27/05/2017, 08.32
INDIA
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Caritas India: un network di organizzazioni religiose per intervenire nei disastri

di Santosh Digal

Il braccio sociale della Chiesa cattolica ha soccorso quasi un milione di persone. Ha competenze nell’ambito della riduzione del rischio di disastro e nel collegare il soccorso e la riabilitazione allo sviluppo. Il principio guida deve essere la “prontezza”, cioè il saper rispondere in maniera immediata e adeguata.

 

New Delhi (AsiaNews) – Caritas India vuole coinvolgere altre organizzazioni religiose per dare risposte immediate in caso di disastri e calamità naturali. Per questo il 16 maggio scorso il braccio sociale della Chiesa cattolica ha organizzato un incontro con delegazioni di indù, buddisti, musulmani, sikh e altre confessioni. Nella riunione è stata lanciata la proposta di un network di organismi interreligiosi, in grado di intervenire in maniera concertata in caso di emergenza.

Ad AsiaNews Amrit Sangma, responsabile dell’ufficio relazioni con il pubblico della Caritas, dichiara: “In tutte le religioni c’è molto di buono. Questo sforzo vuole unire la gentilezza per dare una risposta compassionevole a coloro che potrebbero avere bisogno della mano di Dio, soprattutto in situazioni di dolore. In tal modo la Caritas può essere la risposta alle preghiere di tutti”.

Secondo il cattolico, la rete di organizzazioni “può anche essere un modo per mettere da parte le differenze e aiutare le persone a vivere e realizzare i valori comuni di amore e giustizia che ogni religione diffonde. Da una piattaforma di questo tipo l’India potrebbe beneficiare molto, essendo un Paese con diverse religioni”.

Il subcontinente indiano è particolarmente vulnerabile ai disastri naturali. Ciò è dovuto soprattutto alle condizioni geografiche e climatiche, ma anche agli effetti dannosi di situazioni socio-economiche, dell’urbanizzazione selvaggia, dello sviluppo in zone ad alto rischio, del degrado ambientale, del cambiamento climatico, di epidemie e pandemie. 

Nel corso degli anni Caritas India ha incrementato le sue competenze nell’ambito della riduzione del rischio di disastro (Drr) e nel collegare il soccorso e la riabilitazione allo sviluppo (Lrrd). L’organizzazione umanitaria ha portato soccorso a quasi un milione di persone, sia in patria che all’estero, in occasione di inondazioni, tsunami, valanghe, conflitti etnici e cicloni. Dalla sua esperienza emerge sempre di più che le persone colpite dai disastri hanno diritto a ricevere assistenza umanitaria da parte di tutto il mondo; che questa deve rispondere a standard qualitativi elevati; e che tutte le parti interessate devono fare tutto il possibile per prevenire e alleviare la sofferenza umana.

Nonostante gli sforzi comuni di organizzazioni governative e della società civile, la realtà dei fatti è che i disastri continuano ad essere spaventosi. Perciò il principio guida deve essere la “prontezza”, cioè il saper rispondere in maniera immediata e adeguata in qualsiasi situazione di bisogno. Lo scopo, conclude Sangma, è minimizzare le perdite, salvare vite umane, ridurre il numero dei morti e dei feriti, proteggere i mezzi di sostentamento delle comunità.

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