19/11/2014, 00.00
IRAQ - SIRIA
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Dopo cinque mesi l’esercito irakeno controlla la raffineria di Baiji, miliziani in fuga

Le forze di sicurezza hanno fatto il loro ingresso nel più importante centro petrolifero del Paese, da tempo al centro di un’aspra lotta con lo Stato islamico. I jihadisti nella ritirata disseminano il terreno di mine antiuomo. Il ministro dell’agricoltura accusa: i miliziani hanno sottratto oltre un milione di tonnellate di cereali.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Le forze di sicurezza irakene (nella foto) hanno fatto il loro ingresso nella raffineria di Baiji, il più importante centro di estrazione petrolifero dell'Iraq, a metà strada fra Mosul e Baghdad. Per il governo la riconquista dell'impianto, da cinque mesi al centro di un'aspra guerra con le milizie dello Stato islamico (SI), è forse il più importante successo militare dal giugno scorso, quando gli estremisti hanno iniziato a sottrarre porzioni sempre più ampie di territorio nel nord. La tv di Stato irakena ha mostrato le immagini delle truppe dell'esercito in movimento all'interno della raffineria, dopo aver conquistato nei giorni scorsi la cittadina di Baiji

Saleh Jaber, colonnello di polizia di stanza all'impianto, sottolinea che "la prima forza irakena, il Battaglione di Mosul, avanguardia dell'antiterrorismo, è entrato nella raffineria di Baiji per la prima volta in cinque mesi". Fonti locali riferiscono che le milizie dello SI si sarebbero ritirate verso est, seguendo il fiume Tigri, per cercare rifugio nelle cittadine e nei villaggi tuttora sotto il loro controllo. 

Nella fuga, i miliziani hanno sparso mine antiuomo e bombe all'interno della raffineria, che al momento della chiusura aveva una capacità produttiva di 75mila barili di petrolio al giorno; la polizia ha avviato la procedura di rimozione degli ordigni, mentre si verificano ancora adesso scontri e brevi conflitti nella zona nord-ovest del complesso petrolifero. 

L'avanzata dell'esercito ha determinato, di riflesso, una nuova ondata di profughi civili, in particolare fra gli arabi sunniti, che hanno perduto le loro case e non possono fare rientro nei loro territori di origine; al contempo, essi sanno che non potranno cercare accoglienza nelle zone a maggioranza sciita o curda, con i quali da tempo vi sono forti tensioni. 

Infine, ieri il ministro irakeno dell'agricoltura ha accusato lo Stato islamico di aver sottratto oltre 1,1 milioni di tonnellate di cereali, prelevandole dai depositi del nord dell'Iraq; le scorte sarebbero state trafugate e trasportate nelle città sotto il controllo dei jihadisti nella vicina Siria. Grano e orzo erano frutto delle coltivazioni della provincia nord-occidentale di Ninive e ora si trovano nelle cittadine siriane di Raqqa e Deir al-Zor, roccaforti islamiste. 

Centinaia di migliaia di cittadini irakeni, la maggior parte dei quali agricoltori, sono stati cacciati dalle loro case e dai loro terreni dall'inizio dell'avanzata dello Stato islamico.

 

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