28/10/2014, 00.00
VIETNAM - CINA
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Hanoi e Pechino in cerca di una soluzione comune per risolvere le dispute nei mari

I due governi comunisti concordano nella ricerca di un meccanismo per la definizione dei confini; vicina un’intesa per “affrontare in maniera appropriata” la questione. Pace, stabilità e sviluppo gli obiettivi comuni. Ma non mancano le critiche. Funzionario vietnamita: Pechino non rinuncerà mai alle ambizioni marittime.

Hanoi (AsiaNews/agenzie) - Hanoi e Pechino concordano nell'uso di un meccanismo di definizione dei confini, per mettere fine alle controversie territoriali nel mar Cinese meridionale, con l'obiettivo di salvaguardare le relazioni bilaterali. Da qualche tempo i governi dei due Paesi, comunisti e storici alleati, sono impegnati a ricostruire gli antichi legami, minati nel maggio scorso dalla decisione della Cina di installare una piattaforma petrolifera in un'area contesa. La posa dell'impianto, smantellato poi in estate al termine del programma, ha scatenato la reazione dei nazionalisti vietnamiti, con attacchi a fabbriche e aziende straniere che hanno causato morti e feriti. Al termine dell'incontro ad Hanoi fra Yang Jiechi, alto funzionario cinese, e il ministro vietnamita degli Esteri Pham Binh Minh, i due governi avrebbe raggiunto un'intesa per "affrontare in maniera appropriata la questione marittima". 

Il progressivo riavvicinamento fra Hanoi e Pechino, dopo la frattura consumata a giugno durante la prima visita di Yang Jiechi nella capitale vietnamita, è iniziato a fine agosto. Preoccupata per la possibile alleanza di Hanoi con Filippine, Giappone e persino Stati Uniti, la Cina ha capito l'importanza di ricucire i rapporti con il vicino, in un'area al centro di interessi contrastanti. 

L'obiettivo è raggiungere, attraverso un "meccanismo di negoziato dei confini", una soluzione "di lungo periodo che entrambi i fronti possano accettare", secondo quanto riferisce il ministero cinese degli Esteri. A questo si affianca il proposito di mettere un freno alle dispute marittime, evitando atti o gesti che "possano complicare o aumentare il disaccordo". 

I commerci bilaterali fra Cina e Vietnam ammontano a circa 50 miliardi di dollari all'anno. 

Analisti ed esperti di politica internazionale spiegano che la "questione cinese" e i rapporti con Pechino sono stati uno dei temi caldi delle ultime riunioni del Partito comunista vietnamita e, all'interno, sarebbero emersi pareri contrastanti. Del resto "pace, stabilità e sviluppo" sono obiettivi cari a entrambi i governi. 

Tuttavia, non mancano voci critiche in particolare fra veterani della diplomazia di Hanoi. "La Cina vuole solo mostrare al mondo che intende allentare le tensioni nelle relazioni bilaterali" sottolinea Duong Danh Dy, ex funzionario del Consolato vietnamita nel Guangzhou. "Ma il mondo non deve farsi ingannare - aggiunge - circa le reali intenzioni della Cina", perché Pechino "non metterà mai da parte" le proprie ambizioni dei mari. 

Da tempo Vietnam e Filippine - che hanno promosso una vertenza internazionale al tribunale Onu - manifestano crescente preoccupazione per "l'imperialismo" di Pechino nei mari meridionale e orientale. Il governo cinese rivendica una fetta consistente di oceano, che comprende la sovranità delle Spratly e delle isole Paracel, isole contese da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia (quasi l'85% dei territori). A sostenere le rivendicazioni dei Paesi del Sud-est asiatico vi sono gli Stati Uniti, che a più riprese hanno giudicato "illegale" e "irrazionale" la cosiddetta "lingua di bue", usata da Pechino per marcare il territorio. Di recente anche i vescovi vietnamiti hanno esortato la Cina a "convertirsi alla Vergine di Fatima", per la pace "in Asia e nel mondo".

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