30/05/2016, 08.48
SIRIA - ONU
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Conflitto siriano: il capo negoziatore dell’opposizione rassegna le dimissioni

Mohammed Alloush, leader dell’Alto comitato per i negoziati (Hnc), lascia l’incarico. Dietro la decisione il “fallimento” dei negoziati indiretti di pace Onu e le continue violenze sul terreno. Altre figure di primo piano dell’opposizione pronte a lasciare l’incarico. A rischio il tentativo di pace delle Nazioni Unite. 

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Il capo negoziatore dell’opposizione siriana Mohammed Alloush ha rassegnato le proprie dimissioni, a causa del “fallimento” dei negoziati indiretti di pace Onu che si sono svolti nelle scorse settimane a Ginevra (Svizzera). Il leader dell’Alto comitato per i negoziati (Hnc), movimento sostenuto dai sauditi, ha affermato che le trattative non hanno favorito il raggiungimento di un accordo politico o migliorato la situazione della popolazione civile delle aree sotto assedio. 

Analisti ed esperti spiegano che le dimissioni di Alloush - membro di Jaish al-Islam, l’Esercito dell’islam - potrebbero spingere altri leader dell’opposizione ad abbandonare i colloqui, facendo di fatto fallire ogni progetto di pace e transizione politica. 

Il mese scorso l’Hnc ha “sospeso” la partecipazione ai colloqui “di prossimità” delle Nazioni Unite, guidati dall’inviato speciale Onu Staffan de Mistura, imputando alla delegazione governativa lo stallo nelle trattative e l’escalation di violenze sul campo.

Come annunciato nei giorni scorsi dallo stesso de Mistura, al momento non vi sono date ufficiali per la ripresa dei negoziati, annunciata in un primo momento per la fine di maggio. 

In una nota ufficiale il leader dell’opposizione (a destra nella foto) ha sottolineato che “i tre round di colloqui non hanno avuto successo” a causa della “testardaggine” del regime e i “continui bombardamenti e aggressioni” contro il popolo siriano. Nei mesi scorsi gli esponenti del fronte (non jihadista) anti-Assad presente a Ginevra hanno espresso frustrazione per la mancanza di progressi nei colloqui. 

Fra i punti irrisolti la distribuzione di aiuti nelle aree sotto assedio, la lentezza nelle operazioni di rilascio dei detenuti politici dalle carceri governative e l’assenza totale di passaggi verso una transizione politica che escluda la presenza del presidente Bashar al-Assad. 

Al momento resta ancora in vigore la fragile tregua raggiunta il 27 febbraio grazie alla mediazione di Stati Uniti e Russia, a dispetto delle frequenti violazioni sul terreno. 

Il conflitto siriano, divampato nel marzo 2011 come rivolta civile contro il presidente Bashar al-Assad, ha causato almeno 280mila morti e originato una crisi umanitaria senza precedenti, con milioni di profughi.

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