27/06/2011, 00.00
INDIA
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Cresce la borsa indiana, ma l’aumento del carburante spinge la già rapida inflazione

Il governo la settimana scorsa ha aumentato il prezzo del carburante, conseguenze della crescita del prezzo del petrolio. Ma questo ha scatenato fenomeni speculativi, che rischiano di accelerare la già elevata inflazione, ormai superiore alla crescita economica, con alto rischio di recessione.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – La borsa indiana cresce per il terzo giorno consecutivo, spinta dal timore che la caduta del prezzo del carburante aumenti la salita dell'inflazione, ma anche dalla speculazione di investitori esteri. La borsa di Mumbai oggi è salita dell’1% circa ed è al massimo da 4 mesi, ma le ditte petrolifere e di energia hanno avuto forti aumenti.

Il 24 giugno il governo ha consentito alle raffinerie di Stato di aumentare il prezzo del gasolio di 3 rupie (circa 7 centesimi di dollaro) al litro, il carburante di 2 rupie e il gas per cucinare di 50 rupie per ogni botte di 14,2 chilogrammi. Il carburante è venduto sottocosto per favorire il consumo e lo sviluppo interno, soprattutto a favore del 66% della popolazione che vive con meno di 2 dollari al giorno. Ma questo ha un notevole costo per lo Stato: nel primo trimestre 2011 le aziende statali hanno perso circa 450 miliardi di rupie (10 miliardi di dollari).

Esperti prevedono ora che l’inflazione possa aumentare di un punto percentuale, perché questo aumento può innescare un effetto a catena sui prezzi dei prodotti in generale.

L’inflazione nell’ultimo periodo è stata del 9,06%. La crescita del Paese sta rallentando e nel periodo aprile 2011-aprile 2012 è prevista tra il 7,5% e l’8%, rispetto all’8,5% del 2009/2010. Quindi se il governo non fermerà l’inflazione, gli aumenti dei prezzi saranno in media maggiori della crescita economica. Dato ancora più allarmante perché l’inflazione colpisce soprattutto i generi di grande consumo come gli alimentari, gravando sui ceti medi con aumento della famiglie povere. Di recente il premier Manmohan Singh ha riconosciuto che l’inflazione è “una seria minaccia” alla crescita economica del Paese.

Per frenare l’inflazione il costo del denaro è stato aumentato 10 volte dal marzo 2010. Ma questo ha anche frenato gli investimenti: gli investimenti esteri diretti sono stati di 19 miliardi di dollari nel 2010/2011, rispetto ai 25 miliardi dell’anno precedente.

Del resto i costi dei fattori della produzione sono in crescita, anche considerato che l’India importa l’84% del petrolio necessario e non ha adeguate alternative per produrre energia. Le infrastrutture sono ancora insufficienti e in larghe zone del Paese l’energia elettrica manca o è fornita in modo incostante, mancano le forniture di acqua potabile, le strade sono insufficienti e in cattivo stato.

La maggior parte della popolazione ancora vive dei proventi dell’agricoltura, basata in gran parte sulle piogge monsoniche. Il 60% delle colture non ha altre irrigazioni e rischia di perire in caso di siccità.

Per crescere l’India deve investire di più in ogni settore, ma per farlo deve disporre di maggiori fondi, oggi drenati da sussidi indiretti come per il petrolio. Per questo il ministro delle Finanze Mukherjee il 28 febbraio, nella previsione di bilancio per l’anno in corso, ha stimato una spesa per sussidi per il carburante di 236,4 miliardi di rupie, rispetto ai 383,8 miliardi dell’anno passato. Ma gli aumenti del petrolio gravano su queste previsioni.
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