04/06/2008, 00.00
INDIA - TIBET - CINA
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Gli esuli tibetani ricordano il massacro di piazza Tiananmen

di Nirmala Carvalho
A Dharamsala una veglia e la proiezione di un documentario sul movimento cinese pro-democrazia. Le analogie con la recente repressione in Tibet. Attivista pro-Tibet: solidarietà con il movimento Madri di Tiananmen, che da 19 anni chiede giustizia.

New Delhi (AsiaNews) – I tibetani in esilio in India commemorano questa sera il 19mo anniversario del massacro di piazza Tiananmen e ricordano le analogie con la recente repressione cinese in Tibet: pacifiche dimostrazioni pro-diritti umani represse con violenza dall’esercito, seguite dalla negazione da parte di Pechino di aver compiuto azioni inique.

Nel principale tempio buddista di Dharamsala, il Tsuglhakhang, davanti alla residenza del Dalai Lama, ci saranno una veglia a lume di candela e la proiezione del documentario “La porta della pace celeste”, dedicato al movimento delle Madri di Tiananmen, che in tre ore ripercorre la nascita e le vicende del movimento pro-democrazia fino al massacro del 4 giugno. Saranno anche raccolte e inviate lettere personali di solidarietà alle Madri di Tiananmen.

Il movimento delle Madri è stato creato nell’agosto 1989 da Ding Zilin, il cui figlio di 17 anni è stato colpito ferito e lasciato a morire dissanguato nella piazza, insieme alle madri di altre vittime. Raccoglie circa 150 famiglie che chiedono al governo di fare pubblica ammenda per il massacro dei loro figli. Finora Pechino ha risposto mettendo Ding e altri partecipanti sotto sorveglianza, in carcere o agli arresti domiciliari.

Lo scorso 28 febbraio le Madri di Tiananmen hanno mandato al governo una Lettera aperta chiedendo di nuovo pubbliche scuse, ricordando che per le Olimpiadi di agosto 2008 “gli atleti di tutto il mondo calpesteranno questo pezzo di suolo macchiato dal sangue” e chiedendo “come può il governo presentarsi davanti all’intero mondo” come se ciò non fosse stato.

Il 28 maggio il gruppo aveva lanciato un sito web, in cinese e inglese, chiedendo di nuovo giustizia per le vittime. Ma entro poche ore il sito è stato bloccato dalle autorità.

Tensin Migmar degli Studenti per un Tibet libero dice ad AsiaNews che “dopo 19 anni le dimostrazioni pro-democrazia di piazza Tiananmen sono ancora descritte dalle autorità come ‘contro-rivoluzionarie’. Le autorità debbono smettere di minacciare e imprigionare chi difende la memoria degli studenti di Tiananmen e liberare subito tutti i prigionieri di coscienza. Debbono rendere giustizia alle vittime del massacro del 4 giugno 1989 e riconoscere il movimento delle Madri di Tiananmen”.

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