10/07/2019, 13.50
INDONESIA-VATICANO
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Dewi, giovane musulmana: Il mio incontro con papa Francesco

di Paolo Fossati

Una foto scattata in piazza San Pietro l'ha resa un'icona del dialogo interreligioso in Indonesia. La giovane è un'attivista di GusDurian, movimento giovanile affiliato all'organizzazione islamica moderata più grande del mondo. "È fondamentale creare occasioni d'incontro con altri contesti religiosi".

Semarang (AsiaNews) – Papa Francesco sorridente, mentre stringe la mano ad un'emozionata giovane musulmana: negli ultimi giorni, l'immagine (foto 1) è diventata virale sui media e le più importanti piattaforme social d'Indonesia, presentando al Paese islamico più popoloso al mondo una nuova icona del dialogo interreligioso. La ragazza ritratta nella fotografia è Dewi Kartika Maharani Praswida, studentessa 23enne originaria di Wonogiri, reggenza nella provincia di Central Java. "Non mi sarei mai aspettata che le mie foto con papa Francesco avrebbero suscitato un tale clamore in Indonesia – dichiara ad AsiaNews –. Ma sono contenta, perché queste immagini hanno ricordato a molti miei concittadini che appartenere a comunità religiose differenti non ci impedisce di essere fratelli e sorelle, figli dello stesso Dio onnipotente".

La foto che ha reso famosa Dewi in patria è stata scattata il 26 giugno, durante l'udienza generale del pontefice in piazza San Pietro. "Papa Francesco era impegnato nei saluti – ricorda la giovane –, quando si è avvicinato alla transenna. Ho potuto scambiare qualche parola con lui: 'Sono musulmana e vengo dall'Indonesia. Per favore, Santo Padre, preghi per me, per la pace del mio Paese e per quella del mondo intero'. Il papa mi ha risposto: 'Certo, lo farò'. Poter incontrare la guida della Chiesa cattolica, 'l'uomo buono', 'l'uomo bianco' è stato per me una vera benedizione. Poter dire 'sono nelle preghiere di papa Francesco!' è stata una gioia indescrivibile".

Dewi è laureata e frequenta un master in Scienze dell'ambiente e della città presso la Universitas Katolik Soegijapranata (Unika), università cattolica con sede a Semarang, capoluogo di Central Java. La ragazza è un'attivista per il dialogo interreligioso di GusDurian, un movimento giovanile affiliato a Nahdlatul Ulama (Nu). Con i suoi oltre 90 milioni di iscritti quest'ultima è l'organizzazione islamica moderata più grande d'Indonesia e del mondo. Tra febbraio e giugno scorsi, la giovane musulmana si trovava a Roma per motivi di studio grazie alla Fondazione "Nostra Aetate", del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso (Pcdi). L'ente concede borse di studio a giovani di altre religioni, che desiderano approfondire la conoscenza del cristianesimo presso le Istituzioni Accademiche Pontificie.

Dewi ha condotto i suoi studi presso la Pontificia Università di San Tommaso d'Aquino (Angelicum) ed il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica (Pisai). "Nella mia città, Semarang – afferma –, sono coinvolta in qualsiasi attività riguardi il dialogo interreligioso. A questo tema ho dedicato anche gli studi a Roma. Ma dal momento che mi trovavo nel cuore della cristianità mondiale, mi sono detta: 'Perché non cogliere l'occasione, per approfondire le mie conoscenze su cristianesimo e Chiesa cattolica?'. Tra musulmani e cristiani vi sono molte incomprensioni ed io non voglio farne parte: desidero dare il mio contributo, affinché le due realtà si confrontino. Perciò sono partita dalla Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non-cristiane 'Nostra Aetate', uno dei documenti Concilio Ecumenico Vaticano II, per poi apprendere meglio in cosa consiste la pratica religiosa dei cattolici".

La ragazza aveva avuto un primo contatto con la Chiesa universale già alcuni mesi prima del suo arrivo a Roma in febbraio. Invitata dalla Commissione per i giovani (KomKep) della Conferenza episcopale indonesiana (Kwi), Dewi era una dei partecipanti alla Riunione pre-sinodale, svoltasi in Vaticano tra il 19 ed il 24 marzo 2018. All'evento, organizzato in vista del Sinodo dei giovani (3-28 ottobre 2018), hanno preso parte circa 300 ragazze e ragazzi, cattolici e non, provenienti da diverse parti del mondo. Oltre a Dewi, la delegazione indonesiana era composta da altre due persone, entrambe cattoliche. Alla Riunione pre-sinodale hanno preso parte tre giovani musulmani in tutto. "Gli altri due partecipanti, un ragazzo ed una ragazza, venivano dal Medio Oriente ed io ero l'unica ad indossare l'hijab [il velo islamico ndr]. Ammiro molto papa Francesco, perché ha voluto ascoltare le idee e le speranze di tutti i giovani presenti, cattolici e non. Tra di noi vi erano persino ragazzi atei! Questa è stata l'occasione per il mio primo incontro con il pontefice (foto 4), al quale sono riuscita a stringere la mano. Ero così felice, mi sentivo benedetta", dichiara Dewi.

Il Documento sulla "Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune", firmato lo scorso 4 febbraio ad Abu Dhabi da papa Francesco ed il grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, ha rappresentato una svolta storica nelle relazioni tra Chiesa cattolica e islam. Al riguardo, la giovane dichiara: "Il documento ha avuto un grande impatto. Tra i miei amici vi è chi non ha letto il testo, ma anche solo le foto della cerimonia di firma ed i saluti affettuosi tra il pontefice e l'imam hanno suscitato impressioni molto positive: per molti sono state la prova che queste due grandi religioni possono e sono in grado di dialogare".

"Durante il mio periodo romano – conclude la ragazza – ho potuto confrontarmi e fare amicizia con persone che hanno opinioni differenti dalle mie. Non sono mancati accesi dibattiti, ne ricordo uno in particolare con un cristiano ortodosso, ma la stima e l'affetto reciproco hanno sempre contraddistinto le nostre discussioni. Piuttosto, alcune critiche e pregiudizi venivano dall'Indonesia, dove alcuni sostenevano mi fossi 'evangelizzata', che avessi trovato conforto in un'altra religione. Ma io non ho mai dato peso a queste chiacchiere. Cerco sempre di capire le ragioni dietro il pregiudizio delle persone. Alcuni hanno preconcetti perché non sono mai usciti dalla sfera della loro comunità, delle loro amicizie. È perciò fondamentale creare occasioni d'incontro con altri contesti religiosi, affinché la conoscenza di ciò che è diverso spazzi via le convinzioni sbagliate. Il pregiudizio nasce dalle incomprensioni: domandare, ascoltare e imparare rompono questo circolo vizioso".

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