20/01/2016, 12.58
TURCHIA
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Erdogan continua la caccia a intellettuali e dissidenti. Opposizione: “Parodia di un dittatore"

Kemal Kiliçdaroglu, sotto inchiesta per vilipendio, torna ad attaccare il presidente paragonandolo a una caricatura di Pinochet e Hitler. Ancora pugno duro di Ankara contro accademici e intellettuali. Aperta un’inchiesta contro 21 docenti della Kocaeli University, 12 di loro già agli arresti. Avevano sottoscritto una campagna che chiede di riprendere il dialogo con i curdi. 

Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - Nuovo, durissimo attacco del capo del partito di opposizione turco Kemal Kiliçdaroglu, leader del Partito popolare repubblicano, al presidente Recep Tayyip Erdogan accusato di essere “una parodia di un dittatore”. A dispetto dell’inchiesta lanciata dallo stesso Erdogan ai suoi danni per vilipendio ad un’alta carica dello Stato, il politico turco accusa il capo di Stato di aver sottratto denaro alle casse pubbliche e lo paragona a dittatori del passato quali Augusto Pinochet e Adolf Hitler.

In un discorso tenuto ieri davanti ai deputati del partito, Kiliçdaroglu ha ricordato di aver già bollato come “dittatore” Erdogan e questi non si era risentito. “Ovviamente - ha aggiunto non senza ironia - è il fatto di essere una parodia che lo irrita, non di essere un dittatore”. 

Intanto continua la caccia lanciata dal governo di Ankara - e dallo stesso Erdogan - contro la dissidenza interna e i movimenti civili che chiedono maggiori garanzie e tutele democratiche. Nei giorni scorsi le autorità hanno aperto un’inchiesta a carico di 21 studiosi e accademici della Kocaeli University, che hanno sottoscritto una petizione intitolata “Non saremo parte di questo crimine”. Dodici di questi accademici sono già stati arrestati e sottoposti a regime di custodia in carcere. 

Fonti locali riferiscono che gli studiosi sono accusati di “insultare in modo aperto la nazione turca, lo Stato, il Parlamento, il governo e la magistratura turca” e di fare propaganda “per una organizzazione terroristica”. A sostenere l’inchiesta degli inquirenti vi sono gli stessi vertici dell’ateneo, secondo cui i docenti avrebbero con la loro condotta “sostenuto il terrorismo”. 

La petizione promossa dagli “Accademici per la pace” chiede allo Stato turco di fermare le violenze e avviare il tavolo dei negoziati con i curdi. La campagna ha ricevuto l’adesione di 1.128 professori e ricercatori di 89 università del Paese, oltre che di 500 giornalisti fra cui Can Dündar e Erdem Gül (dal novembre scorso rinchiusi in carcere). Su di loro pende l’accusa di spionaggio e la divulgazione di segreti di Stato.

In molti casi i vertici degli istituti e delle università turche si sono dissociati dall’iniziativa dei docenti, auspicando al contempo misure punitive nei riguardi degli intellettuali “dissidenti”. Per il presidente Erdogan questi “pseudo-studiosi” sarebbero in realtà solo “traditori” che fanno propaganda in favore del Pkk (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan). 

Da tempo Ankara ha lanciato una campagna “anti-terrorismo”, finalizzata alla lotta contro la minoranza curda (e il suo braccio politico, il Pkk) accusati di tradimento e di minaccia all’integrità nazionale per l’obiettivo di creare uno Stato indipendente nel sud-est. Analisti ed esperti accusano Erdogan e il suo partito Akp di connivenza con i miliziani dello Stato islamico, permettendo il passaggio alle frontiere di armi, reclute, petrolio. Inoltre i bombardamenti turchi in Siria e in Iraq, più che le basi di Daesh, hanno di mira i rifugi del Pkk. Questi interventi massicci avrebbero come scopo ulteriore quello di prevenire l’unità fra tutte le componenti curde fra Siria, Kurdistan e Turchia orientale, che potrebbe portare alla nascita di uno Stato curdo.

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