Dinajpur, “volevano uccidere” il missionario del Pime. Non è in pericolo di vita
Dinajpur (AsiaNews) – I tre attentatori armati di pistola e coltello che questa mattina hanno aggredito P. Piero Parolari, missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), “volevano ucciderlo”. Lo riferisce ad AsiaNews un confratello del sacerdote, ferito mentre si recava in bicicletta verso il Medical College di Dinajpur. Il religioso aggiunge che p. Parolari “è cosciente e parla. Egli è stato trasferito in un ospedale di Dhaka per precauzione, ma i medici hanno confermato che non è in pericolo di vita”. La fonte cattolica riporta inoltre che ancora non si conosce l’identità dei malviventi, ma la polizia ha arrestato dieci esponenti del Jamaat-e-Islami, il gruppo fondamentalista islamico di recente sotto i riflettori per il tentato omicidio di un pastore protestante.
P. Parolari, 64 anni, è un medico missionario e viceparroco di Suihari. Egli è presente in Bangladesh dal 1985, dove lavora presso l’ospedale di St. Vincent. Anche questa mattina si stava recando in ospedale per curare due ragazzi feriti in un incidente stradale, quando è stato affiancato da una motocicletta. “Era nei pressi della fermata degli autobus – continua la fonte cattolica – di fronte ad un palazzo del governo. A bordo della motocicletta c’erano tre malviventi. Uno di questi gli ha sparato al collo, ma lo ha colpito di striscio, mentre un altro ha estratto una lama (forse un coltello cinese) e ha mirato alla carotide. È il taglio che ha provocato il danno maggiore. P. Parolari ha perso molto sangue”.
Il sacerdote è caduto a terra e ha sbattuto la testa, e presenta lividi sugli occhi ed ematomi sul corpo. I medici hanno deciso di trasferirlo in un ospedale di Dhaka per effettuare maggiori accertamenti. La cosa più importante, sottolinea il confratello di p. Parolari, “è che la polizia continua ad affermare che gli aggressori volevano ucciderlo”.
Secondo la fonte, “il motivo del tentato omicidio non è da ricondurre all’odio religioso contro la comunità cristiana, ma alla disastrosa situazione politica presente nel Paese. Il governo di Dhaka ogni giorno sta arrestando numerosi esponenti del partito di opposizione Bnp [Bangladesh Nationalist Party] e del Jamaat-e-Islami, in vista delle elezioni previste per dicembre, che ora sono state bloccate”. A conferma della tensione politica, aggiunge, “proprio oggi la Corte suprema del Bangladesh ha confermato la condanna a morte di due oppositori politici, ritenuti responsabili di crimini di guerra durante il conflitto indo-pakistano del 1971 [che condusse alla secessione del Pakistan dell’est, attuale Bangladesh indipendente – ndr]”.
“Quando accadono episodi politici come questa sentenza, la polizia dice agli stranieri di rimanere a casa. Anche se p. Parolari è stato aggredito prima del pronunciamento dell’Alta corte, il verdetto era già noto”. Il religioso sottolinea inoltre che in seguito all’uccisione del cooperante italiano Cesare Tavella, freddato nella capitale mentre faceva jogging, “il governo afferma di garantire maggiore protezione agli stranieri. Ma tutti questi arresti dimostrano che la sicurezza non è presente in ogni parte del Paese”.
Numerosi esponenti religiosi cristiani, indù e musulmani, stanno condannando in queste ore l’attacco al medico cattolico, stimato per il suo lavoro a favore dei bisognosi. Shamsuddin Ahamed, musulmano, dice ad AsiaNews: “Il tentato omicidio del sacerdote cattolico è inaccettabile. Questo tipo di attacchi rovina l’immagine del Bangladesh tra i Paesi sviluppati. Il governo deve assicurare la giustizia”. Promod Mankin, attivista cattolico e ministro per gli Affari sociali, afferma: “Condanniamo con durezza quanto accaduto. Vogliamo infliggere una punizione esemplare ai colpevoli”.
Da ultimo, il confratello di p. Parolari dichiara che è in corso un rimbalzo delle responsabilità sull’aggressione, con esponenti del Bnp che domandano al governo di “ricercare i veri colpevoli e non accanirsi con l’opposizione”.
(Ha collaborato Sumon Corraya)
31/08/2016 12:02