Hong Kong, più di 200mila persone in piazza per democrazia e suffragio universale
Hong Kong (AsiaNews) - Quasi 200mila persone (secondo dati ancora parziali) hanno preso parte oggi alla grande marcia per la libertà e la democrazia di Hong Kong, urlando slogan a favore del suffragio universale e chiedendo le dimissioni del capo dell'esecutivo CY Leung, accusato di "troppa vicinanza" al governo della Cina continentale. Secondo la polizia, che ha schierato 4mila agenti in tenuta anti-sommossa lungo tutto il tragitto della marcia, i partecipanti sono 92mila; gli organizzatori hanno parlato di 500mila persone.
La marcia del primo luglio parte dal Victoria Park per arrivare all'Ufficio del governo cinese di Hong Kong a Central. Iniziata nel 1997, come contrappunto al ritorno del Territorio alla Cina, è oggi un evento annuale in cui si esprime il malcontento locale sulle questioni sociali e politiche. Nel 2003 più di 500mila persone si sono unite alla marcia per fermare una legge sulla sicurezza (Art. 23) e chiedere le dimissioni di alcuni alti dirigenti pubblici. Con gli anni la partecipazione si è affievolita ma non è mai scesa sotto i 150mila partecipanti. Il governo centrale di Pechino teme questo appuntamento perché esso - a differenza della marcia che commemora la strage di Tiananmen - porta avanti le richieste democratiche del Territorio per il futuro.
A organizzare la marcia è il Fronte per i diritti umani e civili, una coalizione di gruppi di cui fanno parte anche organizzazioni cattoliche, che chiedono il suffragio universale per l'elezione del capo dell'esecutivo e dei deputati del Territorio; la fine dell'egemonia delle corporazioni commerciali, che ha causato un aumento crescente della disparità fra ricchi e poveri e una maggiore indipendenza dalle politiche imposte dalla Cina continentale.
La marcia di quest'anno arriva due giorni dopo la chiusura dei seggi non ufficiali con cui la popolazione di Hong Kong è stata invitata a esprimersi sul suffragio universale. Quasi 800mila persone hanno votato la consultazione che - secondo gli stessi organizzatori - ha solo valore dimostrativo, per conoscere il pensiero della popolazione. Il referendum si doveva tenere solo per due giorni (20-22 giugno), ma un attacco di hacker al server di Occupy Central - definito dalle stesse autorità "il più sofisticato e potente mai avvenuto sul territorio" - ha reso necessario prolungare il voto fino al 29. Il card. Joseph Zen, vescovo emerito, ha concluso lo scorso 20 giugno una marcia di 84 km in decine di distretti di Hong Kong per spingere i cittadini a partecipare al referendum. Anche il card. John Tong, il vescovo attuale della diocesi, sostiene il diritto della popolazione ad esprimersi sulla democrazia.
Tutti i gruppi che si sono fatti avanti hanno sposato il suffragio universale per l'elezione del capo dell'esecutivo, un'idea che Pechino definisce "inconsistente" e "contraria alla Basic Law", la piccola Costituzione di Hong Kong eredità dei britannici. La proposta più votata è stata quella presentata dall'Alleanza per la Vera democrazia, che propone un "binario a tre corsie" per i candidati al Consiglio: questi potranno essere presentati dall'elettorato attivo, dalle Commissioni e dai Partiti politici.
Parlando all'enorme folla riunita al Victoria Park, gli organizzatori hanno sfidato il governo a "ignorare anche questo grido per la democrazia" e hanno ventilato l'ipotesi di "nuovi raduni, ancora più imponenti" se il governo di Hong Kong e quello cinese non permetteranno l'introduzione del suffragio universale entro i termini previsti.
Da parte sua, il capo dell'esecutivo ha cercato di difendersi dalle accuse. Parlando a una cerimonia che si è tenuta in mattinata - sempre per ricordare il ritorno di Hong Kong alla madrepatria - CY Leung ha dichiarato: "Solo mantenendo una vera stabilità potremo sostenere la nostra prosperità economica. E solo grazie alla prosperità economica potremo salvaguardare lo stile di vita dei nostri cittadini".