Gran muftì saudita: "I kamikaze in nome dell'islam sono criminali che andranno all'inferno"
Riyadh (AsiaNews/ Agenzie) - Il gran muftì dell'Arabia Saudita Sheikh Abdul Aziz bin Abdullah al-Sheikh si schiera contro i kamikaze definendoli "criminali che andranno all'inferno". Parlando ad una conferenza a Riyadh, il leader religioso wahhabita è ritornato sull'argomento degli attentati suicidi che hanno avuto come protagonisti decine di sauditi. "Farsi saltare in aria in nome dell'islam è un grande crimine - ha dichiarato al-Sheikh - gli attentatori sono criminali che buttato via la loro mente, rovinando se stessi e la società. Essi pagheranno per le loro azioni".
Negli ultimi mesi le autorità saudite hanno dato un giro di vite contro i terroristi di al-Qaeda nella penisola araba (AQAP), movimento che riunisce fondamentalisti dell'Arabia Saudita e dello Yemen. L'ultimo caso riguarda l'attacco dello scorso 5 dicembre contro una sede del ministero della Difesa yemenita costato la vita a 56 persone. Tutti gli attentatori avevano passaporto saudita. Nei giorni scorsi un tribunale di Riyadh ha condannato a 16 anni un terrorista di al-Qaeda di nazionalità saudita per aver pianificato un attentato per uccidere lo stesso gran muftì e altri leader religiosi.
Già nel 2010 al-Shaikh aveva denunciato il terrorismo come non-islamico, condannando l'uccisione di civili, affermando che tali attacchi "non hanno nulla a che fare con la religione musulmana".
Da anni le autorità saudite tentano di smarcarsi dall'estremismo religioso armato, spesso ispirato dall'ideologia dell'islam wahhabita che ha plasmato tutte le istituzioni e la vita sociale del Paese a partire dai primi del'900. Nell'attacco alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001 ben 15 dei 19 attentatori erano di nazionalità saudita.