24/05/2018, 04.26
CINA-VATICANO
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Cristiani di Cina e del mondo ‘uniti spiritualmente’ dalla Madonna di Sheshan

di Bernardo Cervellera

All’udienza generale di ieri, papa Francesco ha chiesto di pregare per la Chiesa in Cina nella festa della Vergine di Sheshan. E ha citato le “difficoltà” in cui vivono i fedeli. La persecuzione non travolge solo i cattolici, ma anche i protestanti, i musulmani e i buddisti. Difendere la libertà religiosa serve anche al business. Le previsioni dei sociologi: entro il 2030 la Cina sarà il Paese col maggior numero di cristiani al mondo.

Hong Kong (AsiaNews) - Ha destato molto stupore l’appello rivolto ieri da papa Francesco ad essere “uniti spiritualmente a tutti i fedeli cattolici che vivono in Cina” nella giornata di oggi, in cui si celebra la festa della Madonna di Sheshan, il santuario sulle colline vicine a Shanghai, meta incessante di pellegrinaggi. Papa Francesco non parla spesso della Cina e dei cristiani. Da quando la Santa Sede si è impegnata nel dialogo con il governo cinese, non vi sono stati appelli o denunce, forse per non inquietare la controparte. Vi sono stati invece apprezzamenti del pontefice verso il Regno di Mezzo, esprimendo il suo amore verso la cultura cinese e la Cina.

Ieri, invece, alla fine della sua udienza generale, il pontefice ha citato anche “le difficoltà” in cui sono immersi i nostri fratelli e sorelle della Cina. E le difficoltà sono tante. Proprio mentre Cina e Santa Sede cercano con difficoltà un accordo sulle nomine episcopali, vi sono vescovi impediti a svolgere il loro ministero. Lo stesso vescovo di Shanghai, Taddeo Ma Daqin, dal 2012 è costretto all’isolamento forzato ed è stato retrocesso dall’Associazione patriottica al ruolo di semplice prete.

I nuovi regolamenti sulle attività religiose, varati in febbraio, hanno dato manforte a uno stile maoista delle autorità locali che proibiscono ai giovani sotto i 18 anni di partecipare a qualunque evento religioso, cacciandoli via dalle chiese. In nome della “sinicizzazione”, del rendere “cinese” la fede, si distruggono campanili, si abbattono croci, si strappano decorazioni cristiane. In nome della “stabilità” si effettuano controlli della polizia – con cani poliziotto – negli uffici parrocchiali, nelle celebrazioni, alla ricerca di chissà quali “criminali”.

Qualcuno, forse per mostrarsi amico del governo cinese, sminuisce tutto questo come fatti episodici, legati solo a qualche regione, o a qualche gruppo religioso. In realtà, il gelido vento maoista sta colpendo molte regioni: Zhejiang, Henan, Xinjiang, Shanxi, Mongolia interna, … e non è solo contro i cattolici o contro i protestanti, ma contro tutte le religioni, proprio mentre in Cina, anche fra i giovani, vi è la ricerca di valori religiosi e nuovi ideali più veri del materialismo banale e consumista che offre la società e il Partito.

Il papa chiede di essere “uniti spiritualmente” ai fedeli in Cina a tutti i cattolici del mondo. Ma questa unità spirituale va richiesta anche ai musulmani nel mondo, che vedono i loro fratelli nello Xinjiang umiliati e perseguitati, con la scusa del “terrorismo”. E anche ai buddisti, che vedono i loro templi trasformati in un’attrazione turistica senza silenzio.

E io credo che dovrebbero essere “spiritualmente uniti” anche i businessmen che commerciano con la Cina. La storia ci mostra che quello che è successo ai cattolici e alle religioni è poi successo a tutti nel Paese: lo dimostra quanto avvenuto con la presa di potere di Mao nel 1949; con la Rivoluzione culturale nel 1966; lo si vede oggi dove imprenditori, avvocati, editori sono rapiti, condannati a porte chiuse, costretti a “confessioni” in video. La difesa della libertà religiosa serve a salvaguardare tutti i diritti umani nella società.

Rivolgendosi ai “discepoli del Signore in Cina”, il papa ha detto: “La Madonna non vi farà mai mancare il suo aiuto e vi custodirà col suo amore di madre”. Questo aiuto è effettivo: impressiona incontrare cattolici cinesi, così pieni di fede, capaci di rischio, impegnati a migliorare la società con cooperative, aiuto agli orfani, ai migranti, alle famiglie. Forse ha ragione il sociologo Fenggang Yang: entro il 2030 la Cina sarà il Paese col maggior numero di cristiani al mondo.

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