23/04/2018, 09.40
RUSSIA-UCRAINA
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Braccio di ferro fra Poroshenko e Ilarion per gli ortodossi ucraini

di Vladimir Rozanskij

Pressioni sul Patriarcato di Costantinopoli perché dichiari l’autocefalia di tutti gli ortodossi in Ucraina. Un comitato studia le ragioni storiche e teologiche. Ma è abbastanza evidente l’influenza per una politica di indipendenza da Mosca, non solo dal punto di vista religioso. Ilarion: Non ci risultano trattative.

Mosca (AsiaNews) - Si moltiplicano da giorni le discussioni sul tentativo del presidente ucraino Petro Poroshenko di forzare la mano al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, per staccare totalmente da Mosca la Chiesa Ortodossa ancora legata al Patriarcato russo e formare un’unica giurisdizione ucraina autocefala, in cui far convergere tutte le anime dell’ortodossia locale. Nei giorni scorsi alcuni deputati della Rada, il parlamento di Kiev, hanno affermato che l’accordo con il Patriarcato ecumenico sarebbe molto vicino, e lo stesso presidente è intervenuto davanti ai deputati affermando che l’autocefalia ucraina “riflette non solo la posizione del Patriarcato di Costantinopoli, ma anche quella degli stessi membri del Sinodo… Le porte sono aperte anche ai vescovi delle altre Chiese, che volessero sottoscrivere o almeno valutare la possibilità di rivolersi ufficialmente con un appello a Sua Beatitudine per ottenere il tomos dell’autocefalia”.

Secondo una dichiarazione rilasciata lo scorso 17 aprile dal metropolita Ilarion (Alfeev), i vertici del Patriarcato di Mosca “non hanno alcun elemento per confermare o confutare l’esistenza di una trattativa tra il presidente dell’Ucraina e il patriarca di Costantinopoli”.

Resta il fatto che durante la sua visita ufficiale in Turchia lo scorso 9 aprile, Poroshenko si è incontrato di persona con il patriarca Bartolomeo (Archontonis), il quale ha rivolto un augurio pasquale a tutto il popolo ucraino e ha ringraziato il presidente per i suoi sforzi pacificatori. Lo stesso scambio di auguri era avvenuto la settimana precedente con il presidente russo Vladimir Putin, anch’egli in visita a Erdogan, durante una telefonata con il patriarca. In quel caso Putin aveva riportato gli auspici del patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) “in favore dell’unità di tutto il mondo ortodosso”. Il 14 aprile Kirill aveva poi telefonato a Bartolomeo, nell’ambito delle consultazioni telefoniche tra tutti i leader delle Chiese cristiane da lui intraprese per la pace in Siria, dopo il lancio dei missili americani.

Nella conferenza stampa tenuta presso il monastero di S. Daniele, Ilarion ha ribadito che “Per noi, come per il Patriarcato ecumenico la priorità rimane la difesa dell’unità universale dell’Ortodossia, che è l’unico valore assoluto per tutte le nostre Chiese locali. Il patriarca Bartolomeo ha più volte ripetuto di ritenere sua beatitudine il metropolita Onufrij, capo della Chiesa Ortodossa Ucraina [in comunione con Mosca], l’unico capo riconosciuto canonicamente della Chiesa ortodossa in Ucraina”.

Anche le proposte di pacificazione del patriarca Filaret (Denisenko), guida dell’altra Chiesa ucraina separatasi da Mosca nel 1992, non sono state considerate dal patriarcato russo veramente degne di considerazione, come ha ricordato Ilarion: “Noi continuiamo da oltre un quarto di secolo a pregare per il superamento dello scisma in Ucraina, affinché le persone che ne sono responsabili ritornino nel seno della vera Chiesa ortodossa. Abbiamo apprezzato la lettera a noi inviata dall’ex-metropolita Filaret (Denisenko) lo scorso dicembre, con l’invito a cominciare un dialogo, e abbiamo perfino formato una commissione apposita, ma per ora non vediamo un vero desiderio da parte ucraina di partecipare ai suoi lavori”.

Una commissione sarebbe all’opera anche presso il patriarcato di Costantinopoli, secondo lo speaker della Rada ucraina Andrej Parubij, ma per valutare la possibilità di concedere il tomos dell’autonomia ucraina. Lo scorso 20 aprile Il leader del parlamento ha parlato di questa iniziativa alla televisione UNN, ricordando che da quasi un anno i politici ucraini insistono su questa possibilità: “Dallo scorso giugno la Rada si è rivolta al Patriarcato ecumenico, per smuovere la questione dallo stallo. La commissione patriarcale ha il compito di studiare la storia della Chiesa ucraina, della perdita della sua autonomia nel 1686, quando l’autocefalia ci fu sottratta con la corruzione”. Il presidente Poroshenko ha aggiunto che la divisione della Chiesa ucraina da Mosca sarebbe “un indispensabile attributo per uno Stato indipendente”, e la formazione di un’unica Chiesa ortodossa nazionale sarebbe “un trionfo dell’Ortodossia” e un atto di “restaurazione della profonda verità storica: proprio dalla città imperiale della Seconda Roma si è riversata sulla nostra terra benedetta la luce della fede cristiana… Soltanto in seguito noi l’abbiamo condivisa con le terre oltre le foreste, dove gli antichi principi kievani hanno sconsideratamente fondato la città di Mosca”.

Al di là delle dispute storiche, che da sempre dividono i due popoli fratelli delle pianure tra il Dnepr e il Volga, appare evidente la forte ingerenza della politica nelle vicende ecclesiastiche. Il presidente russo Putin, appena rieletto, vuole ribadire il suo ruolo dominante come protettore della Chiesa, mentre il suo antagonista ucraino Poroshenko cerca di motivare storicamente e teologicamente il suo secondo mandato nel 2019, o forse già quest’anno.

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