02/03/2021, 11.59
TERRA SANTA
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Gerusalemme, p. Shomali: il ‘virus dell’odio’ dietro gli attacchi alle chiese

Ieri un gruppo di assalitori ha incendiato il monastero della Chiesa ortodossa rumena. Il pronto intervento di un sacerdote ha evitato gravi danni. È il quarto assalto in un mese, ripresi dalle telecamere i volti ma la polizia non interviene. Cancelliere del Patriarcato: Misure di sicurezza per tutelare la comunità cristiana, fermare la spirale di violenza.

Gerusalemme (AsiaNews) - “Pur non avendo causato feriti o gravi danni, questa è la quarta volta nell’ultimi periodo che viene sferrato un simile attacco e l’obiettivo è sempre la stessa chiesa. Il problema è che, finora, nessuno anche fra le autorità ha fatto nulla per fermarli”. È quanto denuncia ad AsiaNews p. Ibrahim Shomali, cancelliere del Patriarcato latino di Gerusalemme, commentando l’incendio, domato da un sacerdote in pochi minuti prima che potesse causare gravi danni, ad una chiesa ortodossa rumena a Gerusalemme. “Secondo alcune informazioni - prosegue p. Shomali - è emerso che le telecamere di sorveglianza hanno a più riprese inquadrato i volti degli assalitori e le loro facce sono note”. Tuttavia, le forze dell’ordine e i responsabili “non hanno fatto nulla per fermarli. Chiediamo alla polizia di prendere tutte le misure di sicurezza per tutelare la comunità cristiana e i nostri luoghi di culto”.

Ieri un gruppo di assalitori ha appiccato il fuoco agli ingressi del monastero della Chiesa ortodossa rumena a Gerusalemme. L’edificio sorge nei pressi del quartiere ortodosso ebraico, zona dalla quale potrebbero provenire gli autori del gesto vandalico, il quarto in meno di un mese contro la medesima struttura, finita nel mirino degli estremisti. La prontezza di un sacerdote, che è subito intervenuto per spegnere le fiamme, ha evitato danni gravi e il coinvolgimento di persone al suo interno. Fonti locali riferiscono che le autorità indagano su un gruppo di ebrei ortodossi, già responsabile in passato di attacchi analoghi sebbene sinora non vi siano atti di accusa formali.

Quello al monastero ortodosso è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi intimidatori, alcuni dei quali firmati “Price tag” e riconducibili a coloni o estremisti ebraici. In passato hanno colpito diversi obiettivi, fra cui la chiesa vicino al Cenacolo, la basilica di Nazareth o edifici cattolici e greco-ortodossi. Nel mirino vi sono anche moschee e luoghi di culto musulmani. Il “prezzo da pagare” è un motto utilizzato dagli estremisti israeliani, che minacciano cristiani e musulmani per aver “sottratto loro la terra”. Un tempo il fenomeno era diffuso solo nelle aree al confine con la Cisgiordania e a Gerusalemme, ma oggi si è esteso in gran parte del territorio. 

Condannando “con forza” il nuovo episodio di violenza, i capi delle Chiese cattoliche di Terra Santa esprimono solidarietà alle Chiese ortodosse e a tutte le comunità cristiane di Gerusalemme. Sono gesti, scrivono in una nota, che “offendono non solo la vita dei cristiani, ma anche quanti credono nel dialogo e nel rispetto reciproco” e “contrari allo spirito di coesistenza pacifica fra religioni diverse in città”. Oltre a chiedere una “condanna unanime” da parte delle autorità “civili e religiose” della città santa, i leader cristiani auspicano infine “indagini serie” per punire assicurare i colpevoli alla giustizia, rilanciando lo sforzo educativo nelle scuole improntato a “tolleranza e rispetto”. 

I quattro attacchi in poco tempo al monastero ortodosso si uniscono all’assalto alla basilica del Getsemani a dicembre e altri eventi che testimoniano una escalation delle violenze su base confessionale. “Basta attacchi - sottolinea p. Shomali - noi vogliamo vivere in pace. Le telecamere hanno ripreso i volti, alle autorità il compito di intervenire. Questo odio sta aumentando, noi come Chiesa facciamo di tutto per vivere assieme, rispettando gli altri, pregando perché Dio cambi la testa dei fanatici. Al tempo stesso anche il governo deve prendere consapevolezza del problema, promuovendo una educazione che sia improntata alla pace e alla convivenza”. Rivolgendosi agli assalitori, il sacerdote conclude invitandoli a “mettere fine a questa cultura dell’odio, che è in crescita dappertutto nel mondo. Noi siamo un unico popolo, siamo tutti fratelli e come stiamo lottando uniti contro la pandemia da Covid-19 così dobbiamo essere uniti conto il virus dell’odio”.

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