05/09/2018, 09.31
LIBANO - SIRIA
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Caritas Libano: iniziato il rientro dei profughi siriani, ma ‘serve tempo’. Timori per Idlib

Per p. Paul Karam la situazione resta problematica e sono ancora poche le famiglie tornate in patria. E resta “incerta” la loro sorte. Damasco “incoraggia” le operazioni, ma mancano le condizioni generali di “stabilità”. Problemi anche in Libano, dove disoccupazione e povertà sfiorano il 40%.  

 

Beirut (AsiaNews) - Diverse famiglie siriane “sono rientrate” nel Paese di origine “grazie all’accordo” fra governo libanese ed emissari di Damasco”, ma “non possiamo dire che la situazione sia cambiata in modo radicale e che la gran parte sia tornata”. È quanto racconta ad AsiaNews p. Paul Karam, presidente di Caritas Libano, da anni impegnato nell’accoglienza di quanti fuggono dalla guerra in un contesto che resta “problematico”. “Il desiderio dei libanesi - aggiunge - è che si possa arrivare a una pace stabile e duratura, che agevoli il rimpatrio. Ma l’emergenza non si risolve in breve tempo”.

Ieri centinaia di rifugiati siriani in Libano sono rientrati nella madrepatria. Le famiglie sono partite a bordo di numerosi autobus dalle città di Tripoli, nel nord del Libano,  da Nabatieh nel sud, e ancora da Shebaa e da Bourj Hammoud. Le autorità libanesi “hanno agevolato il loro rientro” coordinando le operazioni con la controparte siriana.

Di recente il ministro russo della Difesa Sergei Shoigu ha affermato che la Siria è pronta ad accogliere il rientro di un milione di rifugiati, grazie a un miglioramento della situazione sul terreno e all’opera di ricostruzione avviata in collaborazione con Mosca. Affermazioni che, secondo molti osservatori e la stessa Caritas, sembrano fin troppo ottimiste analizzando la situazione sul terreno.

L’esodo di milioni di disperati, che hanno cercato riparo all’estero in Medio oriente, Europa, Nord America e Australia, è una delle conseguenze più gravi del conflitto che, da sette anni, insanguina la Siria. Il Libano è fra quanti hanno pagato il prezzo più alto, accogliendo oltre un milione di esuli su un totale di quattro milioni di abitanti, che si sono aggiunti ai profughi palestinesi da tempo nel Paese. 

Le politiche di accoglienza hanno raggiunto un livello “insostenibile”, mettendo a dura prova l’economia dello Stato e la sopravvivenza dei cittadini. Tuttavia, governo e ong (anche cristiane) si sono spese molto in questi anni, operando per “proteggere, promuovere e integrare” come chiesto da papa Francesco nel Messaggio 2018 per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

“Fra quanti sono tornati - racconta p. Paul - nessuno può dare notizie certe sulla loro sorte e se siano davvero rientrati nelle loro case, nelle loro terre”. Se è pur vero che “qualcosa si muove” e “qualcuno sta rientrando”, la questione resta irrisolta. “Nelle scorse settimane - prosegue - diverse famiglie sono tornate in Siria per le festività musulmane, per fare rientro di nuovo in Libano al termine delle celebrazioni. Il governo di Damasco incoraggia i rimpatri, ma è ancora lunga”. 

L’offensiva su Idlib preoccupa per una possibile, nuova emergenza umanitaria e per le ripercussioni a livello internazionale, con possibili interventi del blocco occidentale, Stati Uniti in testa. “La Siria - sottolinea il presidente Caritas - nonostante i primi tentativi di ricostruzione resta una nazione distrutta quasi per intero, la popolazione vive una situazione di instabilità e destabilizzazione. E la comunità internazionale non è esente da colpe per non aver saputo gestire la crisi”. 

P. Paul sottolinea che serviranno “molti anni” per far rinascere la Siria e anche per il Libano servirà del tempo per superare le difficoltà. “Oltre il 38% della popolazione - aggiunge - è senza lavoro e una percentuale analoga vive al di sotto della soglia di povertà. Stiamo tornando indietro nel tempo, pagando a caro prezzo le politiche di altri”. In questo contesto la Chiesa libanese “continua la propria opera di aiuto”, anche se “si fa sempre più fatica a promuovere progetti e trovare finanziamenti, perché fondi e forze sono sempre più limitate”.

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