21/11/2013, 00.00
INDONESIA – AUSTRALIA
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Datagate: tensione fra Jakarta e Canberra, interrotta la cooperazione bilaterale

di Mathias Hariyadi
Sulla vicenda intercettazioni, il presidente indonesiano adotta la linea dura verso il governo australiano. Canberra avrebbe spiato a lungo le comunicazioni dei massimi vertici del Paese. Dietro la controversia (forse) il braccio di ferro sui boat-people. Critiche della società civile indonesiana, che chiede a Jakarta la stessa fermezza con Washington. Bruciate bandiere australiane e timori per il commercio.

Jakarta (AsiaNews) - Si alza il livello dello scontro diplomatico fra Jakarta e Canberra, in seguito alle rivelazioni emerse la scorsa settimana secondo cui il governo australiano in passato avrebbe intercettato a più riprese il presidente indonesiano e altre figure di primo piano. L'Indonesia ha richiamato il proprio ambasciatore Najib Riphat Kesuma in Australia per "ulteriori consultazioni"; il diplomatico durante una conferenza stampa ha confermato che resterà nella capitale "fino a che non vi saranno chiarimenti da entrambi i fronti". Il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha inoltre ordinato l'interruzione di ogni tipo di cooperazione bilaterale, dalle esercitazioni militari alle operazioni di polizia congiunte per il pattugliamento delle coste per impedire l'esodo di migranti verso l'Australia in cerca di asilo.

La vicenda dello spionaggio sistematico delle comunicazioni è frutto delle rivelazioni dell'ex dipendente dell'agenzia statunitense di spionaggio (Nsa) Edward Snowden. Nei giorni scorsi i giornali australiani hanno dedicato ampio spazio alla vicenda, provocando la reazione stizzita delle massime autorità di Jakarta. Una presa di posizione durissima da parte di Yudhoyono e dei suoi stretti collaboratori, che ha colto di sorpresa persino l'opinione pubblica indonesiana da sempre abituata a un approccio "soft" del capo di Stato sulle diverse materie.

Oggi si sono svolte manifestazioni e proteste in diverse città indonesiane: a Jakarta almeno 200 persone hanno marciato verso l'ambasciata australiana, chiedendo scuse ufficiali al governo di Canberra. Alcuni dimostranti a Yogyakarta, nello Java centrale, hanno bruciato bandiere dell'Australia in segno di sdegno; tuttavia, la manifestazione si è svolta in modo pacifico e non si sono registrati incidenti. Di contro, nella capitale alcuni dimostranti hanno mostrato cartelli minacciosi, dichiarandosi "Pronti alla guerra con l'Australia". 

Esperti di politica interna e analisti internazionali spiegano che dietro la controversia sulle intercettazioni, concentrate in particolare attorno al 2009, vi potrebbero essere proprio le tensioni fra i due governi in materia di immigrazione. Da tempo l'Indonesia è usata come una sorta di "ponte  ideale e necessario" da decine di migliaia di migranti, che abbandonano il Medio oriente e altre zone teatro di guerra per cercare riparo nel vasto continente australiano.

Jakarta ha cercato a più riprese di esercitare pressioni diplomatiche perché Canberra tratti con maggiore "umanità" e comprensione questi moderni "boat-people", che spesso perdono la vita lungo il tragitto che separa le coste australiane da quelle indonesiane o vietnamite.  

Finora dal versante australiano non vi sono dichiarazioni ufficiali o scuse per la vicenda, peraltro attese dal governo indonesiano. Bocche cucite nell'entourage del premier Tony Abbot, mentre Julian Aldrin Pasha, portavoce di Yudhoyono, sottolinea che le reazioni di Canberra sono insoddisfacenti.

L'opinione pubblica indonesiana appare divisa sulla vicenda e se per alcuni è necessaria l'espulsione dell'ambasciatore australiano a Jakarta, altri si chiedono perché il governo non adotti la stessa "linea dura" con Washington. Anche gli Stati Uniti, infatti, hanno spiato le conversazioni di moltissimi Paesi, fra cui l'Indonesia, ma Yudhoyono non ha certo reagito con la medesima fermezza nei confronti di Barack Obama.

La controversia fra Jakarta e Canberra potrebbe avere pesanti ripercussioni nel settore del commercio, in particolare nell'importazione delle carni australiane in Indonesia. Il ministro Gita Wirjawan avverte che il boicottaggio della produzione australiana rischia solo di far schizzare alle stelle il prezzo della carne nel Paese per l'impossibilità di far fronte alla domanda con la sola produzione interna e l'importazione da altre nazioni. 

 

 

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