15/04/2005, 00.00
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Card. Shirayanagi: lo sforzo per la pace e per il dialogo con la Cina

Il porporato giapponese ha chiesto scusa per i crimini della Chiesa giapponese durante la guerra, ed ha sempre cercato il dialogo con "tutti i cattolici di Cina".

Città del Vaticano (AsiaNews) - Il Cardinale Peter Seiichi Shirayanagi, Arcivescovo emerito di Tokyo (Giappone) , è nato a Hachioji, il 17 giugno 1928, è stato ordinato sacerdote nel 1954, vescovo ausiliare di Tokyo nel 1966 e creato cardinale del Titolo di S. Emerenziana a Tor Fiorenza nel 1994.

Dal 1983 al 1992 è Presidente della Conferenza dei vescovi cattolici giapponesi (JCBC). E' il fondatore della Commissione episcopale Giustizia e Pace e di quella per le attività sociali. In qualità di presidente di tali commissioni sviluppa una particolare attenzione ai problemi sociali come quello dei rifugiati. Nel 1986, la Fabc (Federazione delle Conferenze dei vescovi asiatici) tiene la sua IV Assemblea Generale a Tokyo. In questa occasione Mons. Shirayanagi, per la prima volta, ammette le colpe di guerra della Chiesa cattolica giapponese di fronte ai vescovi asiatici presenti alla messa solenne celebrata nella St. Mary Cathedral di Tokyo.

Nel 1989 decide di partire con un gruppo di sacerdoti, suore e laici per visitare la Chiesa Cattolica in Cina. L'obiettivo del viaggio è quello di incontrare i cattolici cinesi, senza distinzione fra gli appartenenti all'Assemblea patriottica ed i fedeli della Chiesa sotterranea. Cerca anche di incontrare alcuni esponenti politici del Partito comunista di Pechino, per chiedere perdono di tutti i peccati commessi dall'esercito imperiale giapponese contro il popolo cinese e la Chiesa cattolica in Cina. "Questa occasione" – dice – "è volta a promuovere la solidarietà fra tutti i cattolici, per alleviare le sofferenze causate dalla divisione interna della Chiesa oltre a contribuire alla ricostruzione delle chiese cattoliche, dei seminari e degli istituti delle religiose".

Nel 2000, dopo le violente proteste di Pechino contro la canonizzazione dei 120 martiri cinesi, il porporato dice in una speciale messa solenne: " E' un grande dolore per noi che questo evento, che dovrebbe essere inteso come una gioia per la Chiesa di Cina, riceva una reazione così negative, e che i canonizzati vengano definiti 'cospiratori di un imperialismo aggressivo '".

Papa Giovanni Paolo II indirizza a lui, nel novembre del 2000, il messaggio per le celebrazioni a Kyoto dei 30 anni della Conferenza mondiale delle religioni per la pace (Wcrp). Nel messaggio Giovanni Paolo II dice: "I vostri sforzi, volti a soccorrere quanti sono afflitti da odi e violenze, esprimono una verità che anche io ho cercato di affermare in molte occasioni, ossia che la religione non è e non deve diventare un pretesto per le ostilità, in particolare quando le identità religiose, culturali ed etniche coincidono".

Il Giappone ha 127 milioni di abitanti, e di questi lo 0,7% (circa 989 mila persone) è cristiano.

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