Cina e Russia contro i “Panama papers”: Propaganda di Washington per screditarci
Pechino e Mosca censurano il coinvolgimento dei propri leader nello scandalo. Il Global Times, organo semi-ufficiale del governo cinese: “Gli Stati Uniti minimizzano i file scomodi per loro e amplificano quelli che denunciano personalità non occidentali”. In Cina oscurati tutti i siti che rimandano ai documenti rivelati. Nella lista anche 600 società israeliane.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Le rivelazioni contenute nei “Panama papers”, che rivelano nel dettaglio i conti all’estero di personalità di primo piano di tutto il mondo, fanno parte della propaganda occidentale volta a minare la credibilità delle potenze asiatiche. È quello che affermano Cina e Russia, che reagiscono al caso scoppiato il 3 aprile scorso censurando i documenti contenti informazioni su persone legate al primo ministro russo Vladimir Putin e al presidente cinese Xi Jinping.
In un editoriale pubblicato ieri, il Global Times (magazine del Quotidiano del Popolo) afferma che “i media occidentali hanno preso il controllo dell’interpretazione ogni volta che si verifica una fuga di notizie simile, e Washington ha mostrato una particolare influenza in questo [ultimo caso]”. Senza citare alcuna delle personalità cinesi coinvolte nell’inchiesta, la rivista sostiene che “le informazioni che sono negative per gli Stati Uniti vengono sempre minimizzate, mentre la denuncia dei leader non occidentali come Putin viene sempre amplificata”.
Il caso “Panama Papers” è scoppiato il 3 aprile scorso dopo la diffusione di 11,5 milioni di dati dello studio legale Mossack Fonseca, con base a Panama. Gli autori sono 370 giornalisti e oltre 100 testate di 70 Paesi, legati al Consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta (Icij, International Consortium of Investigative Journalists). I documenti coprono un periodo dal 1977 al 2015 e descivono i conti offshore di 140 personalità internazionali, molte delle quali asiatiche, come i figli di Li Peng, “il macellaio di Tiananmen”, e l’emiro del Qatar.
Pur non nominando Vladimir Putin in modo diretto, i fascicoli rivelano transizioni per due miliardi di dollari riconducibili a persone o aziende vicine al leader russo. Secondo Mosca si tratta di un tentativo di minare la campagna elettorale del presidente, il cui partito (Russia Unita) a settembre affronterà le elezioni parlamentari. I media di Stato russi non hanno riportato il coinvolgimento di Putin nel caso.
I leader cinese Xi Jinping – che dal 2012 conduce una campagna anti corruzione all’interno del Partito – è coinvolto a causa di Deng Jiagui, il marito della sorella. Egli è un azionista di due aziende nelle Isole Vergini britanniche e possessore di centinaia di milioni di dollari in beni immobiliari. Secondo la BBC, i “papers” menzionano anche familiari di due membri della Commissione permanente del Politburo. I documenti pubblicati online sono stati censurati in Cina, e a chi digita “Panama papers” su Google compare la scritta: “Le pagine trovate potrebbero non rispettare le leggi vigenti”.
Nei documenti pubblicati, inoltre, vi sarebbero i nomi di 600 società israeliane, comprese due delle tre maggiori banche del Paese (Leumi e Hapoalim), e 850 azionisti privati. La guardia di finanza di Tel Aviv ha dichiarato che analizzerà nel dettaglio i file “che rafforzano la nostra campagna, lanciata l’anno scorso, volta a convincere gli israeliani che non hanno dichiarato la propria ricchezza all’estero a farlo, senza dover subire alcuna pena”.