20/05/2014, 00.00
VATICANO
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Frati e suore contro lo sfruttamento degli esseri umani durante i Mondiali di calcio

Lanciata la campagna "Gioca per la vita, denuncia la tratta". In occasione di grandi eventi si incrementano i rischi per sfruttamento sessuale e del lavoro, "come è stato durante i mondiali in Germania e in Sudafrica, dove si è avuto rispettivamente un aumento del 30 e del 40%".

Città del Vaticano (AsiaNews) - I Mondiali di calcio che stanno per cominciare in Brasile sono uno dei quei mega-eventi nei quali "i rischi della tratta per sfruttamento sessuale e del lavoro si incrementano", "come è stato durante i mondiali in Germania e in Sudafrica, dove si è avuto rispettivamente un aumento del 30 e del 40%". Nasce da tale considerazione la Campagna di Talitha Kum - la Rete internazionale della Vita consacrata contro la tratta di persone - per il Mondiale di calcio Brasile 2014: "Gioca per la vita, denuncia la tratta", presentata oggi in Vaticano.

La campagna, lanciata ufficialmente oggi, ha detto il card. Card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, è in sintonia con l'affermazione di papa Francesco che ha definito la tratta e lo sfruttamento delle persone una "piaga nel corpo dell'umanità contemporanea, una piaga nella carne di Cristo". Una realtà dalla quale la vita religiosa "è specialmente toccata", in quanto religiosi e religiose "si trovano in tutto il mondo impegnati nella loro missione in mezzo a tutte le forme di povertà e toccano con le loro mani, l'umiliazione, la sofferenza, il trattamento inumano e degradante inflitto a donne, uomini e bambini di questa schiavitù moderna". Ed è per questo che Talitha Kum (alzati ragazza, in aramaico) è stata costituita dall'Unione internazionale di superiore generali.

A cinque anni dalla sua istituzione, ha riferito suor Estrella Castalone, FMA, coordinatrice di Talitha Kum, essa oggi comprende 24 reti che rappresentano 79 Paesi con oltre 800 religiose/religiosi di 240 congregazioni, tutti impegnati a fermare la tratta di persone.

In eventi come il Mondiale di calcio, ha aggiunto, "molte persone sono impiegate a lavorare in vari settori dell'industria di turismo come alberghi, bar, ristoranti, trasporti di merci e persone", tanto da muovere persone anche da Paesi vicini. "Purtroppo coloro che accettano offerte di lavoro possono essere ingannati e diventano vittime di diverse forme di sfruttamento".

Concretamente, ha detto suor Gabriella Bottani, SMC, coordinatrice della rete Um Grito pela Vida, Brasile, "la Campagna utilizza media e social network per informare e sensibilizzare la popolazione sui possibili rischi e su come intervenire per denunciare eventuali casi". Materiale grafico, volantini e manifesti sono già in strada, sui mezzi pubblici negli aeroporti o in punti turistici, oltre che in diverse città del Brasile, in Argentina, Paraguay, Perù, Colombia e America centrale anche utilizzando i mezzi di comunicazione di massa.

 

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