13/06/2015, 00.00
CINA
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Cina, lo “zar della sicurezza” caduto in disgrazia era seguace di un santone

Dopo la sentenza e la condanna all’ergastolo di Zhou Yongkang emergono nuovi dettagli sul suo caso. L’uomo era collegato alla figura di Cao Yongzheng: guaritore, mistico ed esperto della pratica tradizionale del qigong. A lui l’ex vertice della sicurezza nazionale avrebbe passato segreti di Stato.

Pechino (AsiaNews) – Zhou Yongkang, ex “zar della sicurezza nazionale” condannato nei giorni scorsi all’ergastolo, era seguace di un guaritore, mistico ed esperto della pratica tradizionale del qigong. Lo rivela la Xinhua, agenzia di stampa ufficiale del governo cinese, secondo la quale proprio a questo “santone” Zhou avrebbe passato documenti di Stato “estremamente confidenziali”. Noto come “il saggio dello Xinjiang”, Cao Yongzheng è una figura nota nella società cinese che – grazie alle sue “arti” – è riuscito nel tempo a entrare persino nel mercato del petrolio nazionale.

La Cina è ancora uno Stato formalmente ateo, che porta avanti da tempo una lotta particolarmente dura non soltanto contro le religioni tradizionali ma soprattutto contro il gran numero di culti e di gruppi para-religiosi che il più delle volte si formano attorno a presunti santoni con poteri miracolosi. Cao è uno di questi, emerso sulla scena nazionale negli anni Novanta per la sua presunta abilità nel predire il futuro e curare malattie.

I “talenti” di Cao gli hanno permesso di raggiungere i vertici politici ed economici del Paese, tanto che è riuscito a creare nel tempo – insieme ad un ex alto dirigente della China National Petroleum Corporation – una società impegnata nel settore petrolifero con base a Hong Kong.

Lo stesso Cao, dice ancora la Xinhua, ha testimoniato contro Zhou Yongkang durante un’udienza a porte chiuse avvenuta lo scorso 22 maggio 2015. Nella sua deposizione ha ammesso che l’ex membro del Politburo – il più alto in grado nella storia recente del Paese a finire in galera – gli aveva passato cinque documenti “estremamente confidenziali” e un altro “confidenziale”. Questi testi, conclude l’agenzia, “non dovevano finire in mani diverse dalle sue. Questo rappresenta una diretta violazione della Legge sul segreto di Stato”.

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