Economia, inquinamento e armi: le priorità del governo cinese al vaglio dell'Anp
Pechino (AsiaNews) - Economia, inquinamento, sforzo bellico e lotta alla corruzione sono i temi principali affrontati dalla XII sessione dell'Assemblea nazionale del Popolo, la prima dell'era di Xi Jinping e Li Keqiang. Lo ha spiegato questa mattina il premier cinese ai circa 3mila deputati del "Parlamento nazionale" che si sono riuniti oggi per l'apertura dei lavori nella Grande Sala del popolo di piazza Tiananmen, a Pechino. Il governo cinese fissa il tasso di crescita economica per il 2014 al 7,5% - confermando la necessità di mantenere stabile la situazione sociale - e continua la propria corsa agli armamenti per affermare la propria supremazia nell'area.
Nel suo discorso di apertura, il primo ministro è partito dall'economia e ha spiegato che la Cina porterà avanti le previste riforme fiscali e finanziarie, necessarie per "liberare" l'economia nazionale dalla dipendenza dagli investimenti "a lungo termine" [le "immobilizzazioni", come quelli nel settore immobiliare e delle infrastrutture nda] che al momento "guidano la crescita economica" ma al contempo fanno crescere il rischio di "una dannosa bolla nel mercato delle proprietà". Li ha spiegato che gli obiettivi rimangono invariati: una crescita economica annua del 7,5% e una revisione del sistema fiscale, dei tassi di cambio e di quelli di interesse. Inoltre, ha aggiunto che "maggiori capitali privati" saranno ammessi in quei settori al momento in mano alle imprese statali: energia, circuito bancario e finanza.
Fissando il tasso di crescita del Prodotto interno lordo al 7,5%, il governo sottolinea che la "priorità assoluta" rimane quella di garantire la stabilità sociale: pur fra enormi squilibri sociali, la società cinese può mantenersi stabile - e salda in mano al Partito comunista - solo se garantisce posti di lavoro, salari minimi e possibilità di spesa anche al ceto medio. Anche se il mercato immobiliare "cresce con troppa rapidità in alcune città", Li ha sottolineato che "non verranno intrapresi nuovi passi per regolare il settore".
Nessuna grande riforma all'orizzonte neanche per la questione dell'inquinamento, un problema sempre più grave per tutto il territorio nazionale. Anche se a parole l'esecutivo intende "dichiarare guerra allo smog", non sono ancora pronte vere e proprie misure per limitare l'emissione di gas dannosi nell'atmosfera o il consumo di carbon fossile nel settore industriale. Craig Hart, esperto di politiche ambientali e docente associato all'università Renmin, commenta: "Le parole di Li riconoscono che è in atto una crisi. La speranza è che, in un approccio pro-economia, investano denaro nell'ammodernamento degli impianti industriali aprendo la strada a una produzione industriale più verde".
Nessun risparmio e nessuna riforma, invece, per il settore militare. Nel bilancio consegnato ai deputati dell'Anp, il governo spiega che i fondi destinati alla difesa nazionale per il 2014 ammontano a 808,23 miliardi di yuan (circa 96 miliardi di euro). Questa cifra rappresenta un aumento del 12,2% rispetto al budget dello scorso anno e rimane in linea con gli aumenti annuali per il settore. Nel 2013 l'aumento è stato del 10,7%; nel 2012 dell'11,2%; nel 2011 del 12,7%. La necessità di spendere sempre di più per il settore militare riflette l'atteggiamento di Pechino nell'ambito delle dispute territoriali con i propri vicini, e in particolare con il Giappone.
Il premier Li Keqiang ha dichiarato infatti che il governo "rafforzerà la mobilitazione della difesa nazionale e le forze della riserva, portando avanti su base regolare i preparativi per la guerra e migliorando le difese sui confini, sulle coste e nel nostro spazio aereo. Abbiamo intenzione di salvaguardare la vittoria ottenuta nella II Guerra mondiale e l'ordine internazionale che si è creato dopo quel conflitto: non permetteremo a nessuno di ribaltare il corso della storia".
Yue Gang, colonnello dell'Esercito di liberazione popolare oggi in pensione, sostiene che l'aumento delle spese belliche sia una risposta alle provocazioni delle nazioni confinanti: "Mostrando sempre più muscoli, la Cina spera che le altre nazioni saranno più caute prima di intraprendere le proprie mosse. Il governo ritiene che soltanto migliorando il proprio esercito si possano ridurre al minimo i rischi di una guerra". Il riferimento è alla contesa con il Giappone per la sovranità sulle isole Senkaku/Diaoyu e con i Paesi dell'Asean per le isole Spratly e Paracel.
Infine, Li ha confermato che il governo "intende costruire un sistema che possa combattere la corruzione e punire i funzionari colpevoli senza alcuna pietà". Anche se non ha citato Zhou Yongkang, il potentissimo ex "zar" della sicurezza nazionale che sembra essere nel mirino delle autorità, il premier ha riaffermato l'intenzione di "cacciare sia le tigri che le mosche" nella lotta alla corruzione. Come spiega la Xinhua, agenzia di stampa ufficiale del governo, il riferimento è al discorso di insediamento del presidente Xi Jinping - pronunciato nel marzo 2013 - nel quale il nuovo leader della Cina ha "dichiarato guerra" a "tutti i funzionari corrotti, tigri e mosche. Ovvero potenti e meno potenti".
05/03/2019 07:26
27/05/2020 08:59