09/05/2017, 13.42
BANGLADESH
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Card. D’Rozario: la Chiesa è come una piccola lampada, ma dà luce a tutto il Bangladesh

Il primo porporato del Paese parla di estremismo, compiti della Chiesa cattolica, ambiti di sviluppo. Le violenze fondamentaliste “hanno motivazioni politiche e non provengono dalla gente comune”. Papa Francesco ha riconosciuto “i valori, la cultura e le tradizioni, che sono i nostri tesori”. “Pronti ad accogliere il pellegrino Francesco”.

Roma (AsiaNews) – In Bangladesh “vi è una profonda armonia religiosa” testimoniata dal fatto che “celebriamo messe per musulmani e indù”; la Chiesa cattolica è “il sale della nazione, è stimata e ben voluta”. "Siamo una piccola lampada, che dà luce a tutta la nazione" e tutti riconoscono “il valore del nostro contributo per lo sviluppo del Paese”. Allo stesso tempo “assistiamo ad una diffusione di idee fondamentaliste”, che però “non provengono dalla base, dalla gente comune, ma sono dettate da motivazioni politiche, e di certo sono finanziate dall’estero”. È quanto afferma ad AsiaNews il card. Patrick D’Rozario, arcivescovo di Dhaka e primo cardinale del Bangladesh, in questi giorni a Roma.

Il porporato parla dell’emozione, ma anche del forte shock, di quando ha saputo che papa Francesco lo aveva nominato cardinale, delle sfide per la Chiesa cattolica locale e dell’importanza del dialogo interreligioso nel Paese a maggioranza islamica. Su tutto, egli tiene a sottolineare “la profonda umiltà della popolazione. La mia porpora è un riconoscimento alle tradizioni, alla cultura e all’armonia proprie di questo Paese, un vero e proprio tesoro per noi e ora anche per tutta l’umanità”. Secondo il cardinale, il “merito” della sua nomina va al popolo del Bangladesh, alle sue tradizioni culturali e al “fatto di essere un piccolo gregge. È anche una chiamata a testimoniare sempre di più il cristianesimo all’interno della maggioranza islamica e indù”. Egli trae ispirazione “dallo sguardo delle persone, perché quello sguardo è lo sguardo stesso del Signore”.

Il cardinale racconta che alla notizia della “mia nomina cardinalizia ero molto scosso, non me lo aspettavo. Tutti venivano a congratularsi con me, ma io ero scioccato. L’unica cosa che sapevo era di voler accettare il volere di Dio, senza capire bene cosa questo comportasse per me. Ho riflettuto tutta la notte e compreso che questa scelta rispecchia l’amore che il Santo Padre nutre per il Bangladesh, un Paese povero e con un piccolo gregge di circa 600mila cristiani, di cui 350mila cattolici”.

Secondo il card. D’Rozario, "dicendo che il Bangladesh è un Paese povero non intendo dire povero dal punto di vista materiale, bensì povero nello spirito. Le persone possiedono valori evangelici di base. Questo è il senso biblico di povero. Il popolo è religioso, non impetuoso, felice, gioisce delle piccole cose, è coraggioso, ha fede, ama. Esso lotta, ma allo stesso tempo ha enormi capacità di recupero. Le persone sono sagge, sanno adattarsi ai cambiamenti sociali, ambientali e climatici”. Tutte queste caratteristiche, continua, “sono valori, sono tesori, valorizzati dal fatto che il Bangladesh ha un’identità culturale armoniosa con altre religioni”. La scelta del Bangladesh, aggiunge, rispecchia “la volontà di papa Francesco di andare fino alle periferie del mondo, e riportare e integrare la loro spiritualità fino al centro della Chiesa”.

Ma di fronte a questa grande eredità culturale, ad un popolo che in maggioranza vive in sintonia con le comunità religiose, egli ammette la presenza di frange estremiste “spesso finanziate dall’estero, come l’Arabia saudita che sta costruendo moschee [donati 10,8 miliardi di euro per 560 moschee e centri religiosi, ndr], ma soprattutto con legami con il partito politico di opposizione Bnp [Bangladesh Nationalist Party]. Essi vogliono proiettare all’esterno l’immagine di un Paese in lotta, disunito, dove non regna la democrazia”. “Ma non è sbagliato ricevere fondi da altri Paesi – dichiara – a tutti dovrebbe essere riconosciuto questo diritto, anche alla Chiesa. Il problema è come vengono utilizzati tali soldi”.

Il porporato usa una metafora per rappresentare le violenze estremiste: “Sono come i mulinelli che si creano sulla superficie dell’acqua di un fiume. Sul fondale tutto è calmo, mentre al di sopra ci sono sommovimenti. In Bangladesh è lo stesso: alla base della società le persone vivono in modo pacifico; poi però ci sono dei gruppi motivati politicamente che creano disordine e disturbo”. Quando è stato creato nel 1971, il Paese è stato “fondato su quattro pilastri: nazionalismo, democrazia, laicità, socialismo. Poi però ci sono stati oltre 20 anni di governo militare, con l’esercito che ha glorificato e integrato nell’amministrazione pubblica gli autori di crimini politici durante la fase dell’indipendenza”.

Ora nel Paese regna la democrazia, “ma per troppo tempo non sono stati coltivati i semi di quei quattro pilastri. Per troppo tempo non si è vissuto in base a quei principi e ora i gruppi militanti stanno tentando di conquistare il potere”. Tutto quello che sta avvenendo, tiene a sottolineare, “ha ragioni politiche”. Poi riporta che il giorno seguente la strage di Dhaka del primo luglio scorso, è stata “la stessa premier Sheikh Hasina a convocare i leader religiosi e a dirci che nessuno deve essere ucciso in nome della religione”. Le motivazioni politiche delle violenze “sono evidenti nel fatto che la settimana dopo è stata colpita la festa musulmana di Eid al-Fitr a Skolakia. L’obiettivo era l’imam liberale che guidava la preghiera, che stava raccogliendo firme per una fatwa di condanna dell’estremismo. Anche io ho aderito all’iniziativa”.

Per quanto riguarda il contributo della Chiesa cattolica allo sviluppo del Paese, per il card. D’Rozario “i cattolici sono come il sale per la nazione, come una piccola lampada che però dà la luce”. In particolare, nei settori chiave dell’educazione, sanità, soccorso caritatevole e benessere della popolazione, dialogo interreligioso. Per quanto riguarda l’educazione, evidenzia, “il nostro lavoro, le scuole, la qualità dell’educazione che forniamo sono molto apprezzati e riconosciuti da tutti come i migliori. Con oltre 1000 scuole, garantiamo la formazione a tutti, cristiani e non, fin nelle aree più remote del Paese. Attraverso l’educazione, abbiamo un impatto positivo su tutta la società”. Inoltre ogni parrocchia – circa 150 su tutto il territorio – ha il suo dispensario medico, dove vengono fornite cure gratuite, medicinali, educazione sanitaria. Per l’aspetto del soccorso durante le alluvioni, incendi e monsoni, la parte del leone viene svolta “dalla Caritas, il cui valore è riconosciuto il tutto il mondo. Da noi, il braccio sociale della Chiesa porta avanti più di 90 progetti e circa l’80% del personale non è cattolico”.

Per quanto riguarda l’aspetto del dialogo, il card. D’Rozario divide il lavoro in quattro campi: “Il dialogo della vita, cioè come vivere con i propri vicini; il dialogo in azione, cioè come possiamo lavorare insieme; il dialogo della persuasione, basato su incontri che svolgiamo ogni anno durante il periodo della Quaresima per riflettere sui vari aspetti delle differenti religioni. A questi incontri partecipano ulema e guru indù, perché il dialogo interreligioso è incardinato in profondità nella società. La quarta area del dialogo è pregare e digiunare insieme, riflettendo su come la parola di Dio può avere impatto nella nostra vita e può essere applicata”. Egli cita un aspetto del tutto originale: “Nelle nostre liturgie, noi preghiamo per gli altri leader religiosi. E sono gli stessi musulmani e le autorità di governo che quando ci incontrano, ci chiedono di pregare per loro”.

Da ultimo, riguardo il desiderio di papa Francesco di visitare il Bangladesh, il cardinale afferma: “Noi siamo pronti ad accoglierlo come leader spirituale, pellegrino, esempio per tutte le persone; come opzione per i poveri, come portatore di un messaggio per loro; come conferma della fede del nostro piccolo gregge. Egli darebbe grande coraggio e spinta nel professare il cristianesimo”.

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