30/08/2005, 00.00
CINA - ONU
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Commissione Onu per i diritti umani per riformare la giustizia in Cina

In agenda l'incontro con il presidente Hu e alti funzionari pubblici. In esame le accuse di violazione dei diritti e la riforma del sistema giudiziario, per portare Pechino alla ratifica e all'attuazione della Convenzione Onu sui diritti civili e politici.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Louise Arbour, Alto Commissario Onu per i Diritti Umani è in visita a Pechino per una missione di 5 giorni. Oggetto della visita è il sistema giudiziario cinese, spesso criticato per le torture della polizia, i processi avvenuti senza rispetto dei diritti della difesa e le frequenti condanne a morte. Il programma è fitto di appuntamenti: oggi si incontra con il ministro della Giustizia e giovedì con il capo della Suprema Corte del Popolo. La Arbour si recherà anche presso la struttura di correzione "Sole splendente", considerato un "istituto modello per la riabilitazione delle persone". Ieri la Arbour ha incontrato il presidente Hu Jintao. Hu è alla vigilia della sua prima visita negli Usa (dal 7 settembre) e molti si aspettano da lui un gesto di "buona volontà" per proseguire il dialogo sui diritti umani con i paesi occidentali e l'Onu. Sono previsti incontri anche con il ministro degli Esteri e altri rappresentanti del governo e di enti non governativi.

Secondo Jose Diaz, portavoce Onu, i temi in discussione sono legati alla riforma del sistema giudiziario, necessaria perché Pechino possa ratificare la Convenzione Onu per i diritti civili e politici. La Commissione vorrebbe fissare una data per una sua ratifica. Pechino ha sottoscritto la Convenzione nel 1998, ma non l'ha ancora ratificata al parlamento, né assorbita nella legislazione.

In agenda vi è anche la discussione su come realizzare le raccomandazioni della Commissione Onu per i diritti economici, sociali e culturali. L'Onu sollecita il Paese ad affrontare 27 questioni, che riguardano, tra l'altro, casi di lavoro forzato, aborto forzato, sfruttamento di bambini, esproprio di beni, discriminazioni contro i migranti interni, bassi salari.

Tra le principali richieste vi è pure la revisione del sistema del Lao gai, la "rieducazione-tramite-lavoro" –che permette la condanna di dissidenti e critici del governo senza processo fino a 4 anni di lavori forzati - e l'uso della pena di morte (con oltre 12 mila condanne ogni anno). Secondo dati ufficiali, nei campi di lavoro forzato si trovano non meno di 26 mila detenuti; è in discussione una riforma che riduca la condanna a un massimo di 18 mesi e che consenta di fare appello.

La Cina conta circa 1,5 milioni di detenuti in 670 prigioni. Le associazioni per la tutela dei diritti umani criticano il sistema giudiziario quale strumento subordinato al Partito comunista per il mantenimento del potere.

Quella in corso è l'ottava visita ufficiale in Cina di un rappresentante Onu per i diritti umani, negli ultimi 7 anni. Nel 1998 per la prima volta l'allora Commissario, Mary Robinson, poté discutere con funzionari governativi circa le notizie di repressioni, torture e altri abusi.

Per novembre è prevista una visita di Manfred Nowak, principale esperto Onu per le torture, per verificare i rapporti sulle torture contro i detenuti. Questa missione, più volte rinviata, si recherà anche in Tibet e nello Xinjiang.

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