30/01/2008, 00.00
CINA
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Emergenza-neve, come la Sars nel 2003

E’ una crisi senza precedenti. Il premier Wen Jiabao porta un simbolico sostegno ai milioni di viaggiatori bloccati, mentre lo Stato chiede a tutti “solidarietà”. Ma ora si teme la chiusura delle centrali energetiche per mancanza di carbone. Prevista ancora neve per giorni.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il premier Wen Jiabao è andato ieri nella stazione di Changsha (Hunan), una delle zone più colpite dalla neve, dai viaggiatori che bivaccano in attesa che riprendano le corse. Usando un megafono, si è scusato per le difficoltà e ha promesso il prossimo ripristino del servizio, “per consentire a tutti di tornare a casa per celebrare il Nuovo anno lunare”. Il maltempo ha causato una crisi paragonabile, in epoca recente, solo a quella della Sars, quando la vita dell’intera Nazione fu sconvolta per il timore del contagio. Oggi Wen è andato alla stazione di Guangzhou, per portare conforto alle migliaia di viaggiatori in attesa; ai funzionari locali ha sollecitato di assicurare loro “cibo, bevande e un posto caldo per dormire”, dopo che per giorni sono stati abbandonati a loro stessi, molti senza abbastanza soldi per andare in albergo. I funzionari delle ferrovie sono sotto accusa per l’indifferenza mostrata nei giorni scorsi e che rischia di far cancellare il viaggio a centinaia di milioni di persone.

Intanto a Pechino il Politburo del Partito comunista, presieduto dal presidente Hu Jintao, ha chiesto alle autorità locali e all’intera Nazione di “affrontare  uniti” la crisi e di “fare ogni sforzo per assicurare la vita normale e la produzione”. Anche la tv statale ha dedicato servizi speciali alla crisi, descritta in toni simili a quelli usati per l’emergenza Sars nel 2003.

Per portare carbone, cibo e soccorsi e spazzare la neve da strade e ferrovie sono intervenuti 158mila soldati e 303mila paramilitari, insieme ad almeno un milione di poliziotti. L’esercito ha distribuito 419mila trapunte e 219mila cappotti imbottiti alle decine di migliaia di persone bloccate per la strada. Secondo i dati ufficiali, la neve ha colpito 77,86 milioni di persone con 53 morti, di cui 29 in incidenti di pullman a Guizhou e Gansu; la mancanza di carbone ha già portato a una minor produzione di 16 milioni di kilowatt e 89 impianti d’energia ne hanno scorte minime, mentre si prevede che entro una settimana ne saranno privi molti impianti essenziali; sono danneggiate le coltivazioni di 6,86 milioni di ettari; sono cadute circa 100 linee elettriche importanti. Sono stati chiusi 15 aeroporti e cancellati, ritardati o deviati 6.500 voli; ma ieri sera hanno riaperto 8 importanti aeroporti. Gli oltre 800mila abitanti di Chenzhou sono rimasti senza elettricità e acqua per 5 giorni.

La mancanza di energia, che ha colpito 17 province, ha causato l’interruzione dei trasporti ferroviari in Hunan, Hubei e Anhui. Nel frattempo la neve ha bloccato decine delle principali autostrade, bloccando milioni di passeggeri dei pullman e costringendoli a rivolgersi alle già congestionate ferrovie. Ancora ieri, almeno 300mila persone sono rimaste bloccate alla stazione di Guangzhou, dove si prevede che nei prossimi giorni verranno comunque molti lavoratori migranti del Delta del Pearl River, nonostante gli inviti a rinviare la partenza. Tra il 23 gennaio e il 2 marzo le ferrovie prevedono 178,6 milioni di passeggeri. L’agenzia statale Xinhua riferisce che “è stata fermata la vendita dei biglietti nelle stazioni di Guangzhou, Shanghai, Hangzhou, Pechino, Jinan e Kunmimg ed è stato offerto il rimborso di quelli venduti”, ma molti passeggeri preferiscono attendere “sperando che riprenda il servizio”.

L’Amministrazione meteorologica prevede nevicate per ancora parecchi giorni.

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