29/09/2020, 11.14
MYANMAR - BANGLADESH
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Dhaka stanzia l’esercito lungo i confini con il Myanmar

Le operazioni di pattuglia dei militari birmani preoccupano il Bangladesh, che risponde dislocando maggiori forze. Il timore è che possa innescarsi un nuovo esodo di profughi Rohingya. Il Primo Ministro Hasina ha sollevato la questione all’Onu, chiedendo l’intervento della comunità internazionale.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Il governo di Dhaka ha stanziato il proprio esercito nel distretto di Cox’s Bazar, nel sud-est del Paese lungo il confine con il Myanmar, celebre per ospitare un enorme campo profughi Rohingya. A darne notizia sono fonti della sicurezza birmane, dietro anonimato, secondo le quali il numero di truppe bangladeshi e di armi alla frontiera è aumentato in modo significativo dal 25 settembre scorso. I militari avrebbero dislocato lanciarazzi da 155 mm, missili terra-aria a spalla e mitragliatrici antiaeree.

Il General maggiore Zaw Min Tun, portavoce dell’esercito del Myanmar, riferisce che le forze armate del suo Paese sono entrate in azione per garantire la sicurezza dei confini, senza voler incrinare i rapporti di buon vicinato con il Bangladesh. Ad inasprire la tensione nell’area vi sarebbero le “crescenti attività” di due gruppi legati alla guerriglia e all’indipendentismo locali: il gruppo ribelle buddista Arakan Army (Aa) e l’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa), che avrebbero causato vittime anche fra i bambini

Il governo di Dhaka ha avanzato una protesta formale nei giorni scorsi, temendo che il movimento di truppe dell’esercito birmano - via terra e in mare, con il pattugliamento delle coste - possa innescare una nuova fuga di massa della minoranza musulmana Rohingya. L’alto militare birmano risponde che le operazioni riguardano solo attività di controllo e sicurezza, ma non verranno schierati altri battaglioni e non sono previste offensive sul terreno. 

“Si sono intensificate le attività di gruppi Aa e Arsa nelle cittadine di confine di Buthidaung e Maungdaw” riferisce il General maggiore, per questo “abbiamo rafforzato le misure di sicurezza” e ciò ha provocato la reazione del Bangladesh “che ha presentato protesta formale alle Nazioni Unite. Nutriamo il sospetto che essi abbiano una agenda segreta”. Il ministero birmano degli Esteri ha poi convocato l’ambasciatore bangladeshi a Yangon, per chiarire che le operazioni militari non hanno alcuna intenzione ostile verso Dhaka ma riguardano la sicurezza interna nello Stato Rakhine. 

In realtà, come sottolinea l’analista ed esperto di questioni locali U Maung Maung Soe, il Bangladesh “teme che possano formarsi nuove ondate di rifugiati in seguito alle operazioni militari”. Una questione sollevata nei giorni scorsi anche dal Primo Ministro del Bangladesh Sheikh Hasina nel suo intervento all’Onu, in cui chiede alla comunità internazionale di ricoprire “un ruolo effettivo” nel cercare una soluzione ad un problema creato dal Myanmar . Il Paese, ha aggiunto la premier, garantisce alloggio temporaneo a 1,1 milioni di profughi, ha aggiunto, ma “in tre anni nessuno” di loro “è stato rimpatriato. 

Nell’estate del 2017 l’Arakan Rohingya Salvation Army ha lanciato una serie di attacchi contro postazioni militari e governative, uccidendo 12 persone. Immediata e durissima la risposta dell’esercito birmano, che ha portato alla fuga di 730mila profughi musulmani Rohingya (immigrati irregolari secondo Naypyidaw) verso il vicino Bangladesh e innescando una tragedia umanitaria e sanitaria di vaste proporzioni, tuttora irrisolta. 

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