Card Gracias: L'attacco alla scuola di Peshawar, tragedia orribile che ci unisce tutti
Peshawar (AsiaNews) - "La mia anima è travolta da grande dolore e profonda angoscia, per l'orribile massacro di ragazzi innocenti nella scuola a Peshawar. La perdita di giovani, e preziose, vite nel vicino Pakistan è elemento di dolore e di lutto anche per il mio Paese, l'India". Così il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Federazione dei vescovi dell'Asia (Fabc), commenta ad AsiaNews il sanguinoso attacco talebano di questa mattina in una scuola militare a Peshawar, che ospita studenti tra i 7 ed i 14 anni. Un commando affiliato al Tehreek-e-Taliban Pakistan (Ttp), armato di fucili, ha assaltato l'edificio uccidendo almeno 120 persone, di cui 84 studenti; decine i feriti, ma il bilancio è in continuo aggiornamento perché l'assalto è tuttora in corso. Al momento vi sono ancora diversi studenti, degli oltre 500 che frequentano la struttura, nelle mani dei terroristi islamici.
Parlando con AsiaNews, il porporato indiano parla di "tragedia che unisce tutti noi", perché "la loro perdita è anche la nostra perdita". In questa spirale di "insensata violenza - afferma - la Chiesa dell'India estende il proprio cordoglio a quanti soffrono e assicura la preghiera ai parenti e ai familiari delle vittime". Alla vigilia dell'inizio della Novena di natale, che comincia domani, il card Gracias sottolinea che "la Chiesa cattolica in India, e soprattutto i bambini, pregheranno con fervore per la pace e per il principe della pace, Gesù, il solo che può portare una vera Pace nel mondo".
La scuola si trova in Warsak Road, poco distante la colonia dell'esercito e un istituto di medicina della città di Peshawar, capoluogo della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, nel nord del Pakistan e poco distante il confine con l'Afghanistan. Il commando di almeno sei membri - che indossava uniformi del personale addetto alla sicurezza - aveva l'ordine di sparare e causare il maggior numero di vittime; fonti talebane riferiscono che l'attacco è una "vendetta", in risposta all'operazione lanciata dall'esercito pakistano contro i miliziani nel Nord Waziristan e nella Khyber agency.
Shiraz Khan, uno studente presente al momento dell'assalto, racconta: "Eravamo in classe, quando abbiamo sentito alcuni colpi ed esplosioni. Il nostro insegnante ci ha detto di stenderci a terra, di stare sotto le sedie e le scrivanie. Come qualcuno provava a muoversi, veniva centrato dai proiettili. C'era sangue dappertutto". Fonti della polizia riferiscono che uno degli attentatori si sarebbe fatto saltare in aria, una volta penetrato all'interno dell'edificio. I militari hanno interrotto le comunicazioni, per ostacolare le operazioni del commando che per decine di minuti ha ricevuto ordini e istruzioni dall'esterno; il premier pakistano Mian Muhammad Nawaz Sharif ha chiesto di evacuare gli studenti e il personale della scuola.
Intanto si moltiplicano le voci di condanna per questo attacco brutale. Maulana Tariq Jameel, del movimento islamico Ehl e Sunat, parla di "attacco barbaro", che ha preso di mira "persone innocenti" e che "va condannato senza mezzi termini". Gli fa eco p. Arshad John della diocesi di Peshawar, il quale manifesta solidarietà "all'esercito del Pakistan e agli studenti della scuola. Preghiamo - aggiunge il sacerdote - perché le operazioni di evacuazione si concludano con successo".
Nel recente passato Peshawar è stata anche teatro di sanguinosi attacchi contro moschee e chiese: è ancora vivo il ricordo della strage del 22 settembre 2013 alla All Saints Church di Peshawar, quando due attentatori suicidi si sono fatti saltare in aria nei pressi dell'edifico causando più di 140 morti e 161 feriti. Nel gennaio scorso una bomba ha colpito una moschea, durante un momento di preghiera per la pace e la convivenza interreligiosa, decine i morti e feriti.
Con più di 180 milioni di abitanti (di cui il 97% professa l'islam), il Pakistan è la sesta nazione più popolosa al mondo e seconda fra i Paesi musulmani dopo l'Indonesia. Circa l'80% è musulmano sunnita, mentre gli sciiti sono il 20% del totale. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%), cristiani (1,6%) e sikh (0,04%). Dall'inizio della campagna di violenze dei talebani pakistani nel 2007 sono state uccise più di 6.800 persone in attentati, esplosioni e omicidi mirati in tutto il Paese.
(Ha collaborato Nirmala Carvalho)
23/12/2014