Card. Bo: religiosi in Myanmar, “esercito” di pace più forte di militari e milizie etniche
Il porporato birmano ha promosso la prima conferenza interreligiosa di pace a Yangon. Presenti oltre 200 leader buddisti, cristiani, musulmani e indù. Intervenuti pure leader politici, istituzionali e membri della società civile. Agli uomini di fede il compito di appianare le discriminazione e mettere fine agli scontri etnici e confessionali. Tempo di traghettare il Paese verso una piena democrazia.
Yangon (AsiaNews) - Un richiamo ai leader religiosi perché promuovano la pace, trasformando un Paese ricco di risorse sfruttate sinora da una cricca di privilegiati in una nazione capace di appianare le divisioni sociali. E con esse anche gli scontri di carattere etnico e confessionale, che tanto sangue e un gran numero di vittime hanno mietuto in questi anni. È il messaggio lanciato dal card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, nel contesto della prima conferenza interreligiosa di pace, che si è tenuta il 26 e 27 aprile scorsi a Yangon.
Su iniziativa del primo porporato della storia della Chiesa birmana, nella capitale economica e commerciale del Myanmar si sono riuniti oltre 200 leader buddisti, cristiani, musulmani e indù. A questi si sono aggiunti esponenti politici, istituzionali, diplomatici e membri della società civile. Per i presenti è arrivato il momento di traghettare una volta per tutte il Paese verso una piena democrazia, dopo mezzo secolo di dominio militare. In questo senso sarà fondamentale l’opera dei religiosi, delle persone di fede, che se uniti formano un “esercito” ancora più numeroso delle temibili forze armate del Myanmar.
Ecco, di seguito, il messaggio integrale del card. Bo. Traduzione a cura di AsiaNews.
Pace, Shalom, Shanthi,
Sono assai onorato nell’essere annoverato fra quanti amano la pace, a diventare parte di questo sacro pellegrinaggio di tutte le religioni verso la Sacra montagna della Pace. Questo è un grande momento per la storia del Myanmar, per il popolo del Myanmar. Questa grande nazione ha cercato a lungo questo momento: tutti noi, che proveniamo da retaggi culturali diversi fra loro, da religioni diverse, ci siamo riuniti per ascoltarci l’un l’altro, per esplorare le possibilità di promuovere una migliore pace e prosperità alle attuali e alle generazioni future.
Una iniziativa tardiva, ma che giunge comunque in un momento opportuno.
Ci siamo riuniti non certo per contare le ferite del passato, ma lo abbiamo fatto per elencare le benedizioni che derivano dalla pace. Ci siamo riuniti non per richiamare alla mente gli incubi di ere passate, ma per perseguire la promessa di pace per tutti noi e per le generazioni future. Come diceva il signore Buddha: “Non importa quanto arduo sia stato il passato, puoi sempre ricominciare da capo”. Spero si possano dimenticare le ferite del passato e andare avanti, in direzione della pace.
Il Myanmar ha intrapreso un viaggio sacro che abbraccia la pace, la giustizia verso i più deboli e la prosperità per tutti.
Ed è nel contesto di questo viaggio sacro, miei cari fratelli e sorelle, che ci siamo riuniti per celebrare la nostra unità nella diversità. Siamo qui per smentire alcuni fra i cinici moderni che accusano le religioni di essere la causa dei conflitti. Siamo qui per affermare che le religioni sono il cammino verso la pace interiore ed esteriore. Il Myanmar è una nazione caratterizzata da una profonda tradizione religiosa e spirituale. È la terra delle grandi religiosi, è la terra del buddismo Teravada, la terra di Vipassana, la terra di molte altre religioni. Essa è una nazione arcobaleno. Il popolo del Myanmar ascolta con regolarità discorsi improntati alla religione. La vita e la testimonianza dei leader religiosi hanno un impatto profondo e duraturo sulla vita delle persone.
Se si guarda agli ultimi duemila anni di storia alle nostre spalle, non vi è mai stata una vera e totale pace nel mondo. Anche oggi milioni di persone al mondo sono affette a vario titolo dalla guerra. La nostra battaglia in quanto esseri umani è quella di vivere in pace. Tuttavia, i conflitti persistono. Fratello contro fratello. Il sangue di Abele ucciso da suo fratello Caino nelle prime pagine della Bibbia corrisponde a verità in molte parti del mondo. L’uomo sembra essersi evoluto nutrendosi di odio, secondo la sua natura primordiale. Il potere, il denaro e il controllo insanguinano le nazioni. Le guerre nel XXmo secolo hanno ucciso oltre 130 milioni di persone. Non sappiamo quanti siano stati uccisi e quanti moriranno nei giochi di potere fra nazioni.
Le grandi religioni affrontano questo problema. Gli insegnamenti di Buddha contenuti nel Marga che esortano alla compassione e alla misericordia sono un grande contributo alla pace. Il buddismo insegna la compassione non solo verso gli esseri viventi, ma anche per le cose viventi come gli alberi. In questo Paese vi sono circa 500mila monaci che possono diffondere il grande messaggio di Buddha che invita alla compassione come religione comune di tutto il Myanmar. Vi sono anche 70mila monache buddiste. Altre religioni, come quella cattolica, annoverano oltre 2500 suore, circa 700 preti. Ogni giorno, quanti di noi hanno abbracciato la vita sacerdotale hanno una grande opportunità per diffondere il messaggio della semplicità, del servizio, della condivisione.
Questa conferenza riunisce leader religiosi diversi affinché si impegnino in un linguaggio di pace e al fine di esplorare la via attraverso la quale le religioni possano diffondere la pace nel Paese, come possano le fedi contribuire alla comprensione reciproca fra parti. Non ci riuniamo in quanto politici, non come uomini di Stato o rappresentanti di gruppi armati. Siamo uomini di fede, alla ricerca del bene comune.
Il mio compito è di aprire le porte della riflessione per i prossimi due giorni con il messaggio: “Mio caro popolo del Myanmar, la Pace è il cammino, la Pace è la sola strada. Facciamo in modo di guarire le ferite dell’altro, e non infliggiamoci altre ferite”. Sono sicuro che gli altri relatori rafforzeranno la nostra richiesta di pace attraverso i loro sguardi negli inviti alla pace delle altre religioni. Tutti avranno la possibilità di condividere le loro idee.
Io provengo dalla tradizione cristiano-cattolica. La pace per noi nasce dalla giustizia e matura nell’amore. Papa Benedetto assicura che “Amore - la carità - sarà sempre necessario, anche nella società più giusta… In aggiunta alla giustizia, all’uomo serve e servirà sempre l’amore”. Costruire la pace, promuovere la pace è parte della nostra tradizione religiosa. La nascita di Cristo è stata annunciata attraverso la formula “La pace sia con tutti voi” e quando Gesù è risorto dai morti ha voluto impartire un solo, forte messaggio ai suoi discepoli: Pace! Beati i costruttori di pace, ha detto Gesù. Con il grande Francesco di Assisi, ogni cristiano in Myanmar prega oggi: “Fai di me uno strumento di pace-Dove è odio che io porti l’amore”. Mahatma Gandhi è il grande apostolo della non violenza e ha tratto grande insegnamento dal sermone di Gesù sulla Montagna. Come cristiani, cerchiamo pace per questa terra. Invito tutti voi a pregare per Francesco di Assisi: “Fai di me uno strumento di pace! Dove è odio che io porti l’amore”.
1 - Il passato, è un passato ferito, ma le religioni possono guarire la nazione e darle un futuro di speranza.
La nostra è una terra benedetta. È una terra dorata. Shew Myanmar. Oro, giada, minerali sopra o sotto il terreno. Dio e la natura ci hanno concesso beni a sufficienza per essere tutti ricchi e prosperi. Siamo l’invidia di molte nazioni per la bellezza naturale e le infinite risorse. Più di ogni altra cosa, questa nazione è benedetta da una gloriosa tradizione spirituale e da un popolo famoso in tutto il mondo per la grazia e l’ospitalità.
A dispetto di queste e molte altre benedizioni, abbiamo una storia di ferite. La dura guerra per la libertà, vinta al prezzo di enormi sacrifici ne è stato lo scioccante inizio. I fondatori di questa nazione sono stati ucrcisi dall’odio. I conflitti iniziati 60 anni fa continuano a infestare gran parte del Myanmar. La lista infinita dei morti è deprimente: In ogni parte del Paese, l’odio ha seppellito i nostri giovani in anonime bare. Migliaia i rifugiati, migliaia gli sfollati interni. I nostri conflitti e le nostre guerre hanno trasformato quello che un tempo era un Paese ricco in uno dei più poveri della regione. Abbiamo ridotto migliaia dei nostri giovani nelle più svariate forme di moderna schiavitù. La minaccia della droga è diventata fonte di un omicidio silenzioso. Dobbiamo continuare a ferirci l’un l’altro attraverso l’odio? In quanto popolo, possiamo curarci a vicenda? Possiamo trasformare quanti predicano odio in ambasciatori di pace? Le religioni possono aiutarci a non guardare agli altri come cristiano, musulmano, buddista, indù, ma come fratelli sorelle di questa grande nazione? Tutto questo può essere fonte di pace e speranza per tutti?
Il nostro essere qui riuniti è un tentativo di democratizzare il cammino di pace di questo Paese. Non penso che vi sia odio fra persone. Questo è emerso nel contesto dei grandi cataclismi naturali. Durante il ciclone Nargis, i monaci buddisti salvavano tutti i villaggi, i gruppi cristiani distribuivano aiuti a tutti. La compassione era la religione comune del Myanmar. Vogliamo coinvolgere le persone comuni, vogliamo portare la voce del nostro popolo alle conferenze di pace. I nostri leader stano cercando attraverso la Conferenza di pace di Panglong di unire i vari capi. Apprezziamo questo sforzo. Il nostro unirci è per farci sentire da quanti detengono il potere, quanti hanno la responsabilità di prendere decisioni, perché tutti sappiano che le religioni in questo Paese chiedono la pace e desiderano lavorare in comune con gli attori statali e non, per garantire una pace duratura. Facciamo che le voci del popolo siano udite in tutte le conferenze di pace. Vorrei parlare di alcuni dei più grossi ostacoli al nostro pellegrinaggio di pace. Una volta John F Kennedy ha detto che “quanti non vogliono imparare dagli errori della storia, saranno condannati a ripeterli”. Negli ultimi 60 anni il nostro Paese ha atteso invano la pace. Per questo è urgente accettare e rimuovere alcuni fra i più grossi ostacoli alla pace.
2 - I grandi ostacoli alla pace:
1) Abuso della cultura e della religione per odio: Nessuna cultura o religione è violenta in se stessa. Tutte insegnano pace e armonia. Ma vi sono momenti in cui religioni e culture sono oggetto di abusi da parte di elementi senza scrupoli, il cui obiettivo è diffondere l’odio fra le persone. Tutti noi qui riuniti dobbiamo opporre resistenza ai discorsi di odio presenti in tutte le religioni e contro tutte le persone. Non vi è alcuno spazio per l’odio nelle religioni.
2) Negazione della dignità della diversità: Le nazioni che celebrano la diversità come punto di forza hanno sempre prosperato. Gli Stati Uniti, l’Europa e molti Paesi al mondo hanno riconosciuto la dignità della diversità. Unità nella diversità è la forza di una nazione. La predilezione per una razza, per una cultura e una religione finiranno di sicuro col portare malcontento e una risposta di natura violenta. Vi sono qui sette grandi tribù e 135 etnie. Che nazione variopinta, non dovremmo dunque celebrare i nostri così vibranti colori?
3) La maledizione delle risorse: Molti autori ritengono che le radici del conflitto in Myanmar affondano nella guerra per le risorse. La nostra nazione possiede oro, giada, legname pregiato, olio e altri minerali. La mancanza di trasparenza di alcuni individui e di certe compagnie ha causato conflitti in molte parti del Paese. La nazione ha bisogno di muoversi nella direzione del federalismo economico. Il generale Aung San era pronto a discutere di questa soluzione nella prima Conferenza di Panglong. Le risorse del Myanmar appartengono al popolo del Myanmar.
4) I benefici diseguali della moderna economia: La moderna economia è a beneficio di pochi ed è fonte di frustrazione per migliaia. Anche dopo che è sorta la democrazia nel nostro Paese, la lunga mano delle compagnie sulle risorse non si è allentata. Il furto di terreni, le concessioni di terre ai ricchi, gli affari a vantaggio dei ricconi rendono i poveri e i derelitti ancor più feriti e discriminati.
5) La risposta armata, la violenza, la guerra: Negli ultimi 60 anni, tutte le parti in causa nei conflitti hanno optato per la risposta armata come metodologia predominante. Sebbene molti gruppi abbiamo aderito al cessate il fuoco, altri hanno continuato a nutrire dubbi. La violenza non ha portato ad alcuna risoluzione dei conflitti, ma solo una agonia ancora più grande e lo sfollamento per i più poveri.
3 - Il ruolo della religione, cosa possono fare le religioni per la pace nel Paese.
Religioni - Il loro sforzo di umanizzazione - di fratellanza per l’umanità: “Occhio per occhio rende l’umanità cieca” diceva Gandhi. L’odio è un animale istintivo in attesa di esplodere nella natura umana. Leader dalla visione ristretta hanno manipolato le religioni per fomentare l’odio. Le religioni esistono per rendere ancora più umani gli uomini e le donne, non per insegnare la vendetta. Come il filosofo delle religioni Karen Armstrong ha avvertito le religioni non possono essere usate per creare “fiumi di sangue”. Le religioni si impegnano a costruire la fratellanza fra tutti.
Tutte le fedi si muovono verso la pace interiore ed esteriore. Buddismo, islam, induismo e cristianesimo: Il Signore Buddha ha sempre pregato “la pace esteriore deriva dalla pace interiore” e attraverso varie meditazioni ha insegnato ai fedeli di controllare gli istinti violenti che spesso sono insiti nella natura umana. Il buddismo invoca con forza la pace. Metta (misericordia) e Karuna (compassione) sono i due occhi del buddismo. Anche gli stessi pensieri violenti sono contro il buddismo. Per i cristiani, la parola di Gesù è chiara e netta: beati i promotori di pace, Costruire la pace è compito di ogni credente. In modo meraviglioso, l’islam indica ai propri fedeli: se qualcuno fa qualcosa che ti ferisce fai una promessa ad Allah e a te stesso, perché tu non faccia la stessa cosa ad un altro. L’induismo adora “Shanti” come uno degli attributi della divinità. Tutte le religioni perseguono la pace. Tutta la nostra gente crede nelle religioni, tutti i gruppi armati, i gruppi etnici, l’esercito, i governativi sono credenti. Come spieghiamo dunque 60 anni di conflitti? Le religioni hanno fallito con la nostra gente?
Le religioni e il loro ruolo nella costruzione del processo di pace. Dato che gli abitanti del Myanmar nutrono un sentimento così profondo della religione, e seguono le linee guida dei leader religiosi, ogni guida religiosa ha il dovere morale di promuovere la pace ad ogni livello. Frequenti incontri fra fedeli di tutte le religioni favorirebbero dialogo e maggiore comprensione fra le persone. La mancanza di dialogo fra persone ha reso gli altri incontri di pace un esercizio futile. Pace e armonia ad ogni livello aiuteranno tutte le Conferenze di Panglong del futuro. Le persone di fede hanno un ruolo nel dialogo e nella costruzione della pace.
I religiosi nel Paese sono più numerosi dell’esercito e dei gruppi armati-Formiamo un esercito di pace: L’esercito del Myanmar è composto da circa 500mila unità. I monaci buddisti sono più di 500mila, le religiose buddiste oltre 70mila. Migliaia i pastori cristiani. La Chiesa cattolica annovera oltre 700 sacerdoti e 2300 suore. Assieme superiamo il numero di tutti quelli che credono in una soluzione armata. Noi, l’esercito della pace, dobbiamo mostrare attraverso la nostra parola e le nostre azioni che questa nazione può tornare alla pace attraverso il dialogo e la comprensione reciproca. È finito il tempo per una soluzione violenta. È tempo di pace per tutti.
Una road-map della Conferenza:
Dato che questa è la prima conferenza, vogliamo precisare che si tratta di un lungo viaggio e siamo qui per tracciare la road-map di questo lungo viaggio. I prossimi due giorni ascolteremo i vari relatori e tutti noi avremo la possibilità di discutere di queste questioni all’interno dei vari gruppi. E visto che si tratta di una iniziativa interreligiosa di pace, ascolteremo le varie opinioni sulle prospettive di pace in Myanmar. Vi sono altri attori e saremo ben felici di ascoltare le loro opinioni.
A mio avviso, vi sono i seguenti punti da affrontare:
1) La Conferenza deve delineare il ruolo delle religioni nel processo di pace. Ad oggi, tutti i colloqui di pace e le conferenze hanno escluso i leader religiosi, La maggior parte dei leader religiosi hanno lasciato che fossero altri attori a delineare il percorso di pace. L’influenza morale della religione sul popolo del Myanmar è un grande bene che andrebbe utilizzato per garantire maggiore comprensione fra comunità. Spero che emerga una maggiore chiarezza dopo questa due giorni di incontri.
2) Partecipazione a future iniziative di pace di livello nazionale-Una terza Conferenza di Panglong: I fedeli devono giocare un ruolo costruttivo nelle conferenze di pace sul piano nazionale. I leader religiosi sono stati esclusi dalle ultime conferenze. Dobbiamo essere inclusi e in quanto persone di fede dobbiamo portare le prospettive della religione nella pace.
3) Iniziative interreligiose e di pace di vari livelli: Crediamo che questa conferenza nazionale sia un punto di partenza di un lungo viaggio. Questo viaggio non si conclude con questa conferenza. Tutti noi sappiamo che dobbiamo tornare indietro e promuovere iniziative di pace a livello locale, in grado di catturare l’interesse di tutte le persone.
4) Dichiarazioni congiunte di pace sul terreno: Mi auguro che questa conferenza possa concludersi con un documento, non per una nota fine a se stessa ma per una road-map che indichi ulteriori iniziative una volta che saremo tornati nei nostri luoghi di origine.
5) Lavorare per rimuovere gli ostacoli alla pace: Nelson Mandela, Mahatma Gandhi e altri grandi leader non erano spaventati nell’affrontare alla radice il problema che causa il conflitto. Questa sagacia è necessaria per il nostro Paese. Una nazione che ha bisogno di capire che ciascun essere umano nato in questa terra deve essere trattato con uguale e grande dignità. Qualsiasi percezione di discriminazione deve essere affrontata con coraggio. Le questioni inerenti l’identità, la cultura e le risorse devono essere affrontate in modo trasparente.
6) Risorse-trasparenza: il Myanmar è una delle nazioni più ricche sulla terra e al suo interno vive una delle popolazioni più povere. Questa ricchezza che possediamo va a beneficio di pochi. Il futuro del Myanmar dipende dalla sua capacità di trasparenza nell’uso di queste risorse. Molti dei conflitti nascono proprio da questioni inerenti la condivisione delle risorse.
Conclusione
Investire nella speranza, investire nella pace-La pace è possibile, la pace è l’unica via
A dispetto di tutte le sfide, sono fiducioso. Guardiamo indietro, agli ultimi 10 anni. Vi è un’alba di democrazia. Mentre il Medio oriente è affondato in una spirale di violenza, il Myanmar ha mostrato al mondo che una transizione pacifica del potere è possibile! Il Myanmar ha mostrato che persone un tempo nemiche possono sedersi assieme in Parlamento e portare risultati sorprendenti. È nel potere del leader e degli abitanti del Myanmar di affrontare insieme le sfide. Abbiamo visto il Vietnam, dopo decenni di guerra, scegliere il cammino della pace e registrare in breve tempo una crescita economica, raccogliendo i dividendi della pace per il suo popolo. La Cambogia ha raggiunto la pace archiviando il suo passato oscuro e trasformandosi in una nazione di speranza.
Il Myanmar potrà rinascere ancora alla sua gloria, il suo incontro con il destino è arrivato. Nessuno può negare il suo posto nel palcoscenico mondiale. I dividendi della pace saranno di beneficio per tutti. Una nazione con il 40% dei giovani non può sprecare la sua ricchezza in guerre che nessuno può vincere.
La pace è la sola soluzione. Questo è il nostro sogno. Facciamo in modo che si trasformi in realtà.
Vorrei concludere questa mia riflessione citando Martin Luther King e parafrasando le sue parole immortali:
Io ho un sogno, questa mattina, che la pace in Myanmar diventerà una realtà in questo giorno.
E con questa fede usciremo e scaveremo un tunnel di speranza attraverso la montagna del conflitto.
Con questa fede, andremo fuori e trasformeremo il buio amaro di ieri in un domani splendente di speranza.
Con questa fede, saremo in grado di raggiungere questo nuovo giorno in cui tutti i popoli di fede, i bamas e le minoranze etniche, i buddisti e i cristiani, i musulmani, gli indù e gli altri, potremo unire le mani e cantare con una inondazione di speranza:
La pace, finalmente! La pace, finalmente!
Grazie a Dio onnipotente, abbiamo visto splendere infine la pace nella nostra terra.