25/04/2006, 00.00
CINA - MAROCCO
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Comincia dal Marocco la conquista cinese dell'Africa

Hu Jintao ha incontrato re Mohammed VI in Marocco e discute accordi per commercio e cooperazione tecnologica. Nei prossimi giorni vola in Nigeria e Kenya, alla ricerca di petrolio, materie prime e mercati per la sovrapproduzione cinese.

Rabat (AsiaNews/Agenzie) – Nella prima tappa africana, il Presidente cinese Hu Jintao in Marocco oggi incontra il Premier e i Presidenti delle due camere. Arrivato a Rabat ieri con la sua folta delegazione, Hu ha incontrato re Mohammed VI (che ha visitato Pechino nel 2002) per parlare di commercio, scambi culturali, cooperazione scientifica e tecnologica, turismo e sanità. Attesi nuovi accordi in questi settori e una più stretta collaborazione politica internazionale.

Nel 2005 il commercio tra i due Paesi ha raggiunto gli 1,48 miliardi di dollari Usa, con un incremento del 28%. Il Marocco non ha petrolio ma una posizione geografica strategica, vera porta sull'Europa. Pechino – che qui finora ha esportato quasi soltanto tessili, tè e elettrodomestici – vuole realizzare a Tangeri un nuovo porto e un centro industriale entro il 2007 e rendere il Paese sede di competitive industrie di manifatture e importante snodo commerciale verso la vicina Europa.

"Per la sua posizione – osserva Tajeddine el-Husseini, professore marocchino di Diritto internazionale dell'economia – la Cina può servirsi del territorio del Marocco come base per lanciare maggiori esportazioni verso Europa e Stati Uniti".

La collaborazione con ditte locali permetterebbe, anche, di aggirare i limiti posti da questi Paesi al tessile cinese. Il Paese ha  una diffusa industria tessile, che però ha molto sofferto per la concorrenza del tessile cinese, che ha invaso l'Europa togliendo spazio ai prodotti africani. Il Marocco ha anche una fiorente industria turistica e vuole incrementare il turismo dalla Cina.

Il Presidente – che domani vola in Nigeria, seconda tappa del viaggio africano – cerca materie prime e offre collaborazione per lo sviluppo di servizi, strutture e tecnologie.

Nel continente africano Pechino cerca anche un mercato per la sua crescente produzione industriale. Nel 2004 l'esportazione cinese in Africa è stata di 13,82 miliardi di dollari (+36% in un anno) e l'importazione di 15,65 miliardi. (+81%). La visita è stata preparata da numerosi viaggi di funzionari e rappresentanti del Governo cinese in tutto il continente, dall'Egitto all'Algeria al Sud Africa allo Zambia, per discutere e concludere accordi.

Il 20 aprile la statale China National Offshore Oil Corp. ha concluso l'accordo per l'acquisto per 2 miliardi di dollari del 45% delle quote di giacimenti di petrolio nigeriano. Pechino è benvenuta in molti Stati africani, perché conclude affari senza porre condizioni politiche, mentre talvolta Stati Uniti e Paesi europei rifiutano di trattare con regimi dittatoriali o governi troppo corrotti. Per questo ong occidentali per i diritti umani lamentano il rischio che la Cina vanifichi gli sforzi internazionali per convincere simili regimi a introdurre riforme.

La Cina risponde che il commercio è estraneo alla politica e che non interferisce negli affari interni degli altri Paesi, anche se poi ha posto il veto alle Nazioni Unite a sanzioni contro il Sudan (ricco di petrolio) per fermare i massacri nel Darfur e ha venduto armi allo Zimbabwe.

"Le linee di commercio dell'Africa – osserva l'analista Cristopher Clapham – si stanno spostando dal settentrione verso l'oriente" e la fame cinese di materie prime è utile ai Paesi africani che ne sono ricchi ma chiedono aiuto per trovarle e produrle.

"La crescente attività della Cina – aggiunge Zhang Xiaodong, esperto della Accademia cinese delle scienze sociali – per importare petrolio e altre materia prime da Medio Oriente ed Africa fa ritenere che queste regioni saranno sempre più importanti per il futuro sviluppo del Grande Paese". (PB)

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