12/09/2012, 00.00
LIBIA
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Cirenaica, l'amicizia delle suore con gli islamisti libici

Suor Celeste Biasolo, superiora del convento della Sacra Famiglia di Derna, racconta che da 92 anni vi è un legame fra le religiose e la popolazione musulmana. Il 15 agosto tutta la città si è mobilitata per aiutare le suore vittime di un furto ad opera di due giovani criminali. Il servizio ai malati e agli anziani silenziosa testimonianza dell'amore di Cristo fra i musulmani.

Derna (AsiaNews) -  Considerata una delle roccaforti islamiche della Libia e della Cirenaica, Derna è stata insieme a Bengasi nel marzo 2011 la città da cui è iniziata l'offensiva contro Gheddafi e il suo regime. Essa è stata in passato la sede di reclutamento del Libyan Islamic Fighting Group, i primi a combattere Gheddafi negli anni '90. Durante i sette mesi di guerra i media occidentali hanno più volte parlato della presenza di un califfato islamico autonomo creato dalle autorità religiose cittadine e diffuso dati sui kamikaze inviati a combattere il jihad in Iraq, Afghanistan e ora in Siria. Nel 2007 l'esercito americano a Baghdad diffuse una lista dei mujaheddin stranieri che combattevano a fianco degli insorti: su 112 cittadini libici, 52 (tra cui alcuni kamikaze) erano di Derna. AsiaNews ha raccolto la testimonianza di suor Celeste Biasolo, madre superiore del piccolo convento delle suore della Sacra Famiglia di Spoleto. La religiosa racconta l'immagine di una società molto diversa da quella apparsa in questi mesi su media e telegiornali, che più volte hanno bollato la città come islamista, senza tener conto della sua cultura e dalla sua popolazione.       

Per suor celeste la gente di Derna è molto credente, alcuni sono vicini all'islamismo, ma non hanno nessun problema per quanto riguarda la nostra religione. "Loro sanno che siamo religiose e cattoliche - spiega - ma attraverso il lavoro quotidiano con malati e soprattutto con gli anziani essi hanno notato in noi una umanità di diversa dalla loro, che li ha sorpresi. Per questa ragione la nostra è una Chiesa del silenzio. Aiutando in modo gratuito e con amore chi soffre, testimoniamo il messaggio di Gesù fra popoli di altre fedi. Ogni giorno i parenti di queste persone ci ringraziano definendoci 'angeli in terra'".  "Io sono ormai in questo Paese da 28 anni - confessa la suora - alcune mie consorelle, tutte italiane, sono in missione da più di 40 anni. Dopo così tanti anni non ci sentiamo più italiane, ma 'dernine', e tali ci considerano anche gli abitanti della città".

 "Nei mesi di guerra - racconta - non abbiamo avuto nessun  problema, abbiamo continuato il nostro lavoro. Ogni giorno qualcuno veniva a far visita al convento per verificare la nostra condizione". Il clima di caos iniziato con l'offensiva del regime e la presenza di molti militanti estremisti islamici, anche stranieri, non si sono verificati attacchi deliberati, o casi di  mancanza di rispetto nei confronti delle religiose, che sono rimaste a Derna per tutto il periodo del conflitto.

L'unico incidente avvenuto in questi mesi è stato il furto dell'auto di proprietà delle suore. Il fatto è avvenuto all'inizio di agosto. Un pomeriggio  due giovani incappucciati armati bloccano l'auto in una delle vie della città, intimando alla religiosa che era alla guida di scendere e consegnare la vettura.  I casi di criminalità sono dovuti dalla poca sicurezza e suor Celeste conferma che non vi era alcun secondo fine nel gesto dei due ragazzi. "Con la caduta del regime - continua - nel Paese è entrata la droga, molti giovani non lavorano e quindi commettono furti. Alcune delle nostre infermiere sono state ferite in queste azioni criminali che purtroppo sono all'ordine del giorno".

L'incidente subito dalle suore ha scioccato tutta la comunità musulmana di Derna, tanto da spingere i capi delle 150 tribù della città a fare una cerimonia pubblica per offrire le proprie scuse ufficiali alle religiose.  "A partire dal 15 di agosto fino alla fine del Ramadan - dichiara suor Celeste - la nostra casa è diventata una sorta di attrazione: una processione continua di persone ha affollato il nostro cortile per diversi giorni. I tre quarti degli abitanti della città ci hanno fatto visita con le loro famiglie, portando in dono cibo, vestiti e tutto quello che poteva essere utile per noi e per il nostro lavoro. I responsabili dell'ospedale ci hanno obbligato a una settimana di riposo, per riprenderci dalla disavventura".  In poco tempo i 150 capi delle tribù di Derna hanno eretto una tenda in un'ala dell'ospedale distrutta dalla guerra, per agevolare il lavoro con i malati e hanno promesso il dono di una nuova auto. "Questa è stata una dimostrazione di grande affetto e riconoscenza della nostra missione. Per consentire gli spostamenti, le autorità hanno inoltre provveduto ad affidarci un autista per il nostro pulmino".

La suora sottolinea però che questo non è stato un gesto isolato e che la gratitudine e l'amicizia con la popolazione musulmana si manifesta soprattutto nel lavoro quotidiano: "Noi stiamo con  i malati dalla mattina fino al tramonto. Li accudiamo, diamo loro fiducia, stiamo semplicemente al loro fianco . Ogni volta che entrano in ambulatorio o in una stanza   medici, paramedici, amministrazione, ci ringraziano. Fra i musulmani il sentimento di assistenza e servizio agli ultimi è quasi assente e il coinvolgimento umano con i malati è molto raro. Manca l'umanità. Per questo motivo restano colpiti da questa diversità: l'amore per il prossimo che ci ha insegnato Gesù".  

La presenza delle Suore della Sacra Famiglia di Spoleto in Libia risale al 1921. È stato lo stesso fondatore dell'Istituto, il beato Pietro Bonilli, a voler aprire una missione in Cirenaica, nella città di Derna. A tutt'oggi le religiose sono quattro. "All'inizio degli anni '90 - nota suor Celeste - eravamo ben 18. Ora ci siamo ridotte a poche anziane, ma attendiamo con gioia l'arrivo di altre tre consorelle indiane, che daranno nuova forza alla missione di carità fra questa gente".   

 

 

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