14/12/2007, 00.00
CINA - STATI UNITI
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Gli Usa accusano l’agenzia stampa Xinhua di “concorrenza sleale”

L’agenzia statale autorizza, a pagamento, i media esteri a operare e ne controlla l’attività. Può censurare notizie, ordinare rettifiche, revocare l’autorizzazione. Oltre, all’ingiusto vantaggio di mercato così acquisito, è un modo per controllare i media che invaderanno il Paese per le Olimpiadi.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Gli Stati Uniti accusano Xinhua di concorrenza sleale favorita dallo Stato per mantenere una posizione egemone, a dispetto delle affermazioni cinesi di volere un’economia aperta. Ieri Susan Schwab, delegata Usa al Commercio, al termine degli incontri per il Dialogo economico strategico tra i 2 Paesi ha osservato che l’agenzia statale si fa pagare dalle agenzie estere licenze annuali per consentire loro di distribuire notizie in Cina, svolge  su di loro un’opera di controllo e censura, ma compete con loro nella vendita di informazioni, così da essere al contempo “controllore e competitore”.

Da tempo gli Stati Uniti accusano la Cina di favorire compagnie nazionali, spesso sotto controllo pubblico, rispetto ai competitori esteri. Di recente questo “protezionismo” appare aggravarsi, anziché diminuire: nel settembre 2006 Xinhua ha pubblicato nuove regole che le attribuiscono il potere esclusivo di controllare e regolare le attività dei media esteri, con il divieto di procacciarsi in via diretta abbonati in Cina. Le agenzie di stampa possono ora vendere notizie solo tramite agenti designati da Xinhua. La stessa ha il compito di controllare le informazioni diffuse da media esteri e censurare qualsiasi “materiale” che possa, tra l’altro, compromettere la stabilità sociale, porre in pericolo la sicurezza nazionale o disturbare l’ordine pubblico economico. Può ordinare rettifiche, sospensioni e cancellazioni di notizie a media e agenzie, e persino revocare loro l’autorizzazione ad operare.

Xinhua, fondata nel 1931 dal Partito comunista, definita nel 2005 da Reporter senza frontiere “la più grande agenzia di propaganda del mondo”, ha spiegato in una dichiarazione che ha formulato queste regole “nel rispetto della legge, delle norme amministrative e delle indicazioni del Consiglio di Stato” e che vuole così “promuovere la diffusione di notizie e informazioni che siano fondate e in modo ordinato”.

La Schwab ha spiegato che “da quando la Cina è entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio nel 2001 ci sono state riforme significative”, ma “di recente abbiamo visto diverse ricadute nel vizio” di favorire le ditte nazionali. La questione è stata affrontata nell’incontro Usa-Cina, ma “non ci sono stati progressi”. Le nuove norme sono considerate anche un modo per controllare l’attività dei molti giornalisti stranieri attesi per le Olimpiadi di Pechino 2008 ed evitare notizie non gradite dal governo.

 

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