19/02/2020, 08.34
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Coronavirus: economie asiatiche date in calo malgrado ripresa delle attività in Cina

L’80% delle imprese di Stato cinesi torna al lavoro, ma il Pil nazionale è stimato in calo al 5%. Contraccolpi per tutti le principali economie asiatiche, soprattutto quelle di Giappone e India. Taiwan e Corea del Sud dovrebbero limitare i danni. Anche Indonesia, Singapore e Vietnam rallentano.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’economia cinese si sta rimettendo in moto dopo il blocco delle attività provocato dalla diffusione del coronavirus di Wuhan (Covid-19), ma le previsioni di crescita per la seconda economia del mondo e i suoi vicini sono riviste al ribasso.

La Cina dovrebbe crescere attorno al 5% nel 2020 se l’epidemia sarà contenuta entro la primavera. L’80% delle sue imprese di Stato e delle loro sussidiarie ha ripreso le attività negli ultimi giorni. La riapertura ha riguardato in particolare i settori energetico, delle telecomunicazioni e dei trasporti. Nei servizi, il settore turistico continua a soffrire il sostanziale isolamento del Paese. Al momento, meno di un terzo dei 291 milioni di lavoratori migranti – cittadini che hanno la residenza nelle aree rurali ma che lavorano in un centro urbano – sono tornati al lavoro nelle fabbriche.

Il calo della produzione e della domanda di beni di consumo in Cina, e il blocco dei collegamenti turistici, avranno un inevitabile impatto negativo a livello mondiale. Pechino è un cardine della catena del valore globale, e quindi un traino per le economie manifatturiere asiatiche.

Mentre le previsioni per il primo trimestre del 2020 sono piuttosto cupe, il ripristino delle attività in Cina dovrebbe favorire un recupero nella seconda parte dell’anno in tutta l’Asia.

L’agenzia di rating Moody’s stima che l’India crescerà del 5,4% nel 2020, un taglio consistente rispetto alla proiezione pre-coronavirus che la davano al 6,8%: il livello più basso negli ultimi 11 anni. Senza però una ripresa dei consumi nelle città e nelle campagne, e un impulso alla concessione di crediti alle imprese locali, il recupero indiano potrebbe dimostrarsi fragile secondo gli analisti.

Più moderate le stime per la Corea del Sud, che dovrebbe rallentare dal 2,1% all’1,9%. Per l’Indonesia è prevista invece una crescita inferiore al 5%, che contraddice le ottimistiche dichiarazioni del governo di Jakarta di poter superare i numeri del 2019 (+5,02, il dato peggiore negli ultimi tre anni) malgrado gli effetti del Covid-19.

Dopo un crollo del 6,3% nell’ultimo trimestre del 2019, l’economia giapponese rischia di finire in recessione nell’anno in corso. Per far fronte alla crisi, Tokyo aveva annunciato a dicembre un programma di stimolo del valore di 111 miliardi di euro, i cui effetti potrebbero però essere annullati dalla contrazione dovuta alla crisi epidemica in Cina.

Il governo di Singapore prevede un rallentamento allo 0,5% dallo 0,7% dello scorso anno. Ma le proiezioni iniziali per il 2020 erano di una crescita fino al 2,5%. Le autorità locali si preparano a nuove immissioni di liquidità per stimolare il sistema produttivo. Anche Il Vietnam ha annunciato stimoli per raggiungere il proprio obiettivo di crescita annuale (+6,8%).

Nonostante la sua forte interdipendenza con l’economia cinese, il declino della crescita taiwanese dovrebbe essere contenuto nel 2020. Taipei la stima al 2,4%, dopo una precedente previsione del 2,7%. Secondo le autorità dell’isola il calo sarà inferiore rispetto a quello patito durante l’epidemia di Sars del 2002-2003.

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