24/08/2005, 00.00
FILIPPINE
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Filippine, una Commissione parlamentare studia accuse contro la Arroyo

Manila (AsiaNews/Agenzie) – Una Commissione parlamentare filippina sta analizzando i capi d'accusa mossi dai deputati d'opposizione contro Gloria Macapagal Arroyo, capo del governo. In settimana il Congresso andrà al voto per decidere se la stessa deve essere messa in stato d'accusa, con quali accuse e se il governo possa nel frattempo rimanere in carica.

Contro il capo del governo da circa 2 mesi sono piovute accuse di tutti i tipi, dal broglio elettorale – accusa confermata da registrazioni telefoniche inoppugnabili – ad implicazioni sue e della sua famiglia nel racket del gioco d'azzardo. Il marito ha dovuto lasciare il Paese "per evitare commenti malevoli" mentre il figlio è stato indicato da circa 6 testimoni come uno dei "signori del jueteng", popolare gioco d'azzardo filippino.

La maggioranza dei parlamentari chiamati a decidere sulla sua sorte rimane fedele alla presidente e la Commissione d'inchiesta sembra propensa a presentare un'accusa formale solo per quanto riguarda i brogli. La telefonata che incastra la presidente ha comunque un sapore "veniale" in quanto il testo della conversazione con uno dei presidenti di un seggio elettorale riguarda poco più di 5 mila voti: anche riconosciuta colpevole non basterebbe per far cadere il governo. L'opposizione parlamentare vorrebbe invece mettere la Arroyo in stato d'accusa per molte altre motivazioni, fra cui la violazione dei diritti umani di alcuni immigrati e la firma di contratti statali "civetta" stipulati per poter intascare tangenti.

Nel corso della settimana il Congresso dovrebbe votare sulla questione per poi dare inizio al processo. "Sappiamo – dice Roilo Golez, deputato d'opposizione – che la maggioranza può far deragliare la nostra linea di attacco tramite l'uso della forza bruta. Possono vincere questa battaglia ma non la guerra". I leader dell'opposizione si sono infatti dichiarati "ancora lontani" dai 79 voti necessari per far passare lo stato d'accusa.

Miguel Velarde, fondatore del gruppo cattolico El Shaddai, ha definito la presidente "disponibile" a gestire il governo con un'opposizione "più presente nel gabinetto ministeriale" e ad indire nuove elezioni per il 2007. Un portavoce presidenziale dice: "La presidente Arroyo è sempre disponibile a nominare ministro una persona che ne sia qualificata. Questo non significa che sia in formazione un governo di coalizione".
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