07/04/2020, 10.09
MYANMAR
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Card Bo: il coronavirus via Crucis dell’umanità, sfida per la fede

Nel messaggio per la Pasqua, il porporato sottolinea i “giorni bui”, in cui la speranza “è strangolata” dalla “disperazione”. Il Covid-19 è un “angelo della morte” e “niente sarà più come prima”. Per la Chiesa tempo di accompagnare il mondo alla resurrezione “verso giustizia e solidarietà umana”. 

Yangon (AsiaNews) - Il mondo attraversa “giorni bui”, nei quali “un'enorme e soffocante onda di paura e ansia” ricopre l’intera umanità. Come la Notte oscura dell’anima vissuta da san Giovanni della Croce, la speranza dell’umanità è “strangolata dal buio della disperazione il cui nome corrisponde a Covid-19”. È quanto scrive nel messaggio ai fedeli per la Pasqua, e inviato ad AsiaNews, l’arcivescovo di Yangon card Charles Maung Bo secondo il quale sembra giunta l’ora “dei quattro cavalieri dell’Apocalisse”. Il nuovo coronavirus, aggiunge il porporato, “è la via Crucis dell’umanità”, in cui “a migliaia sono stati crocifissi in una morte crudele, da un organismo virale che non è nemmeno visibile agli occhi”. 

In Myanmar è alta l’allerta per una possibile escalation della pandemia di nuovo coronavirus, a dispetto dei numeri ufficiali ancora contenuti con 22 casi sinora registrati e una vittima. Secondo gli esperti una diffusione avrebbe effetti disastrosi tanto da paventare il pericolo di una catastrofe sanitaria. Un contesto critico alla cui origine vi sarebbe, per l’arcivescovo di Yangon, il regime cinese che è il principale “colpevole” della pandemia mentre il popolo è la prima vittima. 

In questo contesto di estrema difficoltà, i cattolici birmani si apprestano a vivere le celebrazioni della Settimana Santa, pregando al contempo per la fine della pandemia. “Il Covid-19 - racconta il card Bo - è una sfida per la nostra fede. La Chiesa cattolica promuove la comunione” e “la nostra missione è di costruire la comunione anche in questi tempi di crisi” quando tutto sembra spingere “all’isolamento”. “Per quanto possa sembrare paradossale - aggiunge - mantenere la distanza gli uni dagli altri significa davvero prendersi cura degli altri, perché vogliamo interrompere la trasmissione di questo virus mortale”. 

Anche in Myanmar, come in molte altre parti del pianeta, le chiese sono chiuse. In passato il papa ha detto che le chiese dovrebbero essere “ospedali da campo” per curare le ferite dell’umanità grazie alla Madre Chiesa. Oggi, sottolinea il cardinale, “i luoghi in cui abbiamo cercato Dio” e dove “abbiamo versato le nostre lacrime silenziose” sono “chiusi” e questo “è doloroso”.

Viviamo, aggiunge, un Sabato Santo prolungato in cui la Chiesa “non celebra l’Eucaristia” ma resta in attesa della resurrezione. “Noi, come cattolici e come umanità intera, aspettiamo con speranza la fine di questo Sabato Santo, per una Pasqua di vittoria”. Tuttavia, il Covid-19 “non lascerà le cose come prima” perché “questo angelo della morte” porta un “messaggio sconvolgente” per cui “niente sarà più come prima. Il modo in cui preghiamo, in cui ci relazioniamo con gli altri, con cui lavoriamo, tutto cambierà”. Siamo una famiglia “in un mondo fragile”, ma la distanza imposta dal contenimento della pandemia non deve diventare “paranoia”, quanto piuttosto diventare occasione per “condurre a nuove forme di solidarietà”. 

Il coronavirus, sottolinea l’arcivescovo di Yangon, ha già impartito “lezioni esistenziali: le nazioni più ricche e potenti che hanno ammassato ordigni atomici e armamenti in modo arrogante, vengono messe in ginocchio dal virus”. Potenze mondiali, prosegue, “che negano con arroganza le forze trascendenti, imparano con umiltà che la vita è fragile e abbiamo bisogno l’uno dell’altro”. L’umanità “è sulla via della croce” e la speranza è che essa possa “condurre tutte le nazioni all’inimicizia, alla guerra e al fuoco, più che alla resurrezione nella solidarietà umana”. Ora, conclude il card Bo richiamando il messaggio di papa Francesco per la Pasqua, “è tempo per la Chiesa di accompagnare il mondo in questa resurrezione verso la giustizia e la solidarietà umana”. 

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