Hong Kong, Carrie Lam ‘affossa’ la legge sull’estradizione. Gli oppositori non si fidano
Secondo la leader, l’operato del proprio governo è stato un “totale fallimento”. Ma il disegno di legge “può essere ripresentato al Consiglio legislativo entro tre mesi”. I manifestanti chiedono il suo ritiro definitivo. Joshua Wong, leader delle proteste: "La Lam usa giochi di parole per mentire alla gente di Hong Kong”.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Carrie Lam Cheng Yuet-ngor, a capo del Consiglio legislativo (LegCo) di Hong Kong, afferma che il controverso disegno di legge sull’estradizione “è morto”. In una conferenza stampa, questa mattina la Lam ha affermato che l’operato del governo sul provvedimento è stato un “totale fallimento”. Analisti e oppositori sottolineano tuttavia che la leader non ha ritirato in via definitiva la bozza di legge, come chiesto dai manifestanti che nelle ultime settimane hanno preso parte a diverse proteste di massa e disordini. Lo scorso 15 giugno, l’amministrazione aveva sospeso la proposta a tempo indeterminato.
Carrie Lam ha parlato ai cronisti prima di un incontro con i membri Consiglio esecutivo (ExCo). “Vi sono ancora dubbi – ha riconosciuto – sulla sincerità del governo o preoccupazioni sul fatto che l’esecutivo possa riavviare il procedimento presso il Consiglio legislativo. Quindi lo ripeto qui, non esiste un piano del genere. La bozza di legge è morta”. In precedenza, la Lam aveva dichiarato che il provvedimento “sarebbe morto” nel 2020, quando terminerà l'attuale legislatura. Il capo del LegCo ha sottolineato tuttavia che posizione assunta oggi non è molto diversa da quanto annunciato a giugno, aggiungendo: “In un certo senso, anche se [il disegno di legge] viene ritirato oggi, può essere ripresentato al Consiglio legislativo entro tre mesi”.
Poco dopo la conferenza stampa, una delle figure di spicco del movimento di protesta, l'attivista studentesco Joshua Wong, ha ribadito la richiesta che il disegno di legge sia “formalmente ritirato” e accusato la Lam di usare giochi di parole per “mentire alla gente di Hong Kong”. Sotto la Fugitive Offenders and Mutual Legal Assistance Legislative (Amendment) Bill 2019 (“il disegno di legge sull’estradizione”), i cittadini del Territorio e gli stranieri che vi soggiornano o transitano potrebbero essere estradati in qualsiasi altra giurisdizione del mondo; sono compresi i Paesi che non hanno ancora firmato o attuato il Patto internazionale sui diritti civili e politici (Iccpr), su tutti la Cina. I critici sostengono che la legge comprometterebbe l'indipendenza giudiziaria di Hong Kong e potrebbe essere usata per colpire quanti si oppongono al governo di Pechino.
Nelle ultime settimane, la campagna popolare contro la proposta di legge tiene in scacco l'ex colonia britannica. Dopo le dimostrazioni del 9 e del 16 giugno, molti gruppi hanno giurato di voler continuare proteste e sit-in, domandando con insistenza le dimissioni del capo dell'esecutivo, Carrie Lam. Da molte parti (diocesi, personalità politiche, ecc) vi è stata la richiesta al governo di ascoltare la frustrazione della popolazione di Hong Kong.
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