11/05/2020, 11.04
INDIA
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Card. Gracias: I migranti, la mia gente muore cercando di tornare a casa

di Nirmala Carvalho

L’arcivescovo di Mumbai commenta la tragedia dei lavoratori migranti uccisi travolti da un treno, mentre stremati dalla fatica dormivano sui binari. Le centinaia di milioni di lavoratori a giornata che hanno perso lavoro e paga e sono affamati e senzatetto. Occorre una migliore pianificazione e coordinamento nel governo. L’impegno del Centro di azione sociale dell’arcidiocesi.

Mumbai (AsiaNews) – “E’ qualcosa che spezza il cuore: la mia gente che cammina verso casa e che muore mentre cerca di tornare a casa”. È il commento del card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, sulla situazione dei milioni di lavoratori migranti in India. Per la quarantena (“lockdown”) imposta a tutto il Paese dal 24 marzo, oltre 120 milioni di lavoratori a giornata si sono trovati senza lavoro, senza paga, e quindi senza cibo e senza un tetto. Molti di loro hanno cercato di raggiungere i loro villaggi d’origine a piedi, essendovi il lockdown anche per i trasporti. In questo quadro, tre giorni fa è avvenuta la tragedia ad Aurangabad, dove un gruppo di migranti [la cifra ufficiale è 15-ndr] è stato travolto da un treno merci mentre essi riposavano lungo i binari. Avevano già camminato per quasi 40 km e dovevano percorrerne 800 per giungere ai loro villaggi in Madhya Pradesh. “Piango con tutto il cuore questa tragedia – dice il porporato – che ha strappato via le vite di 15 persone esauste per il loro camminare”.

Il card. Gracias, che è anche presidente della Conferenza episcopale dell’India, guarda a tutto il Paese: “Quella dei lavoratori migranti, questa mia gente, è una sofferenza senza fine. Essi continuano a rimanere abbandonati in questo lockdown: senza lavoro, o cibo, nessuna sicurezza sociale, senza un tetto, senza speranza. Essi non sanno nemmeno che futuro li aspetta. La quarantena li ha gettati in più profonde privazioni ed emarginazione. A livello locale governo, chiesa, ong e privati stanno aiutando, ma temo che le autorità non comprendano la loro totale impotenza. Chiedo a tutti di avere simpatia verso di loro. Con una migliore pianificazione e coordinamento si può fare molto per loro”.

Il governo sta cercando di organizzare il ritorno a casa di migranti con treni speciali, ma il loro numero è esiguo in confronto al bisogno. Le autorità hanno anche promesso cibo e denaro per i disoccupati nelle città, ma la distribuzione non avviene in modo continuo ed uniforme.

“Prego Dio – dice il cardinale – perché tocchi il cuore di tutti gli interessati: perché comprendano la condizione di questi migranti, la sentano propria”.

Nell’arcidiocesi di Mumbai, il Centro di azione sociale (Csa) sta coordinando i lavori di aiuto ai migranti. Quasi tutte le parrocchie e istituzioni di diverse congregazioni hanno messo in atto un progetto che riesce a sostenere 75mila famiglie. A questo si aggiunge la distribuzione quotidiana di cibo per diverse migliaia di persone.

Grazie a tutti i contatti del Csa, si riesce a rispondere in modo efficace e veloce. Ad esempio, giorni fa il Csa ha ricevuto una segnalazione di un gruppo di migranti del Rajasthan bloccati a Jogeshwari East (un quartiere di Mumbai). Questa gente lavorava nell’industria del marmo, ma ora ha perso il lavoro ed era affamata. Il Csa ha contattato i padri verbiti che gestiscono il Gyan Ashram, proprio vicino a Jogeshwari East e grazie ai loro volontari hanno potuto portare un pacco di razioni ai migranti.

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