Digiuno, preghiera e solidarietà: i musulmani nel mondo celebrano l’inizio del Ramadan
Il mese sacro di digiuno si concluderà il 4 giugno con la festa di Eid al-Fitr. Uffici pubblici e aziende riducono l’orario di lavoro. Quotidiano saudita elogia i gesti di carità di “musulmani e cristiani”. Dopo anni di guerra, in Siria i mercati sono di nuovo presi d’assalto. In Iran si teme l’annuncio di nuove sanzioni Usa.
Beirut (AsiaNews) - Oltre un miliardo di musulmani celebrano oggi l’inizio del Ramadan, il mese sacro che l’islam dedica al digiuno e alla preghiera, che varia di alcune ore fra le diverse nazioni nel mondo a seconda del momento in cui avviene l’avvistamento della luna crescente. La Corte suprema saudita ha affermato che “oggi, 6 maggio, è il primo giorno di Ramadan dell’anno 1440”, con l’astro avvistato - il procedimento può variare in base alle condizioni atmosferiche e la distanza fra sole e luna all’orizzonte - in diverse città e aree rurali del regno.
Assieme ai sauditi, anche gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar, il Bahrain, la Siria, l’Egitto, l’Australia, la Turchia, l’Indonesia e il Marocco - solo per citarne alcuni - celebrano oggi l’inizio del mese sacro per l’islam. Primo giorno di digiuno e preghiera anche per i musulmani negli Stati Uniti e in Europa. L’inizio è invece rimandato di qualche ora in altre nazioni fra cui l’India, il Pakistan e l’Iran, culla dell’islam sciita.
Per quasi un mese i musulmani si astengono dal mangiare e dal bere dall’alba al tramonto; proibiti anche il fumo e i rapporti sessuali. L’iftar, che rompe il digiuno, è il pasto principale nell’arco delle 24 ore e si consuma la sera. Secondo la tradizione in questo mese Dio ha rivelato il Corano al profeta Maometto. Il Ramadan si concluderà la sera del 4 giugno con la grande festa di Eid al-Fitr, contraddistinta da celebrazioni e banchetti, che si prolungherà sino alla sera del giorno successivo.
Il periodo di digiuno e preghiera si apre con l’avvistamento del primo scorcio di luna nuova, che può variare da nazione a nazione. Esso è uno dei cinque pilastri (doveri) dell’islam insieme al pellegrinaggio alla Mecca, alla preghiera canonica, alla testimonianza di fede e al versamento dell’elemosina. La sua istituzione risale al secondo anno dalla “egira” (622 d.C.), in corrispondenza con la fuga di Maometto dalla Mecca all’oasi di Medina. La tradizione vuole che il digiuno quotidiano cominci nel momento in cui si riesce a distinguere un filo bianco da un filo nero.
Ogni persona che ha superato la pubertà ed è sana di mente e corpo deve seguire il precetto. Sono esentati quanti hanno problemi psicologici, i bambini sotto l’età della pubertà, gli anziani, i malati, i viaggiatori e le donne incinte, che allattano, o appena entrate nel ciclo mestruale. Chi non digiuna deve comunque pregare e compiere ogni giorno un atto di carità verso i poveri. Molti genitori fanno osservare ai bambini un digiuno veloce (mezza giornata).
Nelle nazioni a maggioranza musulmana, aziende e uffici riducono l’orario lavorativo e molti ristoranti chiudono durante il giorno. Le persone si salutano utilizzando formule tradizionali come “Ramadan Mubarak” e “Ramadan Kareem”, augurando al destinatario un mese “benedetto” e “generoso”. Al contempo, il mese sacro negli ultimi anni ha evidenziato elementi che poco hanno a che fare con la fede, quanto piuttosto con il commercio e il business, con spinte pubblicitarie ad acquisti e a spendere serate in hotel lussuosi.
Presentando l’inizio del Ramadan, il quotidiano dell’Arabia Saudita Arab News sottolinea che in questo periodo vi è maggiore “unità e vicinanza” e che “musulmani e cristiani promuovono gesti di carità, fra i quali banchetti [per i più poveri] all’esterno delle moschee”. In Egitto i bambini accendono piccole lanterne (fanoos) e intonano canti tradizionali, mentre i genitori decorano strade e piazze, oltre a preparare cibi tradizionali del periodo. In Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, i bambini indossano vestiti tradizionali, partecipano a processioni e canti nel giorno di inizio del mese di digiuno.
Nonostante la guerra, in Siria i mercati sono presi d’assalto dalle famiglie per l’acquisto di cibi o bevande tradizionali, come il tè. Fra le altre tradizioni vi è l’hakawati, che deriva dalla parola “storia” e consiste nel raccontare storie, miti, favole e passi del Corano. Nel vicino Libano, sebbene il 40% della popolazione sia cristiana il mese di Ramadan coinvolge tutta la popolazione, con ong e attivisti che promuovono iniziative comuni di carità, come la distribuzione di cibo all’esterno di moschee e chiese. In Iraq, dopo anni di coprifuoco serale le strade (addobbate) stanno tornando a essere gremite di persone; le persone preparano pasti tradizionali, partecipano a giochi che caratterizzano il passato della festa e si gustano bevande e cibi all’interno dei locali. In Iran, di contro, si fanno sentire le conseguenze delle sanzioni americane che stanno colpendo sempre più la popolazione, impoverendola. Inoltre, secondo alcune voci provenienti da Washington il presidente Donald Trump è pronto ad annunciare nuove sanzioni contro la Repubblica islamica in concomitanza della festa, come avvenuto in altre occasioni in passato. Un tempismo che sta convincendo sempre più iraniani della “palese ostilità” del governo Usa nei loro confronti.
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