce dal luogo di culto al giardino. Il giorno seguente l’abate Nguyen Van Duc ha scritto una petizione di protesta indirizzata alla Commissione provinciale del popolo, all’arcidiocesi di Hue, alla Commissione europea in Vietnam e all’ambasciata statunitense ad Hanoi. Il religioso ha denunciato l’occupazione illegale di terra e l’atteggiamento irrispettoso tenuto dagli agenti comunisti.
Il monastero subisce le angherie del governo dal 1998, quando il vice primo ministro Nguyen Cong Tan firmò l’ordine di esproprio dei terreni adiacenti al monastero. Un sacerdote, anonimo per motivi di sicurezza e citato da Radio Free Asia, afferma che il governo ha compiuto un’azione illegale firmando due documenti: uno per la presa dei terreni, il secondo per la cacciata delle persone che lo occupano. “Noi saremo vincitori in questa disputa secondo la legge – dice – ma perderemo se essi ignoreranno la legge”.
Il monastero di Thiên An è stato fondato il 10 giugno 1940 da missionari francesi. La struttura è visitata dai fedeli e ospita sacerdoti, suore, religiosi e seminaristi che svolgono attività pastorale (al servizio di cattolici e fedeli di altre religioni), in tre diverse chiese della città. L’arcidiocesi di Hue, che comprende due province, conta circa 70mila fedeli e 78 parrocchie.
La fonte anonima cita un episodio accaduto a gennaio 2015, quando i monaci hanno iniziato a costruire una struttura in onore della Vergine Maria. A quel punto il governo ha deciso di occupare 100 acri di terreno per costruirci un parco divertimenti. Le autorità locali assoldarono gangster e scagnozzi per impaurire i cattolici e convincerli ad abbandonare l’area.
“Dicevano che avevamo costruito una croce nel loro territorio – afferma il sacerdote – e così l’hanno buttata giù mentre noi eravamo in ginocchio a pregare”. Dopo aver fatto ciò la polizia ha piantato un palo nel terreno, per avvisare che era stato sequestrato.
Il 26 giugno scorso, dopo aver bloccato la costruzione della strada, le autorità si sono presentate al monastero accompagnate da un gruppo di donne, dicendo di voler incontrare i sacerdoti. La fonte afferma: “Abbiamo chiesto a quelle donne di uscire perché non avevano nulla a che fare con il nostro colloquio con il governo. Le usano solo per umiliarci”.
Oggi in Vietnam, a fronte di una popolazione di circa 87 milioni di persone, i buddisti sono il 48%; i cattolici poco più del 7%, seguiti dai sincretisti al 5,6%; infine, vi è un 20% circa che si dichiara ateo. Pur essendo una minoranza (sebbene significativa), la comunità cristiana è attiva nei settori dell'educazione, sanità e sociale.
Nel Paese la libertà religiosa è in costante diminuzione e si moltiplicano gli episodi di violenze, minacce ed espropri di terre ai danni delle comunità religiose. Da settimane le suore di St. Paul di Hanoi sorvegliano il loro terreno per impedirne la confisca.