08/04/2008, 00.00
HONG KONG
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Da Milano ad Hong Kong: 150 anni di missione

di p. Gianni Criveller
La comunità del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) invita tutti i lettori ad imparare dalle vite dei tanti missionari che hanno predicato il Vangelo ad Hong Kong attraverso un libro illustrato e pubblicato in inglese e in cinese, di p. Gianni Criveller. Anticipiamo parte dei contenuti e delle riflessioni.

Il missionario itinerante

Il periodo dei missionari itineranti è probabilmente il più affascinante di tutti. Per decenni la vita dei missionari itineranti nei distretti cinesi, che nel XIX secolo erano parte della provincia di Hong Kong, era estremamente difficile.

È importante ricordare che fino al 1898 i Nuovi Territori facevano parte della missione di Hong Kong, ma non erano colonia britannica. I missionari hanno lavorato anche nei tre grandi distretti della provincia di Guangdong – Po On, Wai Yeung e Hoi Fung – governati dalla Cina.

Penetrare questi luoghi, allontanandosi così dalla protezione britannica, era un sfida avventurosa, ma anche rischiosa. I missionari si spostavano da villaggio a villaggio ed erano a volte benvenuti ed altre cacciati. Ovunque andassero cercavano di radunare anche piccoli gruppi di fedeli semplicemente predicando per le strade o nelle piazze. I sacerdoti e i catechisti cinesi accompagnavano i missionari nella loro opera di evangelizzazione, e anche se di loro i missionari non parlano quasi mai nei loro scritti, la loro costante presenza era di un’importanza estrema. I cinesi al seguito dei missionari stabilivano i contatti tra la gente preparando il terreno per i sacerdoti del PIME che non hanno mai dovuto cominciare da zero, ed è anche grazie alle azioni dei cristiani cinesi se la missione itinerante ha portato frutti.

 

L’apostolato scientifico

La missione cattolica ha raggiunto la Cina grazie al contributo di missionari-scienziati, anche se il PIME ha sempre espresso una chiara preferenza per un apostolato ‘diretto’ invece che impegnato in studi culturali e scientifici. Ad Hong Kong tuttavia ci sono due significative eccezioni. La prima riguarda p. Simeone Volonteri, in Hong Kong dal 1859 al 1870 e fondatore della missione dell' Henan nel 1870. P.Volonteri è stato il primo a disegnare la mappa di Hong Kong e dei distretti circostanti.

La seconda eccezione è p. Raffaello Maglioni, missionario nella provincia di Hong Kong dal 1928 al 1953. P. Maglioni ha lavorato nella provincia di Hoi Fung negli anni '30 e '40 ed è l’unico missionario del PIME meritevole di essere chiamato missionario-scienziato. P.Maglioni infatti ha condotto importanti ricerche archeologiche e la sua collezione è stata donata dal vescovo Lorenzo Bianchi al governo di Hong Kong che l’ha esposta al Museo di storia. P. Maglioni era un autodidatta mosso da una passione profonda, e aveva un talento speciale per le lingue. Ha addirittura completato il primo dizionario del dialetto Hoklos parlato nel distretto di Hoi Fung. Anche la sua biblioteca di oltre mille volumi prestigiosi è diventata parte del Museo di storia di Hong Kong. 

Non dobbiamo tuttavia dimenticare che entrambi i sacerdoti erano i primi ad occuparsi di apostolato tradizionale e le attività scientifiche e culturali erano ispirate per lo più da interessi personali per certe materie, più che dalle linee guida del PIME. La società non ha mai incoraggiato i missionari-scienziati come invece fecero, per esempio, i gesuiti nel XVII secolo.

Una delle conseguenze di tale politica è che in una città di strategica importanza come Hong Kong non è mai stata fondata alcuna università. Penso che oggi se ne sente tantissimo la mancanza.

 

Il fascino degli archivi

Durante la stesura del libro ho dovuto esaminare centinaia di lettere e documenti. Gli archivi sono luoghi affascinanti e garantiscono letture avvincenti. Sono una miniera d’oro di informazioni e una fonte di continue sorprese. Le migliaia di lettere dei missionari aiutano ad abbattere le interpretazioni ideologiche dell’attività missionaria che sono ancora presenti in certi contesti.  In molti scritti storici, i missionari sono descritti come i fautori dell’imperialismo. Tuttavia le lettere archiviate parlano di gruppi di persone che si definiscono in modo totalmente differente, e indicano chiaramente che i missionari erano mossi dalla fede e così pure il loro operato. È sufficiente leggere i loro scritti per capirlo. Non è giusto attribuire false intenzioni a persone che non le hanno mai espresse. Rimango dell’idea che dobbiamo lasciare ai missionari l’opportunità di parlare per loro stessi.

Inoltre, molte lettere rivelano sofferenze nascoste dovute alla drammaticità delle situazioni di conflitto in cui si trovavano. Gli archivi raccolgono i segreti di missionari sconosciuti e anche di quelli che hanno fallito. Nelle ore spese a leggere le loro memorie, ho imparato a rispettarli ed amarli. Hanno sofferto e hanno dimostrato la loro generosità spendendo la vita in terra di missione.

Quando noi credenti guardiamo agli eventi storici del passato, vediamo che la storia non è solo fatta dai vincitori. Molti dei missionari che hanno lavorato in modo silenzioso e fecondo non hanno sentito il bisogno di scrivere per rendere noti loro stessi.  Nel ricostruire la storia dobbiamo prendere in considerazione anche questo, oltre che ricordare che le lettere dicono molto, ma allo stesso tempo non rivelano tutto.

 

Impegno per la Cina

La nostra comunità presta moltissima attenzione alla Cina, dove si è svolta una delle più importanti storie di missione dell’istituto. Entro la fine degli anni ’80 i nostri confratelli hanno cominciato a riprendere i contatti con le aree delle ex missioni. C’erano cinque diocesi, compresa Hong Kong e i tre distretti della provincia di Guangdong. Attualmente l’intento è di prestare assistenza alle Chiese locali per rinvigorirle.

Tra quelli che hanno preso parte alla fase di ricostruzione in Cina vorrei ricordare la dedizione e la generosità di spirito di p. Luciano Aletta che, nonostante l’età avanzata, ha organizzato qualcosa come 20 chiese nel distretto di Hoi Fung, dove insieme al vescovo Lorenzo Bianchi sono stati imprigionati per averle riparate o ricostruite. 

Vorrei ricordare anche p. Angelo Lazzarotto, p. Giancarlo Politi e p. Sergio Ticozzi che hanno lavorato in modo duro negli ultimi tre anni per capire la situazione della Chiesa in Cina. Sono diventati degli esperti,  e personalità di riferimento valorizzate per la loro conoscenza. Nel 1980 p. Lazzarotto ha giocato un ruolo importante nella fondazione del Centro di studi del Santo Spirito ad Hong Kong. Di recente, altri missionari del PIME hanno preso parte alle attività del Centro che è uno strumento di cui la diocesi di Hong Kong si serve per fare da ponte con la Cina.

 

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