Fra difficoltà e minacce, i farmaci per i malati di tbc arrivano in Corea del Nord
Lo annuncia la Fondazione Eugene Bell, che per la prima volta in 20 anni ha rischiato di vedersi negati i permessi necessari per l’invio. La terapia copre sei mesi di cure per 1.500 malati. Approvato anche il prossimo viaggio al Nord: la delegazione parte il 19 aprile e rientra il 10 maggio. La tensione nella penisola continua però a salire.
Seoul (AsiaNews) – I medicinali destinati ai 1.500 malati di tubercolosi assistiti dalla Eugene Bell Foundation sono arrivati in Corea del Nord. Dopo un lungo braccio di ferro con il governo di Seoul, che per la prima volta in 20 anni sembrava intenzionato a impedire l’invio dei farmaci, i container che trasportano sei mesi di terapia per ciascun malato hanno ricevuto il via libera. La Fondazione “ringrazia in maniera speciale tutti coloro che hanno reso questo risultato possibile”.
Nonostante le tensioni fra Nord e Sud siano in costante aumento, l’esecutivo guidato da Park Geun-hye ha anche concesso le autorizzazioni alla delegazione della Eugene Bell per recarsi nel regime guidato da Kim Jong-un. Il prossimo viaggio si svolgerà dal 19 aprile al 10 maggio. Nella delegazione sono presenti diversi sacerdoti cattolici: il p. Gerard Hammond, Superiore regionale dei Maryknoll in Corea, compie queste visite da circa 25 anni e ha la possibilità di celebrare la messa all’interno dell’ambasciata polacca.
L’attività della Fondazione si snoda su due binari. Da una parte c’è l’invio dei medicinali necessari alle cure continuate e continuative dei malati di tbc; dall’altra la gestione di diversi centri dedicati ai casi più gravi. I centri gestiti dalla Fondazione – racconta ad AsiaNews proprio p. Hammond – “al momento sono 11, ma il governo ci ha concesso la possibilità di costruirne altri cinque. Ognuno di questi può ospitare fino a 20 malati di tubercolosi”.
La Eugene Bell si occupa anche di formare medici e infermiere nordcoreane per la diagnosi e la cura della malattia. Alcuni membri della delegazione seguono in Corea del Sud corsi per riconoscere al microscopio i batteri che causano la tbc, e a loro volta insegnano questa tecnica alla controparte del Nord. In questo modo si cerca di evitare la diffusione endemica del contagio, che avviene per via aerobica.
Nonostante questo segnale di speranza, la situazione della penisola sembra aggravarsi. Lo scorso 21 marzo l’esercito del Nord ha lanciato una nuova serie di missili da 300 mm, che sono caduti in mare. La propaganda del regime li ha definiti “il test finale di lancio”, e ha lasciato intendere che la prossima volta le armi saranno dirette non verso il mare ma verso la terraferma. Avendo una gittata di 200 chilometri, gli obiettivi più in pericolo sono l’area metropolitana di Seoul e il complesso militare Gyeryongdae.
24/01/2019 12:27
24/01/2018 12:38