Hanoi: leader buddista fermato e rinchiuso ai domiciliari
Hanoi (AsiaNews) - Le autorità vietnamite hanno fermato e posto agli arresti domiciliari un membro affiliato all'ala giovanile della Chiesa unificata buddista del Vietnam (Ubcv), dopo averlo interrogato per oltre 13 ore. Le Cong Cau, attivista pro diritti umani originario della regione costiera di Thua Thien-Hue, capo del Buddhist Youth Movement (Bym-Ubcv) e già in passato finito in carcere per la sua attività, è stato prelevato il giorno di Capodanno, mentre si trovava all'aeroporto di Phu Bai (vicino Hue), in attesa di imbarcarsi su un volo per Ho Chi Minh City. Egli avrebbe dovuto incontrare il leader Ubcv e attivista di lungo corso Thich Quang Do, anch'egli finito nel mirino delle autorità in passato. Si tratta dell'ultimo di una lunga lista di casi di violenze e abusi contro leader religiosi nel Paese asiatico, che ha riguardato anche la minoranza cristiana vittima di attacchi mirati e campagne diffamatorie da parte del governo centrale e di funzionari locali.
Membri della sicurezza vietnamita hanno prelevato Le Cong Cau, sequestrandogli il computer e alcuni documenti appartenenti alla Chiesa buddista unificata del Vietnam, considerata illegale dal regime comunista di Hanoi. La polizia lo ha condotto in caserma, interrogato per diverse ore e poi sottoposto agli arresti domiciliari con l'accusa di aver violato "numerose" leggi. "Mi hanno detto - ha raccontato l'attivista al sito Radio Free Asia (Rfa) - che non mi è permesso di lasciare case e non posso incontrare nessuno".
All'esterno dell'abitazione le autorità hanno dislocato almeno 20 agenti, alcuni dei quali in borghese. Egli deve rispondere di accuse gravi quali "propaganda anti-governativa" e "aver messo a repentaglio l'unità nazionale", reati che prevedono dai 15 ai 20 anni di prigione. In realtà, la sua colpa è quella di aver intrattenuto rapporti con un leader religioso buddista anziano e carismatico, a capo di un movimento che il governo di Hanoi ha bollato a più riprese come "fuorilegge". Diverso, invece, l'atteggiamento delle autorità verso il Bym, che gode di uno status semi-ufficiale ed è "tollerato" per le opere compiute nel campo del sociale, dell'istruzione e della sanità.
Dall'inizio del 2012 il governo ha incriminato e condannato a lunghe pene detentive almeno 65 attivisti, oltre ad aver fermato e represso con la forza l'attività di pacifici blogger, intellettuali e leader religiosi. Vo Van Ai, vice presidente del Comitato vietnamita per i diritti umani (Vchr), sottolinea che "l'arresto di Le Cong Cau per aver solo cercato di incontrare un anziano monaco è una gravissima violazione alla libertà religiosa".
La Chiesa unificata buddista del Vietnam (Cubv), non riconosciuta dal governo, è stata la principale organizzazione buddista nel Vietnam meridionale e centrale fino al 1975, quando il governo ha assunto la diretta amministrazione di tutte le sue proprietà e istituzioni. Nel 1981, in seguito al suo rifiuto di sottomettersi al Partito comunista, il governo l'ha sciolta e sostituita con la Chiesa buddista vietnamita, di fatto controllata dallo Stato, ma la Cubv non ne ha mai riconosciuto l'autorità e non ha smesso la sua attività religiosa. Dagli anni '90 molti monaci sono stati arrestati, mentre il "Supremo Patriarca" Thich Huyen Quang - morto nel luglio 2008 - è stato spesso minacciato per la sua opposizione al governo e ha trascorso lunghi periodi agli arresti domiciliari nella sua pagoda.