23/09/2024, 12.57
SRI LANKA
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Colombo: le promesse del nuovo presidente Dissanayake

di Melani Manel Perera

La vittoria del 55enne leader del partito di ispirazione marxista segna la rottura rispetto alle "dinastie" che avevano dominato la politica locale, in continuità con le richieste dell'Aragayala, il movimento che ha rovesciato Rajapaksa. In campagna elettorale si è impegnato a rivedere la politica di austerità imposta dal Fondo monetario internazionale, ma anche a riaprire l'indagine sugli attentati della Pasqua 2019. Le reazioni di India e Cina all'esito del voto.

Colombo (AsiaNews) - Come anticipato dai sondaggi, Anura Kumara Dissanayake è stato eletto nono presidente dello Sri Lanka. Leader di ispirazione marxista a capo di una coalizione di sinistra chiamata National People’s Power, ha ottenuto 5,74 milioni di voti (il 42%), contro i 4,54 milioni (il 32%) del leader dell'opposizione Sajith Premadasa. Il presidente uscente, Ranil Wickremesinghe, nominato nel 2022 per far fronte alla crisi economica dopo la fuga di Gotabaya Rajapaksa, ha ricevuto meno del 20% delle preferenze. Con un’affluenza di circa il 79%, per la prima volta nella storia del Paese è stato necessario un secondo conteggio delle schede elettorali, dopo che nessun candidato aveva ricevuto almeno il 50% dei voti necessari per essere eletto al primo turno. Gli elettori srilankesi scrivono in ordine di preferenza il nome di tre candidati: in caso di mancata maggioranza, vengono prese in esame le seconde ed eventualmente le terze scelte degli elettori.

Dissanayake, 55 anni, dal 2008 guida il Janatha Vimukti Peramuna (JVP o Fronte di liberazione popolare), un partito marxista-leninista filo-cinese che tra gli anni ‘70 e ‘80, e in particolare dopo la firma dell’accordo indo-srilankese nel 1987 iniziò una lotta armata contro il governo per la creazione di uno Stato socialista di etnia sinhala. Dopo una laurea in fisica, Dissanayake fece il suo ingresso in politica proprio in quegli anni, per i quali, nel 2014, si è scusato, progressivamente stemperando le posizioni del partito. 

“Dobbiamo creare una nuova cultura politica pulita - ha dichiarato durante la cerimonia di insediamento, che è avvenuta già oggi -. Ho già detto che non sono un mago, sono un cittadino comune. Ci sono cose che so e altre che non so. Il mio obiettivo principale è quello di riunire quanti hanno le conoscenze e le capacità per aiutare a risollevare il Paese”. Dissanayake ha ricevuto una benedizione buddista alla fine del suo discorso pronunciato solo in lingua sinhala. Durante il giuramento erano presenti anche rappresentanti delle altre religioni presenti nello Sri Lanka, islam, induismo e cristianesimo.

L'elezione di Dissanayake è vista da esperti e commentatori come una rottura rispetto alle figure (e famiglie) “tradizionali” che hanno finora dominato la politica dello Sri Lanka. Il rampollo della famiglia Rajapaksa, che era tra i 38 candidati presidenti, ha ottenuto meno del 3% dei voti. Mahendran Thiruvarangan, professore dell'Università di Jaffna ha descritto come “positivi” i risultati elettorali: “L'NPP è una formazione politica che rappresenta alcune delle richieste fondamentali dell'Aragayala [il movimento di protesta che due anni fa portò alle dimissioni dell’ex presidente Gotabaya Rajapaksa]. La loro vittoria è motivo di ottimismo”.

Durante la campagna elettorale, Dissanayake aveva dichiarato che in caso di vittoria avrebbe sciolto il Parlamento (dove al momento il JVP ha solo tre seggi) per riflettere la volontà della popolazione. Ha inoltre promesso che avrebbe avviato un'indagine sugli attentati di Pasqua del 2019, lasciando intendere che se il governo finora ha evitato di farlo, è perché aveva paura di rivelare "le proprie responsabilità”.

“Non è solo questa indagine”, ha aggiunto. “I politici che hanno promesso di fermare la corruzione si sono impegnati nella corruzione; coloro che hanno promesso di creare uno Sri Lanka libero dal debito hanno solo peggiorato il peso del debito; le persone che hanno promesso di rafforzare la legge l'hanno infranta”.

In realtà, sotto la presidenza di Ranil Wickremesinghe, l’inflazione, da oltre il 70% del 2022 è scesa allo 0,5% e si prevede una leggera crescita nel 2024, anche se un quarto della popolazione (composta da 22 milioni di persone) vive ancora in condizione di povertà e forte indebitamento. Il presidente uscente, congratulandosi con Dissanayake per la vittoria, non ha mancato di farlo notare: “Ho completato con successo la responsabilità che la storia ha posto sulle mie spalle. Sono riuscito a salvare la mia madrepatria dalla bancarotta nel breve lasso di tempo di due anni”, ha dichiarato.

Dissanayake e altri membri del JVP hanno poi promesso di rivedere i criteri imposti dal Fondo monetario internazionale (FMI) che, in cambio di politiche di austerità, ha garantito un prestito da circa 3 miliardi di dollari. Alcuni esperti economici hanno tuttavia espresso preoccupazione, temendo che un cambio di rotta nelle politiche economiche possa ostacolare il percorso di ripresa.

I più importanti capi di governo della regione si sono affrettati a congratularsi con Dissanayake: il primo ministro indiano Narendra Modi ha dichiarato su X che lo Sri Lanka “occupa un posto speciale nella politica indiana Neighbourhood First”, mentre il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato di essere pronto a collaborare a favore della tradizionale amicizia tra i due Paesi, rafforzando la reciproca fiducia politica e la cooperazione in termini di progetti di sviluppo della Belt and Road Initiative. 

Negli ultimi anni, la contesa geopolitica tra India e Cina si è spesso manifestata in investimenti rivali nelle infrastrutture dello Sri Lanka. Qualche giorno prima di essere eletto, Dissanayake aveva affermato che avrebbe annullato il progetto di energia eolica del gruppo Adani, un investimento di oltre 440 milioni per la costruzione di centrali eoliche nel Paese che dovrebbero vendere l’energia prodotta a 8,26 centesimi per kilowattora agli srilankesi. Un progetto criticato anche per l’impatto ambientale e la “mancanza di trasparenza” al vaglio della Corte suprema dello Sri Lanka.

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