14/03/2018, 10.03
CINA - VATICANO
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Chi è contro un accordo giusto, corretto e pacifico?

di Shanren*

La critica agli articoli che si scagliano contro il card. Zen senza considerare i motivi della sua posizione. Egli ama la Chiesa e la patria. Il silenzio sugli argomenti “sensibili” di alcuni giornalisti. Tutti desiderano un “accordo” buono, ma la Cina non rispetta le croci e porta avanti la “sinicizzazione” della Chiesa.

Pechino (AsiaNews) – Recentemente ho letto l'articolo del Sig. Lei Dingming [anche conosciuto come Francis T. Lui (雷鼎鳴), professore pro-Cina e autore di un recente articolo in cui critica il cardinal Zen, ndr], il cui argomento è “Il dibattito dietro le quinte del riconoscimento diplomatico tra Cina e Vaticano”. Senza dubbio, il Sig. Lei Dingming è un professore, uno studioso, lo si realizza dalla stessa lettura dello scritto, dal momento che è molto ben strutturato, logico e in un buon stile. Ma, dopo averlo letto, non ho potuto non provare un senso di disappunto. Un simile sentimento l'ho provato dopo la lettura degli articoli di Valente, Sisci, Paolo Gan, l'editoriale di World Times, perché lo stile specifico di questo tipo di scritti è di sforzarsi innanzitutto di porre semplicemente il cardinal Zen sulla linea di opposizione all'accordo e al riconoscimento diplomatico. Ma non vogliono cercare prima di tutto di capire il perché della posizione del card. Zen.

Di conseguenza, fanno di tutto per esagerare la grande bontà dei negoziati, dell'accordo e dei rapporti diplomatici tra Cina e Vaticano, prendendo di mira il card. Zen come bersaglio pubblico di critica.   Persino alcuni “vescovi clandestini” nelle interviste di Valente non trascurano dichiarazioni positive: i “vescovi clandestini” non vogliono che siano rappresentati da altri (lo stesso vale per quelli che rappresentano solo se stessi). Dal momento che i “vescovi clandestini” hanno espresso di voler certamente seguire il Santo Padre, sottolineando che è una buona cosa che Cina e Vaticano giungano a un accordo e al riconoscimento diplomatico, se Cina e Vaticano si devono accordare, il Vaticano deve farlo in fretta: chi può ancora opporvisi?

Inoltre, nel caldo dibattito su internet, se tu non sollevi entrambe le mani ad approvare con forza l'accordo che faranno la Cina e il Vaticano, sembra che non vuoi obbedire alle supreme autorità della Chiesa.  Per la Gerarchia ecclesiastica della Chiesa cattolica si dà molto peso all'obbedienza e all'adesione ai comandi. Dal momento che è così, noi dobbiamo chiederci di nuovo: il card. Zen si oppone veramente all'accordo tra Cina e Vaticano, ed ostacola il loro riconoscimento diplomatico?  Come cardinale cinese più anziano ha sacrificato tutta la sua vita per la Chiesa in Cina (non solo la Chiesa clandestina): si oppone veramente che Cina e Vaticano si riconcilino e condividano l'onore?

Se persone semplici come me capiscono che il card. Zen ama la Chiesa e ama la patria, le persone citate sopra, che si ostinano a fare di lui il portavoce della Chiesa clandestina e l'oppositore dell'accordo tra Cina e Vaticano, cosa intendono dire alla fin fine? Intendono dire che la “Chiesa clandestina” non vuole  sacrificarsi per la situazione generale tra Cina e Vaticano? O intendono dire che la “Chiesa ufficiale” di fatto è già abituata a curarsi della situazione generale?

Tra le “due associazioni”, un certo “vescovo” in un'intervista a giornalisti ha detto onestamente: “Non si devono trattare punti sensibili; parlare tanto di cose giuste si è valutati, è bene ascoltare!”. Letto il rapporto, mi sono chiesto: quali sono i punti sensibili agli occhi del vescovo? O: perché si devono evitare i punti non buoni? Questi punti “sensibili e non buoni” sono quelli che Valente, Sisci, Paolo Gan e Lei Dingming trascurano e non considerano.  Si è presi in considerazione solo se si dicono cose giuste: per questo si sono concentrati ad attaccare il card. Zen.

Di fatto, oltre al card. Zen e tutta la Chiesa in Cina, chi non spera che i rapporti tra Cina e Vaticano non si normalizzino? Chi non spera che il Vangelo di Cristo possa diffondersi liberamente sul continente cinese? Chi vuole vedere i pastori della Chiesa in Cina non poter esercitare il loro ministero in pace? Quando alcuni cattolici affermano in modo diretto che la Chiesa deve capire e adeguarsi alla società cinese, adattarsi alle condizioni del Paese, non sarà che devono andare dai funzionari di Stato ad esortarli a capire meglio e rispettare di più la fede religiosa e le croci?

“La via di Matteo Ricci” e la “Regola di Matteo Ricci” non possono diventare immediatamente un movimento pratico della Chiesa nella società cinese! Inoltre costoro non dicono che lo scopo di Matteo Ricci era di “completare e trascendere”(p. Ricci ha proposto di studiare il Confucianesimo, per completarlo, ma una volta completato, trascenderlo) e come espediente (Giuseppe  Xiao nel suo libro ha indicato chiaramente che era un suo piano strategico). A considerare la situazione concreta della Chiesa nella società cinese, c'è chi possiede l'atteggiamento coraggioso e le convinzioni ecclesiali di p. Ricci? Oggi, in generale, non c'è nessuno che è capace di parlare e chi parla non ne è capace.

Il canale per i negoziati tra Cina e Vaticano, secondo quanto dicono i funzionari religiosi, continua senza intoppi ed è efficace; in apparenza, la parte cinese ne è pienamente soddisfatta. Come comuni cattolici e clero cinese, non speriamo forse di vedere la situazione della fede migliorare di giorno in giorno? Oggi tutti possono vedere su internet la notizia e il video che a Shangqiu, in Henan, ieri la croce di una chiesa è stata forzatamente demolita dalle autorità locali; inoltre, qualche giorno fa, a Yili nel Xinjiang, la croce e il campanile di una chiesa sono stati abbattuti. La ragione data dal governo ovviamente è che esse non si adeguano alla “sinicizzazione”.

 Ho chiesto a parecchie persone, il detto in voga  “Sinicizzazione della Religione” alla fin dei conti che cosa è? Non c'è nessuno che lo capisca. Se il concetto di “sinicizzazione” nel pensiero di molta gente istruita e di professori non è chiaro e non è capito, quei funzionari governativi che demoliscono le croci delle chiese come possono capire che cosa significhi “sinicizzazione”? Non può forse essere che il suo significato grossolano indichi che le chiese in Cina non possono avere la croce?

 Alla fine dell'anno scorso, una chiesa della Diocesi di Zhouzhi è stata distrutta; all'inizio di quest'anno una chiesa nuova in Hongdong, nello Shanxi, è stata forzatamente bruciata. Adesso in continuazione in due chiese sono demolite le croci, in futuro come sarà? Chi lo sa! Tutti questi incidenti sono avvenuti oggi quando l'accordo tra Cina e Vaticano è già stato raggiunto e attende di essere firmato. Queste “tragedie religiose” sono i punti sensibili che Valente, Sisci, Paolo Gan ed altri evitano sempre e non menzionano affatto.

Negoziati tra due Stati sono un gioco di potere politico: fai un passo, ritiri un passo, non è una cosa strana. Ciò che è strano è che la libertà di fede in Cina è generalmente interferita e violata. Il card. Zen spera che nel processo dei negoziati, dell'accordo e del riconoscimento diplomatico tra la Cina e il Vaticano, si debba considerare come priorità che il Governo non interferisca e violi la libertà di fede dei cittadini, che possa sinceramente rispettare le costruzioni religiose nei vari luoghi: come può il Card. Zen  essere considerato l'anziano che si oppone all'accordo e che ostacola il riconoscimento diplomatico?

L'accodo può essere firmato domani, ma cosa succederà dopo la firma? Il governo mantiene l'autorità effettiva di nominare i vescovi. I vescovi possono veramente richiedere al governo di ricevere il dovuto rispetto e libertà?  Per cui l'articolo di Lei Dingming non si fonda su una base corretta e oggettiva. Il suo scopo resta quello per cui la Chiesa debba dapprima accettare un compromesso con il governo e, una volta fatto il compromesso, il governo prometta di dare due caramelle.

Inoltre, ricorrendo al compromesso può ancora trattarsi di fede cattolica? Per questo, credo che il card. Zen non sia uno che si oppone ai negoziati, all’accordo e alla normalizzazione delle relazioni tra la Cina e il Vaticano ma sia una persona che nel suo grande amore per la Chiesa e per la patria sia contento che avvengano. Penso che il motivo per cui il Card. Zen nel prendere l'iniziativa di manifestare le sue opinioni non sia solo perché la Chiesa in Cina possa conservare la sua natura, ma anche perché non vuole, a differenza dei suoi oppositori, diventare colui che pone fine alla fede cristiana. 

*sacerdote cinese

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