Condannata la giornalista Bao Choy: investigava sull’attacco dei mafiosi di Yuen Long
La giornalista dovrà pagare 6mila dollari di Hong Kong per aver dichiarato “il falso” in una richiesta online alla motorizzazione. Il sindacato dei giornalisti ha deciso di pagare la multa. “Questo giorno è un giorno triste non solo per me, ma anche per il giornalismo. Cercare informazioni pubbliche è ormai vietato”. I sospetti sui rapporti fra mafia e polizia nell’attacco a Yuen Long contro dimostranti e passeggeri.
Hong Kong (AsiaNews) – Bao Choy, giornalista freelance di Rthk, è stata condannata a pagare 6mila dollari di Hong Kong [circa 600 euro] per aver cercato i proprietari di alcuni veicoli postando domande false nella ricerca online del sito della Motorizzazione.
Secondo alcuni video di sorveglianza, i veicoli avevano trasportato armi e bastoni che un gruppo di mafiosi ha usato per picchiare dimostranti pro-democrazia e passeggeri alla stazione della metropolitana di Yuen Long il 21 luglio 2019.
Il verdetto è stato emesso oggi alla magistratura di West Kowloon, dove Bao Choy si è recata accompagnata da un gruppo di colleghi che esponevano cartelli con diverse scritte, fra cui “Fare giornalismo non è reato” e “Chi vuole mantenere all’oscuro l’opinione pubblica?”.
All’uscita dalla corte, Bao Choy si è incontrata con un centinaio di giornalisti e sostenitori, dichiarando: “Questo giorno è un giorno triste non solo per me, ma anche per il giornalismo. Cercare informazioni pubbliche è ormai vietato. In questo modo i giornalisti non potranno più domandare dati pubblici per il loro lavoro. Chiedo a tutti i colleghi di continuare a lavorare per sostenere il nostro lavoro nella situazione presente”.
Visibilmente commossa, Bao Choy ha spiegato che la condanna mette a rischio il lavoro dei giornalisti e getta fango sul suo documentario, come se non fosse vero. In realtà il documentario che è stato pubblicato su Rthk prima della legge sulla sicurezza, ha vinto quest’anno il premio Kam Yiu-yu per la libertà di stampa, anche se la nuova gestione di Rthk, più vicina a Pechino, ha deciso di rifiutare il premio.
Il sindacato dei giornalisti ha voluto mostrare solidarietà verso Bao Choy e ha deciso di assumersi l’onere del pagamento della multa.
Nella richiesta sul proprietario della targa dell’auto sospetta, la giornalista 37enne aveva dichiarato che lo scopo era “per questioni legate ai trasporti”. Le altre due opzioni erano “questioni legali” e “vendita e acquisto di veicolo”. La giornalista non aveva trovato (o non c’era?) l’opzione “altri motivi”.
Il polverone alzato sulle dichiarazioni “false” di Bao Choy rischia di far dimenticare la gravità dell’episodio di Yuen Long in cui sono emersi sospetti di rapporti fra la polizia e i gruppi mafiosi per punire i dimostranti pro-democrazia. Molti dei dimostranti vestivano in nero, avendo partecipato a una manifestazione in centro; gli assalitori vestivano invece con magliette bianche.
Dopo l’emissione del programma della giornalista, la polizia aveva dichiarato che a Yuen Long vi erano alcuni poliziotti in borghese che non sono intervenuti per salvare le vittime del pestaggio. Inoltre, è emerso che le innumerevoli chiamate fatte al pronto intervento delle forze dell’ordine, hanno avuto una risposta solo dopo oltre 40 minuti.
In seguito, la polizia ha accusato alcune delle vittime di essere dei “rivoltosi” e ne ha arrestati alcuni. E dopo l’arresto di Bao Choy, avvenuta lo scorso 3 novembre, ha diffuso un’altra interpretazione, dicendo che l’incidente era stato “uno scontro fra due gruppi”.
Lo scorso agosto sono stati arrestati alcuni membri appartenenti alle triadi, ma come affermano alcuni osservatori, “hanno preso i pesci piccoli, ma non i responsabili” dell’attacco.
Foto: Apple Daily TV