Erdogan si prepara a pregare in Santa Sofia il prossimo Venerdì Santo
Il presidente pregherà insieme ai membri del suo partito e ai capi religiosi di Istanbul. Il gesto avviene a due giorni dal referendum, per raccogliere il più possibile il voto dei musulmani. Bocciata la trasformazione in museo dell’antica basilica cristiana. Erdogan: il kemalismo è morto.
Istanbul (AsiaNews) - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si sta preparando per andare a pregare venerdì prossimo 14 Aprile a Santa Sofia di Costantinopoli, la chiesa dichiarata Museo dal padre della Turchia Repubblicana Kemal Ataturk nel 1934. Erdogan non sarà solo: sarà accompagnato dai rappresentanti del suo partito Akp (di estrazione musulmana) e dai capi religiosi di Istanbul. Secondo il calendario cristiano venerdì prossimo è il Venerdì Santo e capita proprio due giorni prima del referendum del 16 Aprile, fortemente voluto da Erdogan, per instaurare in Turchia una presidenza assolutista, di ispirazione neottomana e islamica.
Con questo suo atto Erdogan, ormai definito il “nuovo sultano” per il suo integralismo politico, cerca di convogliare a favore del Si (“Evet”) il voto di tutti i fedeli mussulmani nella tornata del 16 Aprile. Secondo il calendario musulmano il mese quello di aprile (Nisan) è il mese della nascita di Maometto.
La notizia emerge dai giornali filogovernativi, che presentando il libro dello storico turco Mustafa Armagan - intitolato “Gli intrighi di Santa Sofia”(Aya Sofia Entrikalari) - cercano di creare e preparare il clima adatto per la preghiera, come volontà del presidente turco. Nel libro si sostiene che il decreto firmato da Kemal Ataturk nel 1934 con il quale si era trasformata Santa Sofia da moschea in museo, non è autentico. Secondo Armagan, la firma di Kemal Ataturk riportata sul decreto è falsa. Pertanto quell’atto non ha alcun valore legale e di conseguenza Santa Sofia rimane di fatto adibita a moschea, come era avvenuto in seguito alla conquista turca di Costantinopoli nel 1453.
Per la storia Santa Sofia fu costruita nel 537 dall’imperatore Giustiniano e dedicata alla Sapienza di Dio.
Per giustificare le sue considerazioni, lo storico turco riferisce che la firma di Kemal Aturk posta sul decreto 1934 con il quale si era trasformata Santa Sofia da moschea in museo, non assomiglia a nessuna tipo di firma che il padre della Turchia repubblicana era solito usare per firmari i prori atti.
Nel libro si citano varie fonti dalle quali si deduce che, secondo l’autore, la trasformazione di Santa Sofia da moschea in museo, è stato il frutto di pressioni di varie forze internazionali occidentali, facenti capo all’allora ambasciatore americano Joseph Grew. Mustafa Armagan riferisce inoltre che la notizia del 1935, con la quale si annunciava che Kemal Ataturk aveva fatto visita a Santa Sofia, tre mesi dopo la sua proclamazione in museo, non è stata portata da alcun giornale turco di quel periodo, ma solo dall’unico storico giornale in lingua greca, l’Apogevmatini, il 7 Febbraio del 1935, a Istanbul. L’autore ricorda, in quello stesso periodo, la forte reazione del giornale egiziano “El Risale” , il quale si era fortemente opposto alla trasformazione di Santa Sofia da moschea in museo.
In questo modo il clima pre-referendum si fa sempre più incandescente e polarizzato. D’altra parte, tale clima è stato fortemente voluto e creato dallo stesso Erdogan, che con le sue recenti dichiarazioni contro il periodo kemalista, ha proclamato: “Quel periodo, iniziato nel 1923, sta per finire. Punto e basta”. E cioè guai ai vinti.
09/12/2020 13:21