07/05/2021, 14.44
ISRAELE - PALESTINA
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Gerusalemme est, almeno 15 arresti negli scontri fra israeliani e palestinesi

Per la seconda notte di fila si sono ripetute violenze nel sobborgo di Sheikh Jarrah. All’origine della controversia uno scontro sulla proprietà di terreni fra coloni ebraici e palestinesi. Il 10 maggio in programma l’udienza in tribunale che dovrebbe sancire il possesso. Per l’Onu situazione “molto preoccupante”. 

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) - Sono almeno 15 i palestinesi arrestati in seguito agli scontro avvenuti la notte scorsa con la polizia israeliana a Gerusalemme est, innescati dalla minaccia di esproprio ai danni di almeno quattro famiglie palestinesi. Per la seconda notte di fila si sono ripetute le violenze nel sobborgo di Sheikh Jarrah, alimentate da una disputa sui terreni in atto da diversi anni fra rifugiati palestinesi e coloni ebraici in un distretto dall’importanza strategica, situato nei pressi della città vecchia. 

Le violenze di questi giorni si inseriscono in un quadro di forte tensione politica e sociale dell’area, a partire dagli scontri occorsi durante il Ramadan, il mese sacro di digiuno e preghiera, e che hanno portato alla morte di giovani di entrambi i fronti. A questo si aggiunge l’instabilità politica di Israele, con il leader dell’opposizione alla ricerca di una maggioranza parlamentare per formare un governo (e archiviare l’era Netanyahu) e lo slittamento delle elezioni in Palestina. 

L’allerta delle autorità è massima in previsione della festa la prossima settimana di Eid-al-Fitr, che segna la fine del Ramadan e richiama decine di migliaia di palestinese alla Spianata delle Moschee. 

Secondo quanto riferisce la polizia israeliana, alcuni manifestanti palestinesi avrebbero incendiato una macchina e lanciato pietre contro una casa occupata da coloni ebraici. Vi sono stati anche pesanti scontri verbali e insulti con il parlamentare israeliano di estrema destra Itamar Ben-Gvir, in visita nella zona per portare solidarietà ai coloni ebraici. 

La controversia ruota attorno a una causa legale che si trascina da tempo attorno alle quattro case di famiglie palestinesi, che sorgono su un terreno rivendicato dagli ebrei. La Corte Suprema di Israele aveva invitato le parti a cercare un compromesso, invano. Da qui la decisione di discutere in aula della vicenda, per dirimerla mediante sentenza di tribunale. L’udienza è in programma il prossimo 10 maggio e rischia di innescare ulteriori violenze. Per i palestinesi di Sheikh Jarrah, l’esproprio dei terreni rappresenta un passo ulteriore nell’obiettivo decennale dei coloni ebraici di cacciare gli arabi da Gerusalemme est.

I giudici dovranno stabilire se i palestinesi hanno diritto di appello rispetto alla decisione del tribunale distrettuale che aveva dato ragione alla controparte. In caso di appello la vicenda rischia di trascinarsi per anni. Il 77enne Nabeel al-Kurd, uno di quelli che rischiano lo sfratto, rivendica il possesso della zona: “Questa terra - afferma - è terra palestinese ... e noi, gli abitanti del quartiere, non possiamo accettare che diventi loro. Questa terra è nostra”. 

Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per la violenza e per l’uso da parte della polizia, in tenuta antisommossa, di cannoni ad acqua che spruzzano liquidi maleodoranti. L’inviato Onu per il Medio oriente Tor Wennesland ha sottolineato che gli sviluppi “relativi allo sgombero delle famiglie di rifugiati palestinesi a Sheikh Jarrah e in altri quartieri di Gerusalemme est occupata” sono “molto preoccupanti”. “Esorto Israele - conclude il diplomatico - a cessare le demolizioni e gli sfratti, in linea con i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale”. 

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